1. “Morte e disperazione” sono il costo delle politiche migratorie dell’Ue
Medici Senza Frontiere (Msf) ha pubblicato il suo ultimo rapporto intitolato “Morte e disperazione. Il costo umano delle politiche migratorie dell’Ue”, evidenziando le conseguenze letali e le pratiche violente affrontate da persone migranti e rifugiate che tentano di trovare rifugio nell’Unione Europea. Il rapporto si basa sulle testimonianze dirette del personale medico e delle persone assistite da Msf, che nel 2023 ha effettuato oltre 20.000 consultazioni mediche per assistere le persone migranti e ha soccorso in mare più di 8.400 persone.
Leggi il nostro rapporto “Morte e disperazione: il costo umano delle politiche migratorie dell'UE”
➡️https://t.co/pSZlDYwshq— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) February 21, 2024
“Nel Mediterraneo centrale, ad esempio, la guardia costiera libica intercetta regolarmente le persone in mare riportandole nei centri di detenzione in Libia”, riporta Msf, “A dicembre 2023, MSF ha fatto luce sulle violenze riportate da pazienti sopravvissuti a percosse, traffico di esseri umani, violenze sessuali e torture. Tra gennaio 2022 e luglio 2023, le équipe mediche di MSF nei centri di detenzione in Libia hanno diagnosticato e trattato 58 casi di tubercolosi e hanno chiesto il rilascio di un paziente adulto gravemente malnutrito che pesava meno di 40 kg e non poteva ricevere cure adeguate durante la detenzione”.
Infine, sempre secondo Msf, “In Italia, nel progetto per sopravvissuti a violenza intenzionale e tortura che MSF gestisce a Palermo, tra i 57 pazienti assistiti tra gennaio e agosto 2023, il 61% ha dichiarato di essere stato torturato in Libia, mentre il 58% ha riferito di aver subito torture all’interno di un centro di detenzione”.
2. Nessuna protezione per le persone sopravvissute alla strage di Cutro
A un anno dalla strage di Cutro, in cui sono decedute oltre 90 persone, il Governo non ha ancora provveduto a garantire protezione alle persone sopravvissute al naufragio.
“Ci sono dodici morti, sette senza nome, cadaveri sepolti senza un riconoscimento. Nove nel cimitero di Cutro, cinque senza nome, quattro adulti e un bimbo di un anno. Due nel cimitero di Crotone, uno dei quali, un giovane afghano, è stato riconosciuto dai genitori che però hanno deciso di lasciarlo in Italia. Infine c’è una bimba sempre afghana che è stata sepolta nel cimitero di Paola. È identificata solo con la sigla KR76F6, cioè Crotone, 76mo cadavere recuperato, femmina, 6 anni” scrive il giornalista Antonio Maria Mira su Avvenire. Francesca Rocca, responsabile dell’area migrazioni della cooperativa Agorà Kroton ha affermato che “dopo la strage le maglie dell’accoglienza anziché allargarsi si sono ristrette ulteriormente, tanto è vero che solo uno tra i sopravvissuti ha ottenuto il permesso di soggiorno”, riporta il Corriere della Calabria.
Il Mediterraneo Centrale rimane la rotta migratoria più mortale, in assenza di ulteriori vie legali percorribili: “da Lampedusa a Cutro: in 10 anni sono quasi 30mila le vittime del mare”, riporta La Stampa.
3. Il parlamento albanese approva l’accordo con l’Italia
Il Parlamento albanese ha approvato un accordo che prevede che il Paese trattenga migliaia di migranti salvati in acque internazionali dall’Italia mentre le loro domande di asilo vengono esaminate, nonostante le proteste dei legislatori dell’opposizione e dei gruppi per i diritti umani.
