1. Diritti rimandati: slitta la decisione sullo Ius scholae
La riforma di cittadinanza continua a dividere il parlamento che il 29 giugno si era riunito per discutere sull’approvazione del cosiddetto Ius scholae.
Come riporta la giornalista Eleonora Camilli su Valigia Blu, la riforma in discussione alla Camera “prevede che possa chiedere di diventare cittadino italiano il minore nato in Italia da genitori stranieri purché abbia frequentato per 5 anni uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione. La possibilità è estesa anche ai minori non nati in Italia ma che abbiano fatto ingresso nel paese entro i 12 anni di età. La cittadinanza si potrà acquisire con una dichiarazione di volontà entro il compimento della maggiore età. Dovrà essere uno dei genitori a farne richiesta”.
Su @valigiablu un approfondimento a cura di @EleonoraCamilli sullo #IusScholae e il sondaggio @AgenziaQuorum/@you_trend.
Fronte trasversale di italiani favorevole a riformare la legge sulla cittadinanza ⤵️#mewe #realizzailcambiamento @Cittadinanza_21 https://t.co/tXJPCi2yjs— ActionAid Italia (@ActionAidItalia) June 29, 2022
Tra chi si oppone i partiti Fratelli d’Italia e Lega: quest’ultima ha presentato – dopo averlo già fatto in commissione – emendamenti che prevedono “test di italianità” basati su usi e costumi, canzoni italiane e sagre.
A volte ritornano.
Nei 1500 emendamenti della Lega allo #iusscholae ricompaiono: la prova orale sulle sagre tipiche italiane, lo scritto consistente in test sui prodotti tipici gastronomici italiani, il riassunto sulle canzoni di musica italiana.#iussagre
— Eleonora Camilli (@EleonoraCamilli) July 1, 2022
A favore invece la Conferenza Episcopale Italiana: “va incontro a un Paese che cambia: la realtà prevalga sui dibattiti ideologici”, afferma il presidente della Commissione episcopale per le migrazioni, mons. Perego.
2. Rifugiati usati come schiavi per respingere illegalmente per conto della Grecia
“Per la prima volta abbiamo testimonianze di persone che si definiscono “schiave” che, sotto imposizione della polizia greca, sono state costrette a respingere”, così afferma un reporter dell’agenzia di giornalismo investigativo Lighthouse Reports che, in una nuova indagine, che vede anche la partecipazione del Guardian, del Der Spiegel, del Report Muenchen e di Le Monde, ha portato alla luce l’ennesima violazione dei diritti ai danni delle persone migranti.
For the first time we have testimony people who call themselves “slaves” who were forced by Greek police into pushbacks. 6 people were interviewed individually & in this thread I will explain how we verified their testimonies.
— Bashar Deeb (@bash_deeb) June 28, 2022
“E se non volessi lavorare [per te]?”, ha chiesto Sabre B, “Poi ti picchiamo e ti rimandiamo [in Turchia]”, ha risposto l’ufficiale di polizia greco. “E se ti rivediamo, ti uccideremo.” È così che un migrante descrive una scena a cui ha assistito in Grecia vicino al confine turco, illustrando come i migranti siano costretti a effettuare rimpatri forzati in Turchia. In cambio, è stato loro promesso un documento, consegnato dalla polizia, che gli consentirebbe un mese di soggiorno in Grecia.
Greek police are using refugees as ‘slaves’ to force 1000s of desperate asylum seekers back to Turkey. For the first time you can hear one of them talk on camera about being forcibly recruited into violent operations that Greece still denies pic.twitter.com/jCqDxUWZsw
— Lighthouse Reports (@LHreports) June 28, 2022
“Un agente di polizia” riporta Der Spiegel, “ha interrogato Bassel M.” [un rifugiato siriano di vent’anni]. Prima “l’ufficiale lo ha minacciato con una pena detentiva”, poi “ha invertito la rotta e gli ha fatto un’offerta insolita: il siriano avrebbe potuto lavorare per la polizia greca aiutando le guardie di frontiera a […] riportare i rifugiati in Turchia”.
