Open Migration

  • Chi Siamo
  • Contattaci Open Migration
  • Newsletter Open Migration
  • Condividi
  • Questo campo serve per la convalida e dovrebbe essere lasciato inalterato.

Subscribe to our mailing list

* indicates required
  • IT
  • EN
  • Missione
  • Politiche di frontiera
  • Diritto d’Asilo
  • Immigrazione & Integrazione
  • Dati
    • Dashboard
    • Infografiche
    • Fact-checking
  • Risorse
    • Approfondimento
    • Idee
    • Web review
    • Glossario
    • Quiz
  • Sostienici
Homepage >> Approfondimento >> L’hotspot di Lampedusa è ancora in pessime condizioni

L’hotspot di Lampedusa è ancora in pessime condizioni

Share
21 febbraio 2018 - Open Migration
Una delegazione del Garante nazionale dei detenuti è tornata a visitare l’hotspot di Lampedusa. Ospiti trattenuti a lungo e a cui si impedisce di lasciare il centro: a distanza di un anno dalla visita precedente, e nonostante le raccomandazioni al Ministero dell'Interno, non c’è segno di miglioramento.

Si chiamava Alì, aveva 30 anni e veniva dalla Tunisia. Il 5 gennaio scorso si è tolto la vita. Una tragedia che è nata e cresciuta nell’hotspot di Lampedusa. Se il suo suicidio non ha fatto rumore, l’hotspot è però tornato di nuovo al centro dell’attenzione a causa della presunta “rivolta” – nei fatti ridimensionata a rissa fra trattenuti nel centro – che ha fatto dichiarare al sindaco dell’isola, Totò Martello, conosciuto per le sue posizioni non proprio attente ad accoglienza e integrazione, “Lampedusa è ormai un grande hotspot a cielo aperto”.

Sull’hotspot di Lampedusa sono arrivate anche le critiche del Garante dei detenuti, che il 24 gennaio scorso ha visitato il centro. Dove, nonostante le raccomandazioni dell’anno scorso, nulla è cambiato: “la situazione più preoccupante che ho trovato”, ha detto il garante, “è che le condizioni riscontrate nel centro sono le stesse di un anno fa: quelle che già avevamo denunciato al Ministero dell’Interno. Tutte le indicazioni di miglioramento non sono state colte”.

Quella dell’hotspot è davvero un’emergenza?

Bagni alla turca senza porte, materassi sporchi e nessuna stanza per la socialità o per il culto. Nell’hotspot di Lampedusa non c’è nemmeno una mensa, perchè negli spazi una volta adibiti ad area pasti sono ora stipati materassi per i 194 migranti attualmente ospitati.

Niente di nuovo per l’hotspot, quelli rilevati sono problemi già largamente denunciati dallo stesso Garante nel suo rapporto del 2017. A sorprendere invece è l’approccio emergenziale con cui a Lampedusa si continua, ancora oggi, ad affrontare l’accoglienza. Come commentato da Mauro Palma, presidente del Garante, durante la conferenza stampa sulla visita: “mi dispiace che ogni volta si affronti la questione di Lampedusa come un’emergenza improvvisa. Dobbiamo invece trattarla in maniera più strutturale. Colpisce che nel 2018 mi si dica che a distanza di sette anni dall’incendio scoppiato all’hotspot di Lampedusa si stanno ancora presentando i progetti per il recupero degli spazi”.

Unica via d’uscita: il buco nella recinzione

Gli hotspot sono strutture pensate per identificare rapidamente, registrare, fotosegnalare e raccogliere le impronte digitali dei migranti, che qui dovrebbero essere trattenuti solo per il tempo necessario, e comunque non più di un paio di giorni. A Lampedusa, però, i giovani vi restano rinchiusi per settimane. Come è successo appunto ad Alì, che si trovava lì già da mesi – per la precisione, da ottobre 2017 – quando è arrivato a togliersi la vita.

