1. 3 ottobre: la giornata della memoria e dell’accoglienza delle persone migranti
Il 3 ottobre del 2013, al largo di Lampedusa, il Mediterraneo fu teatro di un tragico naufragio in cui persero la vita 386 persone.
“Il dodicesimo anniversario di questa tragedia arriva proprio nel clima e nelle prassi che erigono l’ennesima barriera di morte in faccia a migliaia di altri rifugiati e migranti come i ragazzi spazzati via in quell’alba grigia del 3 ottobre 2013”, si legge su Melting Pot Europa. “Da allora, il 3 ottobre è stato designato come Giornata della Memoria e dell’Accoglienza: una ricorrenza istituita nel 2016 anche con il sostegno dell’Unhcr, per ricordare non solo le vittime di quel naufragio, ma tutte le persone migranti che hanno perso la vita in mare. Dal 2013 a oggi oltre 24.000 rifugiati e migranti risultano morti o dispersi nel Mediterraneo. La giornata è dunque un’occasione per riflettere, sensibilizzare e rinnovare l’impegno a garantire vie sicure e legali a chi fugge da guerre e violenze”, riporta Africa Rivista.
In relazione a questa giornata, importante è il ruolo del Comitato 3 Ottobre che ogni anno organizza eventi volti a sensibilizzare e a decostruire temi legati alle migrazioni:
2. Un nuovo naufragio nel canale di Sicilia
Almeno 9 persone migranti sono decedute in un naufragio lungo il canale di Sicilia.
“Lo ha riferito sabato la ong SOS Humanity, dicendo che due sono morte a bordo della Humanity 1, la nave dell’organizzazione che aveva soccorso il gommone, mentre stando a quanto raccontato dai sopravvissuti altre sette erano cadute in acqua e annegate prima del suo intervento. Le persone a bordo erano più di quaranta: l’ong ha detto che tutte quelle soccorse erano disidratate e in ipotermia, alcune incoscienti”, riporta Il Post.
E ancora: “Secondo quanto riferito da SOS Humanity, il gommone era in navigazione da almeno quattro giorni ed era stato individuato nella zona di soccorso maltese, a sudest di Lampedusa. I soccorsi sono stati particolarmente difficili a causa del vento forte e di onde alte fino a tre metri, che hanno reso impossibile l’intervento di un elicottero”.
3. Nuove proposte di espulsione dei Paesi Ue
Nel 2012, il professore di diritto dell’UE Steve Peers concluse che gli Stati membri avevano toccato il “fondo” nelle proposte sulle condizioni di accoglienza per i richiedenti asilo. L’ultima versione proposto in materia di espulsione dimostra che, di fatto, si è arrivati a nuovi livelli di gravità per quanto riguarda il (mal)trattamento dei e cittadini e delle cittadine straniere.
“La sintesi seguente illustra in che misura il Consiglio potrebbe essere disposto a ridurre, limitare o eliminare le garanzie per le persone soggette a provvedimenti di espulsione. Modifiche all’ultima versione proposta del testo, elaborata dalla presidenza danese: rimuovere gli ostacoli amministrativi all’espulsione in più fasi del processo; diluire le protezioni, le garanzie dei diritti umani e i rimedi legali; consentire che le persone vengano deportate con molte meno informazioni sui loro diritti e sulla procedura […]; adottare misure volte a tenere le persone fuori dall’Europa per sempre; diluire le tutele per i bambini e le loro famiglie, anche rimuovendo i riferimenti al superiore interesse del bambino, un principio del diritto internazionale; e trasferire i doveri e gli obblighi procedurali dagli Stati membri ai deportati” riporta StateWatch.
E ancora: “il testo […] consentirebbe agli Stati membri di aggirare molte procedure esistenti per effettuare le espulsioni il più rapidamente possibile”.
4. Il ruolo della cosiddetta guardia costiera libica
La Guardia Costiera libica è spesso al centro dell’attenzione, in relazione al ruolo che svolge nell’immigrazione irregolare dalla Libia all’Europa. Questa attenzione si è acuita negli ultimi anni, con il suo crescente coinvolgimento in abusi contro le persone in transito e, più di recente, in attacchi diretti nei confronti delle navi di Ong.
“L’attuale “Guardia costiera libica” [nasce negli] ultimi anni del regime di Gheddafi. Nel 2007 e nuovamente nel 2008, Italia e Libia hanno firmato accordi di cooperazione in materia di migrazione. Quest’ultimo, afferma Diana Volpe, ricercatrice dell’Università di Oxford, ha specificamente sostenuto la ricostituzione di una Marina e di una Guardia costiera libiche, sotto la direzione dell’Italia”, riporta InfoMigrants. E ancora: “l’Italia e l’Ue hanno continuato a collaborare con le forze libiche per il controllo dei flussi migratori. Nel 2017 è stato firmato un memorandum d’intesa tra un governo libico ad interim e l’Italia, che ha ampliato il sostegno europeo allo sviluppo e alla formazione delle autorità costiere libiche. Fino a quel momento, l’Italia era stata in gran parte responsabile del coordinamento delle operazioni di ricerca e soccorso. Tuttavia, una sentenza fondamentale della Corte europea dei diritti dell’uomo del 2012 ha stabilito che le forze italiane non potevano riportare le persone in Libia”.
Infine: “il sostegno dell’Ue continua, nonostante le segnalazioni ben documentate di violenze contro persone vulnerabili e Ong, nonché di presunte complicità in crimini contro l’umanità. Il supporto viene erogato, tra gli altri programmi, attraverso il Supporto alla gestione integrata delle frontiere e delle migrazioni in Libia (Sibmmil) e lo strumento esterno dell’Ue, per un totale di 74 milioni di euro”.
5. Il sistema repressivo di deportazione made in USA
Secondo i dati pubblicati dal governo, le persone migranti senza precedenti penali rappresentano ora il gruppo più numeroso nei centri di detenzione per immigrazione negli Stati Uniti.
“Il numero di persone senza precedenti penali arrestate dall’Immigration and Customs Enforcement (Ice) e trattenute dall’amministrazione Trump ha ormai superato il numero di coloro che sono accusati di reati […]. Secondo i dati ufficiali, l’Ice ha arrestato 16.523 persone in stato di detenzione per immigrazione senza precedenti penali, rispetto alle 15.725 con precedenti penali e alle 13.767 con accuse penali pendenti”, scrivono i giornalisti José Olivares e Will Craft sul Guardian.
E ancora: “i dati dell’agenzia contraddicono anche la ripetuta narrazione dei funzionari dell’amministrazione Trump secondo cui l’obiettivo principale dell’agenda della Casa Bianca e della retata del Dipartimento per la sicurezza interna (DHS) sono i criminali pericolosi. Queste sono persone laboriose. Non sono criminali, ha detto un ex funzionario per i diritti civili della Sicurezza Nazionale quando gli è stato chiesto dell’aumento degli arresti di immigrati senza precedenti penali. Il funzionario ha chiesto l’anonimato per timore di ritorsioni”.
Foto via X/Comitato 3 Ottobre