Anche la Commissione Europea ha denunciato i respingimenti illegali in Grecia, minacciando di tagliarle i fondi.
The EU Commission is calling on Greece to end "violent and illegal" pushbacks and warns of cutting EU funding in talks with several Greek government officials, following our latest joint @derspiegel investigation into #Evros migrant slavery 1/ https://t.co/sDod5g0PUY
— Giorgos Christides (@g_christides) July 1, 2022
3. Ancora incendi e diritti negati nelle baraccopoli italiane
Si chiamava Yusupha Joof, proveniva dal Gambia, aveva 35 anni ed è deceduto nella baraccopoli Torretta Antonacci di Rignano Garganico, in provincia di Foggia, a causa di un incendio.
Stanotte Yusupha Joof, nato in Gambia, è morto tra le fiamme nell'incendio nell'insediamento braccianti a Torretta Antonacci (San Severo). Esprimiamo, @LegaBraccianti, cordoglio a familiari e chiediamo VERITÀ. L'INDIFFERENZA di STATO e POLITICA è l'altra faccia di questa tragedia pic.twitter.com/UBv4s7ab49
— Aboubakar Soumahoro (@aboubakar_soum) June 27, 2022
“Il suo corpo è stato trovato dai vigili del fuoco all’interno di una delle baracche andate a fuoco. Al momento non si conoscono le cause dell’incendio, ma gli investigatori ipotizzano che possa essere stato causato da un corto circuito o dal malfunzionamento di una cucina allestita nelle baracche” riporta Il Post. Non sono mancate le denunce sul razzismo sistemico e la negligenza dello stato italiano nei confronti di lavoratori e lavoratrici migranti costretti a vivere in condizioni disumane.
È morto bruciato in una baracca di 2 metri per 2 nel ghetto foggiano di Torretta Antonacci dove era finito dopo aver perso il permesso di soggiorno a causa del cosiddetto “decreto sicurezza”.
Si chiamava Joof Yusupha, veniva dal Gambia e aveva 35 anni.https://t.co/0fVXLHZauO pic.twitter.com/fMBArR4YAd
— Adil (@unoscribacchino) June 28, 2022
Nel frattempo, sempre a Foggia, è divampato un nuovo incendio in un’altra baraccopoli: “Fortunatamente nessuno dei nove stranieri che occupavano il container è rimasto ferito. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno prontamente domato il rogo”, riporta l’Ansa.
9 persone, 9 lavoratori costretti dalle istituzioni locali e nazionali a vivere (e a rischiare la vita) in un container di pochi metri quadrati. Le stesse istituzioni che parlano di legalità e degrado solo per attuare misure repressive razziste https://t.co/njXKCK0FsY pic.twitter.com/0zXKixAZsn
— Jolie Rouge (@JigginoRuss) June 29, 2022
4. L’Unione Africana chiede che venga effettuata un’indagine sulla strage di Melilla
In una dichiarazione, il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, ha dichiarato: “esprimo il mio profondo shock e la mia preoccupazione per il trattamento violento e degradante dei migranti africani che tentano di attraversare un confine internazionale dal Marocco alla Spagna”. Chiedo un’indagine immediata sulla questione e ricordo a tutti i paesi i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale di trattare tutti i migranti con dignità e di dare priorità alla loro sicurezza e ai diritti umani, astenendosi dall’uso eccessivo della forza”, ha aggiunto.
1/2: I express my deep shock and concern at the violent and degrading treatment of African migrants attempting to cross an international border from #Morocco into #Spain, with the ensuing violence leading to the deaths of at least 23 people and injuries to many more.
