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Homepage >> Idee >> 32 anni fa la Vlora attraccò a Bari
Patrizio Gonnella
PatGonnella
Professore di Sociologia e Filosofia del diritto all’Università Roma Tre. È anche Presidente di Antigone e ha scritto numerosi saggi e libri sulla giustizia penale, i diritti umani e le condizioni nelle carceri. Dal 2014 al 2019 è stato Presidente di CILD ed è uno dei più ferventi sostenitori del Centro per i diritti costituzionali di CILD.

32 anni fa la Vlora attraccò a Bari

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16 agosto 2023 - Patrizio Gonnella
Il racconto dell’immigrazione albanese - per cui la Vlora rappresenta il momento più iconico - significa a livello mediatico il primo banco di prova per il racconto dell’immigrazione futura. In questo omaggio alla memoria, Patrizio Gonnella ci racconta di come la società italiana ha accolto o discriminato le nuove persone immigrate, in un'analisi che ci spinge alla riflessione inerente alla percezione attuale delle migrazioni e delle persone migranti.

Vivevo a Bari trent’anni fa quando la nave Vlora arrivò in porto con il suo carico di esseri umani. Le immagini di quei corpi ammassati sono rimaste a lungo nei ricordi miei e di quella generazione che aveva vissuto da poco la caduta del muro di Berlino e vivrà a breve la dissoluzione della Prima Repubblica e l’arrivo del populismo nel panorama politico italiano. Purtroppo, però, quei corpi uniti l’uno all’altro dal dolore, non ci hanno insegnato nulla. Si pensi alla tragica e violenta richiesta di ben dodici paesi europei di erigere un muro alle frontiere esterne della nostra Unione.

L’immigrato ancora oggi, secondo un sentimento diffuso nell’era della rivincita sovranista, va respinto, umiliato, cacciato. L’immigrato mette in crisi le nostre insicurezze identitarie. La xenofobia, al pari dell’omofobia, affonda le proprie radici nella psicopatologia di massa. L’immigrato è portatore di una proposta cosmopolita che confligge con le miopie nazionaliste e le visioni razziste. Viceversa, la memoria è un bene prezioso da salvaguardare. La memoria è la radice su cui costruire un futuro solido e umanocentrico. Dunque l’impegno che CILD dedica alla Vlora e alla fuga di massa dall’Albania è un omaggio alla memoria nella consapevolezza del suo valore ermeneutico. Ci potrebbero essere tanti modi per ricordare il caso della Vlora.

Uno di questi è farlo attraverso il racconto di alcune biografie di persone protagoniste di quella storia. Ne scelgo due, molto diverse da loro, quanto meno per il luogo dove erano posizionate: Enrico Dalfino e Elseid Hysaj. Dalfino era sindaco di Bari al tempo dell’arrivo della nave Vlora. Insegnava diritto amministrativo all’Università dove io mi sono laureato ed era democristiano. “Sono persone, persone disperate. Non possono essere rispedite indietro, noi siamo la loro unica speranza”, così disse quando si ritrovò nelle proprie piazze migliaia di persone che cercavano una speranza di vita. E in coerenza con le sue parole cercò di operare. Molti baresi lo presero sul serio. Donne e uomini portavano latte, pane, acqua a chi vagava spaesato in una città che avevano sognato di poter vedere. Enrico Dalfino, che morirà giovane tre anni dopo, fu preso in giro, maltrattato e vilipeso da un altro politico democristiano, fino ad allora famoso per le sue eccentriche esternazioni. L’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga gli dette del cretino. Cretino, fu chiamato, solo per avere tentato di organizzare un servizio di accoglienza nel nome di un’umanità condivisa. Da allora è partita una parabola socio-politica drammatica e i cultori dell’accoglienza da cretini sono stati degradati a criminali. Nasce dunque con quell’epiteto di Cossiga rivolto al sindaco Dalfino quella sotto-cultura della disumanità che ha portato alle attuali politiche migratorie. Eppure erano decenni che il mondo democratico criticava, a destra e sinistra, duramente l’autarchia albanese. Nonostante ciò si è voluto negare un sorriso a chi cercava rifugio nella terra di Raffaella Carrà. Enrico Dalfino interpretò bene il suo ruolo di primo cittadino. Gli fu impedito di garantire accoglienza. Dalfino va ricordato affinché altri sindaci siano capaci di guardare al bene prezioso della dignità umana anziché a quello machiavellico e cinico del realismo politico.

Elseid Hysaj è un calciatore della Lazio. Nasce tre anni dopo l’arrivo della nave Vlora a Bari. Nelle scelte della sua famiglia, però, quelle immagini di corpi ammassati e truffati non sono sufficienti a far desistere dall’intrapresa di un percorso migratorio. Le scelte di fuga dalla propria casa, dalla propria terra, dai propri affetti e amici avviene quando, in un calcolo tragico di costi e benefici, non si intraveda altra strada per continuare a vivere. Così Elseid Hysaj sbarcherà tre anni dopo, nel 1994, neonato, con suo papà sulle stesse coste dove approdò la Vlora. Arrivò con mezzi di fortuna grazie allo scafista di turno. In una festa, prima dello scorso campionato, anche per ricordare quella storia ha cantato Bella Ciao. Bella Ciao, aldilà e oltre le sue stesse origini, è il canto della resistenza, della libertà, della liberazione, della vita. Frange ultras laziali lo hanno minacciato affermando che non ci sarebbe spazio per un anti-fascista nella loro squadra. Elseid speriamo continui a cantare libero.

Oggi decine di ragazzi arrivati in Italia con mezzi di fortuna giocano in Serie A. Eppure la retorica sovranista identitaria e il razzismo continuano a governare il mondo del tifo organizzato.

 

In ricordo dello sbarco della Vlora, nel 2021 abbiamo pubblicato l’e-book “A trent’anni dallo sbarco della Vlora breve viaggio nell’Italia che si è scoperta Paese di immigrazione”. Disponibile QUI. 

Foto copertina via Twitter/Remocontro

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