IT_PermanenzaHotspot

Che posto è, allora, Lampedusa? Un luogo di passaggio, dove i migranti sono identificati prima di essere trasferiti in strutture idonee alla loro accoglienza o rimpatriati come prevede la legge (i rimpatri stanno avvenendo con costanza anche in queste settimane), o un buco nero legale, dove i migranti sono trattenuti in condizioni deplorevoli fino a data da destinarsi? “La criticità maggiore di Lampedusa è la sua ambiguità. Dovrebbe essere un posto dove i migranti sono identificati e poi trasferiti. E invece si viene trattenuti per tanto tempo… Più che un hotspot, quello di Lampedusa assomiglia a un centro stabile di detenzione”, ha commentato Palma.

A Lampedusa, l’hotspot è annidato dietro un cancello sorvegliato che chiude la Contrada Imbriacola, nel cuore più remoto dell’isola, una strada asfaltata fra le rocce e le agavi, costeggiata da una rete metallica e da una fila di alti lampioni. Da anni, i migranti più giovani a volte riescono a uscire la sera da un buco nella rete di cui tutti sono al corrente – chi per raggiungere a piedi il centro, lontanissimo, e poi fare tutta la strada per rientrare, chi per andare a protestare davanti alla chiesa del paese proprio contro le condizioni dell’hotspot. E adesso l’obiezione con cui si è sentito rispondere il Garante è che non si possa parlare di centro di detenzione proprio perché si sa che si può uscire attraverso il buco nella recinzione. Evidentemente, saperlo non è bastato ad Alì per non togliersi la vita a qualche centinaio di metri dal luogo da cui non vedeva via d’uscita.

 

In copertina: la strada chiusa che porta all’hotspot, nell’interno di Lampedusa (fotografia di Marina Petrillo)

 

Etichettato con:asilo, Contrada Imbriacola, Garante Nazionale dei diritti dei detenuti, Hotspot, Lampedusa, rimpatri, suicidio, Totò Martello, Tunisia

Sostieni Open Migration! Facendo una donazione ci aiuterai ad offrire più informazione di alta qualità. SOSTIENICI

Related articles

  • A 11 anni dal naufragio di Lampedusa sono ancora tante le cose da capireA 11 anni dal naufragio di Lampedusa sono ancora tante le cose da capire
  • Lampedusa è la terra di mezzoLampedusa è la terra di mezzo

Web review

I migliori articoli su rifugiati e immigrazione 18/2025

Detenere, criminalizzare e punire 6 maggio 2025 Open Migration

Twitter feed

Tweets by open_migration
Sostienici

Open Migration

Open Migration produce informazione di qualità sul fenomeno delle migrazioni e dei rifugiati, per colmare le lacune nell’opinione pubblica e nei media.

Le migrazioni rappresentano la storia più profonda della nostra epoca. Open Migration ha scelto di raccontarla attraverso l’analisi di dati oggettivi.

CILD Open Society Foundations Open Society Foundations

Categorie

  • Diritto d’Asilo
  • Politiche di frontiera
  • Immigrazione & Integrazione
  • Dati
    • Dashboard
    • Infografiche
    • Fact-checking
  • Risorse
    • Approfondimento
    • Idee
    • Web review
    • Glossario
    • Quiz
  • Chi Siamo
  • Missione
  • Privacy policy
Newsletter

Subscribe to our mailing list

* indicates required

Contattaci

CILD - Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili
[email protected]

Follow us

Facebook Open Migration Twitter Open Migration
Creative Commons License
openmigration.org by CILD is licensed under a Creative Commons Attribution 4.0 International License.
Permissions beyond the scope of this license may be available at [email protected]

© 2017 Open Migration

Questo sito utilizza cookie esclusivamente di natura tecnica e statistica in forma anonima. Disabilitare i cookie tecnici potrebbe avere effetti imprevisti sulle modalità di visualizzazione della pagina.OkCookie policy