“Secondo l’accordo quinquennale, l’Albania potrebbe ospitare fino a 3.000 migranti alla volta. Considerato che l’elaborazione delle richieste di asilo dovrebbe durare circa un mese, il numero di richiedenti asilo inviati in Albania potrebbe raggiungere i 36.000 in un anno”, riporta Euronews. E ancora: “In base all’accordo, l’Italia si farebbe carico di tutti i costi legati alla costruzione dei centri, al trasporto e alla sistemazione dei migranti, pagando anche eventuali spese mediche. Le autorità italiane dovrebbero essere responsabili dell’interno delle strutture, mentre le autorità albanesi della sicurezza all’esterno dei centri e durante il trasferimento dei migranti, che verrebbero accompagnati nelle strutture dalle autorità italiane”, si legge su Il Post.
4. Il Patto Ue sulle migrazioni è disumano
”Inumano, irrealizzabile e inefficace”. Così si legge in una lettera aperta al Consiglio e al Parlamento Europeo, firmata da 250 accademici di un centinaio di università europee, bolla il nuovo Patto sui migranti e l’asilo chiedendo che non sia ratificato. La notizia viene diffusa nei giorni dell’anniversario del naufragio di Cutro.
Per gli accademici che sottoscrivono la lettera l’esperienza dei controlli sulle isole greche dell’Egeo, nel contesto degli accordi tra Ue e Turchia, “rappresentano un notevole peso economico e logistico per i paesi in prima linea, mentre in passato i meccanismi di solidarietà fra gli stati membri dell’Ue sono tristemente falliti nel creare un sistema equo che distribuisca nell’Ue le responsabilità della protezione dei rifugiati, c’è veramente poca speranza che il nuovo sistema previsto dal Patto porti ad un cambiamento in merito”.
5. Ancora respingimenti e violenza alle frontiere Ue
Nel nuovo rapporto del network Prab (Protecting Rights at Borders) è stato evidenziato come, nel 2023 più di 28.609 persone migranti abbiano subito respingimenti e violazioni dei diritti umani alle frontiere europee, di cui oltre 8.400 solo negli ultimi quattro mesi dell’anno.
Tra gli elementi principali emergono: “mancanza di vie legali sicure – Molti migranti, provenienti da regioni colpite da conflitti, persecuzioni o disastri naturali, intraprendono viaggi pericolosi verso l’Europa in cerca di sicurezza e opportunità; respinti con violenza: i respingimenti illegali coinvolgono l’uso di metodi violenti e disumani, con migliaia di persone respinte forzatamente oltre il confine e sottoposte a violenze e abusi; distruzione e confisca illegittima dei beni personali: Oltre alle violenze fisiche, i respingimenti forzati privano le persone dei loro beni, lasciandole vulnerabili e senza mezzi vitali”, scrive Asgi, che fa parte del network.
Anche l’Italia viene citata tra i paesi che compiono puntualmente respingimenti, in particolare a Ventimiglia: “In Italia, le organizzazioni della rete PRAB hanno documentato il respingimento di 3.180 persone nelle zone di Oulx e Ventimiglia, con particolare preoccupazione per i 737 bambini, di cui 519 erano minori non accompagnati. Un aspetto inquietante è la pratica di respingere minori registrati erroneamente come adulti”.
6. I nostri nuovi articoli su Open Migration
Lesbo è una delle isole del Mar Egeo, uno dei luoghi di primo approdo in Europa. Nel corso degli anni ci sono state molte denunce nei confronti della Guardia costiera greca riguardo a respingimenti forzati e atti di violenza contro le persone migranti. Nonostante molte prove, anche video, che confermano queste denunce, il governo greco non ha ammesso le proprie responsabilità, continuando a violare il diritto internazionale, a cominciare da quello che riguarda le procedure di asilo. Ce ne parla Nancy Nguyen.
A raccontare il perché del viaggio, le speranze, il naufragio e le promesse mancate del governo italiano sono un sopravvissuto e tre parenti di chi, invece, un anno fa a Cutro perse la vita. A 365 giorni di distanza ancora non sono state riconosciute le responsabilità per quanto accaduto, né sono stati garantiti i ricongiungimenti familiari rapidi che la stessa Presidente del Consiglio Giorgia Meloni promise, ricevendo a Palazzo Chigi i parenti delle vittime. Ce ne parla Lidia Ginestra Giuffrida.
Foto copertina via Twitter/MSF