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Homepage >> Web review >> I migliori articoli su rifugiati e immigrazione 27/2025

I migliori articoli su rifugiati e immigrazione 27/2025

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8 luglio 2025
La nuova sentenza della Corte Costituzionale sui Cpr potrebbe portare a una discussione critica su tutto il sistema, ma non ne scalfisce la legittimità. Il Governo approva un nuovo decreto flussi, ma senza soluzioni per il tema dell’irregolarità delle persone migranti.

1. L’importante sentenza della Corte costituzionale sui Cpr

Una nuova sentenza della Corte costituzionale potrebbe cambiare le sorti delle persone detenute in Cpr, sebbene non vi sia alcuna intenzione di superare il sistema della detenzione amministrativa.

“Con la sentenza 96, pubblicata ieri, la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità sollevate dal giudice di pace di Roma relative ai trattenimenti nel Cpr di Ponte Galeria, luogo di detenzione amministrativa per chi è sul territorio italiano senza un titolo di soggiorno valido […]. Il vulnus individuato dalla sentenza riguarda la riserva assoluta di legge, prevista dall’articolo 13 della Costituzione, secondo cui la detenzione è ammessa con atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”, riporta la giornalista Marika Ikonomu su Domani. E ancora: “per la Corte la normativa – e cioè l’articolo 14 del testo unico sull’immigrazione, la cosiddetta Bossi-Fini – risulta del tutto inidonea a definire, con sufficiente precisione, quali siano i modi della restrizione, i diritti delle persone trattenute nel periodo – che potrebbe anche essere non breve – in cui sono private della libertà personale”. “La decisione della Corte costituzionale era attesa da molti con speranza e, in prima battuta, al momento della sua pubblicazione ha fatto nascere, a mio sommesso avviso, troppe speranze e rischia di generare grandi illusioni”, sostiene l’avvocato Arturo Covella su Melting Pot Europa. “Purtroppo, infatti, il risultato più immediato della sentenza della Corte è che ora la palla è passata nel campo del legislatore, con il Governo Meloni e la maggioranza che lo sostiene che già si è dichiarata pronta ad intervenire per colmare quel vulnus denunciato dalla Corte”.

Ciò detto, la sentenza della Corte ha già avuto un primo effetto: “Il provvedimento della Consulta è stato pubblicato giovedì, meno di 24 ore dopo il primo migrante ha riguadagnato la libertà. Per ironia della sorte è un cittadino albanese”, scrive il giornalista Giansandro Merli su Il Manifesto.

2. Nuovo decreto flussi è già flop

Il Governo Meloni apre a un nuovo Decreto flussi. Si parla di 500 mila nuove persone straniere che entrerebbero per lavorare in Italia. Ma il sistema continua a creare più irregolarità che diritti.

“Oltre ai numeri – il precedente decreto prevedeva 452mila quote -, nemmeno le regole sono cambiate e la realtà rischia di essere la stessa: a fronte di 38 mila visti di ingresso, nel 2023 sono stati rilasciati 9 mila permessi di soggiorno per lavoro, appena il 7,5 per cento delle 136 mila quote previste per quell’anno”, scrive il giornalista Franz Baraggino su Il Fatto Quotidiano. “Le cifre sono in linea con quanto richiesto dalle categorie degli edili e degli agricoltori, settori a maggioranza di manodopera straniera. Ma i meccanismi che creano la disparità tra domande pervenute e domande accolte non è stato modificato. Lo nota anche Coldiretti, organizzazione non di certo ostile al governo Meloni. Uno dei problemi principali del meccanismo del decreto era legato al fatto che i lavoratori ricevevano spesso il nulla osta quando le attività di raccolta erano terminate – spiegano dall’organizzazione degli imprenditori agricoli – ora deve seguire il definitivo superamento del click day permettendo alle imprese di presentare le richieste durante tutto l’anno, in base alle reali esigenze stagionali”, riporta la giornalista Luciana Cimino su Il Manifesto.

E ancora: “decidere di aumentare e programmare le quote d’ingresso – è il commento di Ero Straniero al manifesto – è un fatto positivo, ma non basta né al paese che ha bisogno di un sistema di ingressi per lavoro flessibile efficace, né a lavoratori e lavoratrici, se non riescono poi a stabilirsi nel nostro paese e lavorare con tutte le tutele”.

3. Si aggrava la crisi delle persone rifugiate in Sudan

Al terzo anno di guerra, in Sudan si sta sviluppando una crescente crisi regionale, con milioni di persone rifugiate costrette ad affrontare una fame acuta, gravi carenze di finanziamenti e una crescente disperazione. Le agenzie delle Nazioni Unite avvertono dell’aumento vertiginoso della malnutrizione.

“Il Programma Alimentare Mondiale (Wfp) delle Nazioni Unite ha dichiarato di aver esaurito i fondi per sostenere i rifugiati sudanesi in tutta la regione, costringendo a drastici tagli all’assistenza alimentare. Con oltre 4 milioni di persone fuggite dal Sudan dall’aprile 2023, il Wfp ha affermato che la sua capacità di fornire cibo, denaro e supporto nutrizionale salvavita sta raggiungendo il punto di rottura. Si tratta di una crisi regionale a tutti gli effetti, che si sta verificando in paesi che già presentano livelli estremi di insicurezza alimentare e alti livelli di conflitto, ha dichiarato Shaun Hughes, Coordinatore di Emergenza del Wfp per la crisi regionale in Sudan. Milioni di persone in fuga dal Sudan dipendono interamente dal sostegno del Wfp, ma senza finanziamenti aggiuntivi saremo costretti a effettuare ulteriori tagli all’assistenza alimentare”, si legge su InfoMigrants.

