In Italia per alcuni giorni si è aperto un dibattito surreale, senza senso, intorno a un libro auto-prodotto, scritto da un signore che di mestiere fa il militare. Un dibattito penoso che ha avuto solo il merito di contendere lo spazio mediatico ai dettagli di fatti di cronaca che invece sarebbe sempre meglio se restassero rigorosamente anonimi. Franco Cassano, sociologo barese, il cui pensiero profondo e doppio (nel senso di non semplificato) ci manca enormemente, ammoniva durante le sue bellissime lezioni intorno alla necessità di usare bene il tempo. Il tempo è ‘finito’, nel senso che non è a nostra disposizione. Nella società dell’approssimazione in cui siamo immersi c’è bisogno di usare adeguatamente il nostro tempo. Ciò non vale solo per i bambini e gli adolescenti da allontanare dallo smartphone e da restituire al temo perso del gioco e della vita, ma vale anche per noi adulti pensanti che dobbiamo recuperare il tempo lento della vita, quella vera, e non perdere tempo a leggere le riflessioni di un militare nostalgico di una società chiusa, che si spera, forse ottimisticamente, irrimediabilmente persa nelle democrazie liberali.
Non è tempo perso invece quello dedicato ad ascoltare le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione. Parlando di immigrazione e comunità locali ha richiamato il concetto di ‘fraternità umana’, quasi a volere costruire un ponte di parole con papa Francesco e con la sua straordinaria enciclica ‘Fratelli tutti’. Mentre libertà e uguaglianza hanno avuto la loro buona sorte nella storia, il concetto di fraternità è stato meno fortunato. Esso non è stato centrale neanche nelle Costituzioni post-belliche. Eppure la ‘fraternità’ è la parola chiave per decostruire il mito delle società chiuse, mono-etniche, non aperte alla ricchezza delle contraddizioni presenti nell’umanità. Antigone, per salvare suo fratello Polinice, accusato di alto tradimento verso la Patria del tempo, è stata disposta a morire, a violare la legge degli uomini. Antigone ha agito nel rispetto della legge degli Dei, ossia di quel senso di giustizia profonda che vede nella fraternità non il familismo ma l’umanità. Nell’evocare una gestione più razionale e aperta dell’immigrazione, nel chiedere un allargamento dei flussi, il nostro Capo dello Stato ci ha riportato dentro una filosofia umanocentrica, quella che ci inquadra come l’essere tutti uno e non ci impone di scegliere di stare vicini solo a quelli che ci somigliano.
Io sono come Paola Egonu non perché sono di passaporto italiano, anche ovviamente, ma perché amo, penso, soffro, gioco, vinco, perdo, dialogo, vivo, muoio proprio come Paola Egonu. La fraternità ci riporta dentro il campo semantico dell’amicizia che non porta con sé solo banale accettazione, ma riconoscimento delle diversità, sguardo rivolto non verso il basso, capacità di immedesimarsi nell’altro. Nelle società chiuse prevale la retorica del nemico: il criminale, lo straniero, il presunto non normale alla fine sono nemici. A volte da abbattere, altre da rimuovere, allontanare inseguendo una logica di guerra.
Il governo del fenomeno dell’immigrazione è una delle cose più complesse che una società politica si trovi ad affrontare. Nessuno dispone di ricette salvifiche e perfettamente funzionanti. Si può però governare la complessità usando la bussola della ‘fraternità-umanità’ o quella della ‘normalità-inimicizia’. La prima ci riporta in un mondo dove è bello vivere perché ci si guarda negli occhi. La seconda un giorno o l’altro ci riporta dentro uno stato di guerra.
[Immagine di copertina. Foto della Presidencia de la República Mexicana, via Flickr]