— Moussa Faki Mahamat (@AUC_MoussaFaki) June 26, 2022
Mentre Spagna e Marocco sostengono che le morti siano da imputare a presunti trafficanti di esseri umani e mafie che avrebbero guidato l’assalto e alla calca creatasi alla frontiera, i manifestanti che sono scesi in piazza a Madrid hanno ribadito come tale strage non sia altro che la diretta conseguenza delle politiche repressive e razziste sulle migrazioni.
📷 Hundreds of people took to the streets of Madrid on June 26.
Organized by the Madrid Anti-racist Association, the rally was in protest against the deadly tragedy in Melilla on Friday when at least 23 African migrants died in a mass attempt to scale the 🇲🇦-🇪🇸 border fence. pic.twitter.com/BdTLEtuiKl
— InfoMigrants (@InfoMigrants) June 27, 2022
I migranti sopravvissuti, rispondendo alle accuse di essere delle “gang” aizzate da trafficanti hanno affermato: “non siamo bande, cerchiamo rifugio dalle guerre. Le forze di sicurezza marocchina ci aggrediscono, ci rubano telefoni e denaro, ci strappano i documenti di asilo e ci inseguono nelle foreste”.
Immigré soudanais : « Nous ne sommes pas des gangs, nous cherchons un refuge contre les guerres. La sécurité marocaine nous agresse, vole nos téléphones et notre argent, déchire les documents d'asile et nous poursuit dans les forêts. »
pic.twitter.com/lgK4MLfJu6— ALN54DZ (@Aln54Dz) June 30, 2022
Anche Human Rights Watch ha evidenziato le violazioni dei diritti alla frontiera ispano-marocchina, denunciando la celere realizzazione di fosse comuni, a discapito delle indagini da effettuare sulle persone decedute e sui fatti.
5. Oltre 50 migranti trovati morti in un camion diretto verso gli USA
Oltre 50 persone sono state trovate morte dentro a un camion a San Antonio, Texas. Le famiglie disperate di migranti provenienti dal Messico e dal Centro America cercavano freneticamente notizie dei loro cari, mentre le autorità hanno iniziato martedì il difficile compito di identificare le 51 persone che sono morte dopo essere state abbandonate in un rimorchio senza aria condizionata nel caldo soffocante del Texas.
“Il Texas meridionale è stata a lungo l’area più trafficata per i valichi di frontiera illegali. I migranti viaggiano in veicoli attraverso i posti di blocco della Border Patrol fino a San Antonio, la città principale più vicina, da quel punto si disperdono negli Stati Uniti”, si legge su Politico.
“Secondo la US Customs and Border Protection, la polizia di frontiera Usa, da ottobre, lungo il confine tra Stati uniti è Messico, ci sono stati più di 14.000 salvataggi, un aumento rispetto ai 12.833 salvataggi del 2021, e questo ben prima della fine dell’anno. “Il confine è diventato una fossa comune e una testimonianza della disumanità e irrazionalità decennale delle politiche di confine e immigrazione degli Usa. Le persone continueranno a venire negli Stati uniti e continueranno a morire perché non hanno altra scelta”, scrive sul Los Angeles Times la giornalista messicana naturalizzata statunitense Jean Guerrero (qui ne parla invece l’inviata del Manifesto Marina Catucci).
6. La Guardia costiera ha rimosso i dati sull’attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo disponibili dal 2016
“La Guardia costiera italiana ha rimosso dal proprio sito tutti i dati relativi all’attività di ricerca, soccorso e salvaguardia della vita umana in mare disponibili dal 2016, cancellando dalla sezione ‘Ricerca e soccorso’ le schede ‘Attività SAR Immigrazione’ e ‘Rapporto annuale attività operativa’. Lo riporta il direttore Duccio Facchini su Altreconomia, denunciando la scomparsa di “un patrimonio informativo prezioso tramite il quale era possibile osservare natura ed effetti della strategia di ‘respingimenti delegati’ delle persone messa in atto in questi anni dall’Unione europea e dall’Italia per mano delle milizie costiere libiche”.