Infine: “La crisi è particolarmente devastante per i bambini, molti dei quali sono già gravemente malnutriti. Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), il Sudan è ora tra i Paesi con la più alta prevalenza di malnutrizione acuta a livello globale, con tassi allarmanti osservati tra i nuovi arrivati ​​nei Paesi limitrofi”.

4. Msf denuncia “torture sistematiche” lungo la rotta del Mediterraneo

Secondo un nuovo rapporto di Medici Senza Frontiere (Msf) dal titolo Inhuman. Torture along the Mediterranean migration route, and the support of survivors in a fragile system, la tortura è un fenomeno diffuso tra le persone che migrano attraverso il Mar Mediterraneo.

“Violenza intenzionale, trattamenti disumani e tortura rimangono diffusi e in gran parte impuniti, nonostante siano proibiti dal diritto internazionale in ogni circostanza. Ciò è alimentato dall’assenza di percorsi legali e sicuri per cercare protezione e da politiche migratorie sempre più restrittive. Quando sei stato torturato, la tua percezione del tempo si interrompe. Non c’è un prima o un dopo: solo il momento della violenza, che non finisce mai”, riporta Msf. “Abbiamo attraversato il deserto e la Libia. Nelle prigioni libiche ho visto persone uccise e donne violentate davanti a me. In Italia mi hanno dato un altro cuore perché il mio non funzionava. Ci sono ancora molte cose che non posso fare, ma sono viva: posso lavorare, vedere posti meravigliosi e godermi ogni piccolo momento. Ci sono molte persone che hanno passato quello che ho passato io e non ce l’hanno fatta. Ora so quanto sono stata fortunata: sono ancora viva”, afferma Kalifa,  arrivato in Italia in punto di morte, dopo un viaggio che lo ha portato dal Gambia al Senegal, al Mali, all’Algeria e infine in Libia.

E ancora: “gli atti di tortura e maltrattamenti subiti dai pazienti di MSF includono percosse, frustate, ustioni, rimozione di chiodi, elettrocuzione, violenza sessuale e strangolamento. Gli effetti di questi atti sugli esseri umani sono numerosi e profondi, con un impatto sulla dimensione fisica, psicologica, culturale e sociale. Possono lasciare cicatrici fisiche visibili e portare a condizioni croniche e dolore cronico, oppure rimanere invisibili, causando danni psicologici duraturi”.

5. Profilazione razziale sempre più invasiva in Europa 

Il rapporto di Statewatch New techology, old injustice. Data-driven discrimination and criminalisation in police and prisons in Europe raccoglie e riassume ricerche approfondite e originali su queste nuove tecnologie, condotte da organizzazioni partner in Belgio, Francia, Germania e Spagna.

“Il rapporto illustra dettagliatamente come questi cosiddetti sistemi di previsione della criminalità siano sempre più integrati e influenzino i processi decisionali e le azioni delle autorità di polizia e del sistema giudiziario penale. Ciò porta persone e comunità a essere sottoposte a sorveglianza, interrogatori, controlli d’identità e perquisizioni, […] e persino arresti. Questi strumenti basati su dati, algoritmi e intelligenza artificiale influenzano anche le decisioni in tutto il sistema giudiziario penale, dalla custodia cautelare all’azione penale, dalla condanna alla libertà vigilata. Al di fuori del sistema giudiziario penale, questi cosiddetti previsioni e profili stanno portando all’esclusione dal lavoro, a restrizioni o al diniego dell’accesso ai servizi essenziali e persino all’espulsione”, riporta Statewatch.

Infine: “il rapporto sostiene che l’uso di questi sistemi da parte delle autorità di polizia e del sistema giudiziario penale: porta alla profilazione razziale e socioeconomica, alla discriminazione e alla criminalizzazione. Ha conseguenze significative sui diritti degli individui, tra cui il diritto a un giusto processo, alla privacy e alla non discriminazione; […] le persone non sono consapevoli del suo utilizzo. La mancanza di trasparenza che circonda lo sviluppo, la formazione e l’utilizzo operativo di questi sistemi è un ostacolo fondamentale alla giustizia e alla responsabilità”.

6. I nostri nuovi articoli su Open Migration

La Società italiana di Medicina per la Migrazione (SIMM) è un’organizzazione scientifica no profit dedicata alla promozione e alla protezione della salute e dei diritti umani. Fondata da professionisti della salute che operano all’intersezione tra sanità pubblica e migrazione, SIMM promuove politiche e pratiche sanitarie migliori per le popolazioni migranti, in particolare nei contesti di vulnerabilità ed esclusione. Il loro lavoro si concentra sull’integrazione della salute dei migranti all’interno del più ampio quadro della sanità pubblica e fanno attivamente campagne contro pratiche che minano la dignità e il benessere dei migranti. Ne parliamo nel nostro nuovo approfondimento.

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