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Homepage >> Idee >> “Trump è un ignorante, l’immigrazione fa bene all’economia”
Benjamin Powell
Benjamin Powell è Senior Fellow all'Independent Institute e direttore dell'Istituto per il libero mercato della Texas Tech University. Tra i suoi libri "The Economics of Immigration: Market-Based Approaches", "Social Science, and Public Policy", "Housing America: Building out of Crisis" e "Making Poor Nations Rich".

“Trump è un ignorante, l’immigrazione fa bene all’economia”

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25 gennaio 2016 - Benjamin Powell
«Non servono i muri, il libero mercato può regolare i flussi di migranti dal sud al nord del mondo». Parla l'economista Ben Powell, autore di "The Economics of immigration"

Qual è l’effetto dell’applicazione del libero mercato radicale all’immigrazione? Benjamin Powell – economista del Free Market Institute della Texas Tech University e curatore del recente The Economics of Immigration – in quest’intervista critica la propaganda anti-immigrati di Donald Trump da un punto di vista economico: aprire le frontiere avrebbe un impatto molto positivo sul Pil mondiale. La scelta della Danimarca? «È inutile. Servono buone leggi per facilitare l’ingresso nel mercato del lavoro dei rifugiati». Un punto di vista liberista sull’immigrazione.

Paura dell’immigrazione. È giusto averne da un punto di vista economico?

Nessuno dovrebbe aver paura dell’impatto economico dell’immigrazione. L’economia dell’immigrazione (ovvero lo scambio di lavoro) è la stessa di quella dei beni e dei servizi. Entrambe sono basate sulla teoria economica del vantaggio comparato in cui gli scambi tra le parti avvantaggiano entrambe e cresce la “torta” economica nel processo. Quindi no, niente paura.

E chi se ne avvantaggerebbe?

Gli economisti stimano che i potenziali guadagni globali da un’immigrazione aperta sarebbero impressionanti. Si va dal 50% al 150% del Pil mondiale. Gran parte di questi guadagni andrebbero agli immigrati stessi, ma gli stessi economisti che sono contrari a flussi più ampi di immigrati ammettono che anche la popolazione nativa ne avrebbe un guadagno economico. La maggior parte degli studi non trova effetti negativi dell’immigrazione sui salari o sul numero dei posti di lavoro.

Nel suo libro The Economics of Immigration parla di “approccio basato sul mercato”.

Un vero libero mercato internazionale del lavoro non imporrebbe nessuna restrizione – quantitativa o qualitativa – sulle migrazioni internazionali se non i requisiti minimi per escludere criminali, terroristi, e quelli con gravi malattie contagiose.

Donald Trump è in piena corsa per la Casa Bianca. Molto del suo consenso arriva grazie la propaganda anti-immigrati. Che basi hanno da un punto di vista economico le battaglie di Trump?

Donald Trump è un ignorante in economia. Le sue idee sull’impatto dell’immigrazione sull’economia e sul commercio internazionale sono completamente infondate e senza basi scientifiche. Per fare un esempio, secondo Trump «l’afflusso di lavoratori stranieri mantiene bassi i salari e la disoccupazione alta» per i non-immigrati. Al contrario, gli studiosi che hanno studiato l’impatto economico dell’immigrazione sostengono che i nuovi arrivati ​non hanno nessun effetto sull’occupazione dei lavoratori nativi.

Per scoraggiare la domanda di asilo in Danimarca, il Parlamento ha approvato una legge per confiscare beni di valore ai profughi. Una scelta simile è stato fatta in Svizzera.

Penso che sia inutile. In generale, il più grande problema europeo per quel che riguarda i rifugiati sono le leggi che rendono difficile o impossibile per i profughi lavorare. Dovrebbero essere abolite le egole che vietano loro l’ingresso nel mondo del lavoro. Inoltre, le leggi che rendono difficile il licenziamento del lavoratore impongono un peso sproporzionato sugli immigrati e rendono molto complicato l’assunzione di coloro che hanno diritto a lavorare. Nella stessa maniera, i salari minimi elevati chiudono le porte del mercato del lavoro a immigrati poco qualificati. Se queste leggi fossero cambiate per consentire una maggiore partecipazione alla forza lavoro da parte degli immigrati, allora i paesi di destinazione non dovrebbero aiutarli economicamente e non ci sarebbe bisogno di una confisca come quella danese.

“Fuori dalla povertà” e “Trasformare nazioni povere in ricche”. Due suoi libri suonano come premesse per le politiche sull’immigrazione che suggerisce. Qual è la ricetta?

Buone istituzioni che proteggono la proprietà privata, rafforzano lo stato di diritto e garantiscono un ampio grado di libertà economica, sono il fondamento della prosperità. La maggior parte degli immigrati provengono da paesi che non hanno queste istituzioni e così il loro capitale umano non viene utilizzato come potrebbe essere. È difficile, o forse impossibile, trapiantare stato di diritto o libertà economica. La cosa migliore che possiamo fare è permettere a chi si è trovato a nascere in ambienti degradati di migrare verso luoghi con istituzioni migliori.

Etichettato con:Donald Trump, Economia, immigrazione

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