La @guardiacostiera ha rimosso i dati sull’attività di ricerca e soccorso nel #Mediterraneo disponibili dal 2016. Elementi utili per ricostruire la strategia di #respingimenti delegati attuata dall’Ue e dall’Italia. C'è un problema di #trasparenza https://t.co/BM3wj1CyEU pic.twitter.com/CStvutjZvy
— Altreconomia (@altreconomia) June 29, 2022
Proprio nelle ultime ore, un nuovo naufragio al largo della Libia fa contare almeno 30 persone disperse, mentre la Ong Sea Watch denuncia l’ennesimo respingimento illegale effettuato dalla cosiddetta guardia costiera libica:
🔵 Ieri #Seabird ha documentato l'intercettazione illegale di ~100 persone da parte della cosiddetta guardia costiera libica in zona SAR maltese.
Invece di soccorrere chi è in pericolo, Malta e Italia fanno intervenire chi respinge i naufraghi in un paese non sicuro. pic.twitter.com/9j0Zb1GW2F
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) July 1, 2022
7. Torture e diritti negati nei confronti dei migranti in Lituania
“Le autorità lituane hanno arbitrariamente detenuto migliaia di persone in centri militarizzati, dove sono state sottoposte a condizioni disumane, torture e altri maltrattamenti”, lo denuncia Amnesty International in un nuovo report presentato alla stampa nei giorni scorsi.
«Mentre la #Lituania cercava di "legalizzare" i respingimenti, la detenzione automatica e la negazione dell'asilo attraverso la sua legislazione nazionale, la risposta della Commissione europea è andata dal vero e proprio elogio alla tacita approvazione» denuncia Amnesty
— Paolo Riva (@paolorivaz) June 28, 2022
La Ong documenta come rifugiati e migranti siano stati trattenuti per mesi in squallidi centri di detenzione in Lituania, dove è stato loro negato l’accesso a procedure di asilo eque e dove sono stati sottoposti ad altre gravi violazioni dei diritti umani.
Amnesty International ha intervistato dozzine di persone provenienti da paesi tra cui Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Iraq, Nigeria, Siria e Sri Lanka che sono state detenute illegalmente. Molte persone hanno riferito di essere state picchiate, insultate e sottoposte a intimidazioni e molestie di stampo razzista da parte delle guardie dei centri di detenzione.
🚨BREAKING 🚨
Authorities in #Lithuania 🇱🇹 have arbitrarily detained thousands of #refugees and migrants in militarized centres, where they have been subjected to inhumane conditions, torture and other ill-treatment.
New report from @amnesty out now 👇 https://t.co/sui4Ka5A4o
— Amnesty EU (@AmnestyEU) June 27, 2022
“L’Unione Europea ha consentito lo sviluppo di un sistema a due livelli negli ultimi mesi. Mentre i cittadini ucraini ricevono protezione nell’UE e vengono trattati con la compassione che meritano, le persone che fuggono da altri paesi vengono rinchiuse e affrontano innumerevoli barriere all’interno di un sistema vergognosamente contaminato dal razzismo e da altre forme di discriminazione”, riporta Amnesty.
8. Al vertice Nato di Madrid la migrazione irregolare è stata inserita tra le “minacce ibride”
La migrazione irregolare di massa è una delle “minacce ibride” che le potenze ostili possono utilizzare per minare la stabilità dei Paesi della NATO. Lo ha dichiarato l’Alleanza nel suo nuovo Concetto Strategico concordato al vertice di Madrid mercoledì.
Un passaggio fortemente voluto dal Governo spagnolo preoccupato che possa ripetersi quanto accaduto lo scorso anno al confine col Marocco, la cui approvazione arriva a pochi giorni dalla drammatica morte di 37 migranti nell’enclave di Melilla.
Foto copertina via Twitter/Cittadinanza_21