1. Regolarizzazioni, l’accordo è ancora lontano?
Agricoltura, colf e badanti. Più di 500 mila lavoratori stranieri sono in attesa di capire se la loro posizione verrà regolarizzata a breve oppure no. Nelle riunioni fiume di questi giorni le parti hanno più volte tentato la via del compromesso: Il Partito Democratico spingeva perché la norma, oltre a braccianti e raccoglitori, toccasse anche il lavoro domestico. I 5Stelle hanno chiesto e ottenuto che i permessi fossero temporanei (6 mesi e legati alla ricerca del lavoro).
Il nodo del contendere sarebbe ora relativo allo scudo penale per i datori di lavoro che si autodenunciano, regolarizzando la situazione dei loro dipendenti. Il 5 stelle Vito Crimi arriva a definire il provvedimento una “sanatoria mascherata” che porterebbe “effetti morali devastanti”.
Davanti al contendere nella maggioranza non trova spazio nemmeno il dato economico: secondo Fondazione Leone Moressa, regolarizzare lo status dei lavoratori stranieri irregolari porterebbe 2,6 miliardi nelle casse dello Stato ogni anno.
Intanto nella notte sembra essere arrivato l’accordo. Questo il testo che dovrebbe essere approvato nel pomeriggio dal Consiglio dei Ministri.
2. Sull’importanza della regolarizzazione
La maggioranza non trova quindi un accordo sulla regolarizzazione dei migranti, nemmeno giocando al ribasso e proponendo una versione timida e temporanea, ma perché?
Secondo Marco Omizzolo, molto si deve al fatto che l’esecutivo ignori le condizioni di vita e le lotte di questi lavoratori e lavoratrici.
Sulla stessa linea anche il sindacalista Aboubakar Soumahoro che invita il Sen. Salvini – contrario alla regolarizzazione – a mettere gli stivali e andare nei nei campi “a vedere la miseria degli esseri umani che producono il cibo. Noi combattiamo il caporalato stando qui sul campo”.
Intanto 250 tra organizzazioni, enti, università, accademici e professionisti hanno sottoscritto un documento congiunto per chiedere di regolarizzare i lavoratori stranieri: “Lasciare alcune centinaia di migliaia di persone in condizioni di invisibilità segnerebbe una disfatta dei valori costituzionali e una resa di fronte alle agromafie e al caporalato”.
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3. Nel Mediterraneo non ci sono più navi di soccorso
Dal 6 maggio non ci sono più le navi delle ONG a presidiare e prestare soccorso nel Mediterraneo. La Guardia Costiera ha infatti disposto il fermo amministrativo per la Aita Mari, analogamente a quanto già accaduto alla Alan Kurdi e, come scrive The Submarine, il Mediterraneo centrale resta completamente scoperto.
Così, mentre la situazione in Libia è al massimo dell’instabilità, le traversate tornano ad essere estremamente pericolose.
“Dopo i drammatici casi delle scorse settimane, torniamo a chiedere che in un Mediterraneo svuotato dalle ONG, le operazioni di search and rescue siano prontamente portate avanti dalle Guardie Costiere e dalle Marine Militari degli Stati europei responsabili. È un dovere salvare vite in mare, lo prevede il diritto, ce lo prescrive il nostro esseri umani”. Scrive il Consiglio Italiano Rifugiati in una nota.
https://www.facebook.com/CIRonlus/posts/2961244533911549%C2%A0
4. La condizioni dei migranti nelle strutture di accoglienza e nei Cpr
Tre settimane fa la protesta pacifica degli ospiti del centro di accoglienza di Airuno. Uno di loro era stato appena allontanato dalla struttura perché positivo al Coronavirus e la paura del contagio – in un luogo in cui si dorme anche in 8 per stanza – si era diffusa più veloce dell’epidemia. In questo approfondimento Romina Vinci ci racconta la vita in un centro di accoglienza tra mancanza di spazi e paura del contagio.
Stefano Galieni racconta invece qui le condizioni dei Cpr in Italia: disumani, inutili e aperti nonostante il virus.
5. I corridoi umanitari si fermano davanti al virus
“Era tutto pronto e mancava poco, una settimana, al 31 marzo, ma la bufera Covid-19 già spazzava l’Italia e aveva costretto anche il Libano al lockdown. Così è arrivato lo stop e ai circa 130 siriani in attesa di imbarcarsi alla volta dell’Italia con i corridoi umanitari è stato comunicato di dover aspettare, e si tratta ancora di qualche mese. Partiranno, assicurano i promotori del progetto, Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Tavola Valdese e Comunità di Sant’Egidio. Una data non c’è ancora, dipenderà dall’evoluzione della crisi sanitaria ed è probabile che si rimandi fino a settembre”. Sonia Grieco su Il Manifesto, ricostruisce la situazione attuale e le prospettive future dei corridoi umanitari.
