Dall'inizio di aprile, migliaia di uomini, donne e bambini intrappolati in Libia sono stati messi in mare verso l’Europa. Nella sola seconda settimana del mese, sarebbero stati circa 800 i migranti partiti dalle coste libiche. Mentre il Governo di Tripoli manda trenta dottori in Italia per dare il proprio contributo sul fronte della lotta contro il coronavirus, Italia e Malta si dichiarano “porto non sicuro” per l’emergenza Covid-19, chiudendo di fatto le frontiere ai naufraghi nel Mediterraneo Centrale. Intanto i centri di detenzione ufficiali rifiutano migranti e si spalancano le porte delle segrete gestite dalle milizie. La giornalista Nancy Porsia ci racconta cosa significa essere intrappolati in un paese in guerra durante un'epidemia mondiale.
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