A fronte della necessità di manodopera espressa da aziende e interi settori, il governo Draghi ha tentato di semplificare il sistema del c.d. decreto flussi, rilanciato annualmente anche dall’attuale governo. Questa misura dovrebbe mirare a favorire l’ingresso regolare di lavoratori stranieri per lavoro stagionale o non, che sia subordinato o autonomo. Tuttavia, il sistema dei decreti flussi rimane insufficiente nelle quote e particolarmente complicato nella procedura. In aggiunta, vengono registrate nuove prassi illegittime che ostacolano ulteriormente l’efficacia di questa misura.
Infatti, si tratta di un processo che prevede vari step burocratici. A seguito della presentazione della domanda da parte del datore di lavoro, entro 60 giorni (20 per il lavoro stagionale) deve essere rilasciato un nulla osta dalla Prefettura competente. Successivamente, il visto di ingresso deve essere rilasciato dall’Ambasciata italiana nel paese di origine della lavoratrice o del lavoratore, entro 30 giorni. Poi, nel momento dell’ingresso in Italia, è necessario sottoscrivere il contratto di soggiorno in Prefettura entro 8 giorni.
Questo processo burocratico prevede il coinvolgimento di autorità diverse. Così ogni passaggio può essere occasione di intoppo, portando il tasso di successo – inteso come il rapporto tra le quote stabilite e i contratti effettivamente sottoscritti, a cui segue il rilascio del permesso di soggiorno – ben sotto al 100%. Come riportato nel dossier “I veri numeri del decreto flussi” pubblicato a maggio 2024 dalla campagna Ero Straniero, nel 2023 solo il 23,52% delle quote si è trasformato in permessi di soggiorno, e il 35,32% nel 2022. Il risultato: cittadini di paesi terzi a cui non viene rilasciato il permesso di soggiorno nonostante stiano già lavorando in Italia o a cui viene negato l’accesso al posto di lavoro regolare a cui avrebbero diritto, a danno delle aziende che partecipano alla laboriosa procedura del decreto flussi.
In particolare, è emersa una preoccupante incidenza di rigetti del rilascio dei visti di ingresso per lavoro subordinato da parte di varie Ambasciate italiane all’estero. I dinieghi sembrano essere immotivati o basati su valutazioni irrilevanti. In questi casi, l’arbitrarietà delle decisioni delle Ambasciate danneggia le lavoratrici e i lavoratori stranieri, ma anche le aziende impegnate in questo complicato processo di regolarizzazione.
Per esempio, l’Ambasciata italiana ad Abu Dhabi avrebbe negato il rilascio di un visto sulla base dell’assunzione di mancanza di volontà del richiedente di lavorare legalmente in Italia, data la precaria situazione lavorativa negli Emirati Arabi. Altri episodi di diniego infondato o irragionevole sono stati registrati nelle Ambasciate italiane a Islamabad e Doha, nonostante le sollecitazioni da parte dei datori di lavoro in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori attesi.
Alla luce di queste evidenze, la deputata Rachele Scarpa e i senatori Cecilia D’Elia e Graziano Delrio hanno rivolto un’interrogazione ai Ministeri competenti per indagare il grado di consapevolezza dei nostri Ministri dell’Interno e degli Esteri riguardo la situazione descritta. Si chiede chiarezza sulle motivazioni dei dinieghi che stanno bloccando quasi totalmente l’efficacia del sistema. Infine, si chiede di fare piena luce sui fatti e intervenire prontamente per la tutela dei datori di lavoro danneggiati da tali rigetti.
L’interrogazione, presentata lo scorso 6 agosto, richiede risposta scritta urgente. È necessario infatti che le autorità competenti condannino queste prassi illegittime delle Amministrazioni competenti per il rilascio dei visti di ingresso e intraprendano azioni concrete per favorire l’efficacia del decreto flussi.
Secondo l’avv. Gennaro Santoro, che ha sollecitato i parlamentari a presentare l’interrogazione “L’attuale governo ostenta di voler favorire gli ingressi regolari. Di fatto sta impedendo questi ingressi creando un danno sia al mondo datoriale che ai lavoratori stranieri. E’ ora di porre fine alla farsa dei decreti flussi. Meglio investire sugli ingressi sganciati dalle quote, soddisfare le richieste delle aziende ed evitare che il malaffare continui a lucrare sui lavoratori stranieri che intendono entrare regolarmente sul territorio italiano”.
Immagine di copertina: Foto di Tim Mossholder su Unsplash