Su il manifesto di oggi a proposito dei nostri #corridoiumanitari, che sono per ora sospesi ma che noi abbiamo la ferma…
Gepostet von Mediterranean hope am Dienstag, 12. Mai 2020
6. In Grecia il lockdown continua per i migranti
La Grecia ha esteso il lockdown dovuto all’emergenza Coronavirus, ma solo per i migranti: “Le misure di confinamento del coronavirus per coloro che vivono nei campi per migranti e nei centri di accoglienza in Grecia sono prorogate fino al 21 maggio”, ha dichiarato il ministero per la migrazione e l’asilo domenica scorsa, sei giorni dopo il primo allentamento dell’isolamento generale nel paese.
Intanto i primi gruppi di migranti, considerati più vulnerabili, hanno lasciato le isole greche e sono atterrati nel Regno Unito.
7. Sempre più migranti attraversano la Manica
Secondo la Bbc, oltre 240 migranti hanno tentato di attraversare la Manica tra venerdì e domenica, stime che confermerebbero quanto dichiarato dalle autorità britanniche e francesi secondo cui stiamo assistendo in questi giorni a partenze record.
Per le autorità i tentativi di traversata della Manica sarebbero in aumento anche a causa delle restrizioni dovute al blocco del coronavirus: solo venerdì la guardia costiera britannica ha intercettato più di 145 immigrati su 7-8 piccole imbarcazioni, “un record per un solo giorno”, secondo il Ministero degli Interni del Regno Unito.
8. Le umiliazioni della polizia croata sui rifugiati
La polizia croata avrebbe dipinto croci con lo spray sulle teste dei richiedenti asilo che tentavano di attraversare il confine dalla Bosnia. Il Guardian ha ottenuto una serie di fotografie di quella che è stata descritta dai volontari che operano nella zona come “l’ultima umiliazione” perpetrata dalle autorità croate contro i migranti che viaggiano lungo la rotta balcanica. Anche l’Onu avrebbe chiesto al governo croato di indagare su tutte le accuse di abuso. “Mi sembra ovvio che uno l’effetto che si vuole ottenere con questo comportamento è quello di umiliare i rifugiati e i migranti che tentano di attraversare il confine”, ha dichiarato Jack Sapoch di No Name Kitchen (NNK), una ong che opera a Velika Kladuša al quotidiano inglese.
Police in #Croatia are allegedly spray-painting heads of #AsylumSeekers with crosses when they attempt to cross border from #Bosnia. My latest for @guardian @GdnDevelopment #migration #Refugees #Europe @NoNameKitchen1 @Border_Violence @Refugees https://t.co/tpoOjBWqvK
— Lorenzo Tondo (@lorenzo_tondo) May 12, 2020
9. Cosa succede ai migranti in Albania?
Qualche centinaio di chilometri più a sud le cose non vanno meglio. Decine di rifugiati e migranti che cercano di attraversare l’Albania sono ridotti a mendicare per le strade di Tirana, vittime della violenze di bande di criminali e degli aiuti insufficienti erogati dai centri di accoglienza gestiti dallo Stato. La loro storia su BalkanInside.
10. Le violenze in Nigeria spingono a partire migliaia di persone
In Nigeria le violenze hanno costretto in piena emergenza Covid-19, 23 mila persone a cercare riparo nel vicino Niger. “Le continue violenze in corso in alcune aree della Nigeria nord-occidentale ad aprile hanno costretto circa 23.000 persone a mettersi in salvo in Niger, portando a più di 60.000 unità il totale di rifugiati che da questa regione hanno cercato sicurezza nel vicino Paese, da quando è stato registrato il primo afflusso ad aprile dell’anno scorso. Dall’aprile 2019, le persone sono fuggite dagli attacchi perpetrati senza sosta da gruppi armati attivi negli Stati nigeriani di Sokoto, Zamfara e Katsina. La maggior parte ha trovato rifugio nella regione di Maradi, in Niger. In fuga dalla medesima situazione di insicurezza che vige lungo le aree di frontiera, 19.000 cittadini nigerini, inoltre, sono divenuti sfollati internamente al proprio territorio nazionale”. Fa sapere l’Unhcr in una nota.
In copertina: braccianti nel sud pontino distribuiscono mascherine. Foto via Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili