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Homepage >> Fayez al-Serraj

Libia, la quarantena sotto le bombe

maggio 4, 2020 - Nancy Porsia
Se in Libia il virus ha fatto relativamente pochi contagi, lo scontro tra le due fazioni che si contendono il controllo del paese nordafricano non accenna a diminuire: lo scorso 6 aprile l’ospedale Al Khadra - designato dalle autorità di Tripoli quale struttura per ricevere i pazienti per contagio da Covid-19 - è stato bombardato dalle forze di Haftar. Quello che ci racconta Nancy Porsia nel suo secondo approfondimento sulla Libia è un paese in mano alle milizie e agli attori stranieri, dove unità e sforzi per la salute collettiva sembrano venire molto dopo la conquista del potere.

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I 10 migliori articoli su rifugiati e immigrazione 14/2020

aprile 22, 2020 - Open Migration
Mentre Italia e Malta si dichiarano porti non sicuri a causa dell’epidemia Covid-19, le partenze dal paese nordafricano non si fermano. Ma che fine fanno le centinaia di uomini donne e bambini rispediti in Libia? Molti di loro scompaiono nel buco delle strutture gestite dai miliziani.

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Perché meno gommoni dalla Libia, mentre in mare si muore di più

settembre 21, 2017 - Francesca Romana Genoviva
Se è stato il codice di condotta per le Ong la ragione del calo nelle partenze dalla Libia, allora come mai erano già calate a luglio prima che il codice esistesse? E se il merito è dell’accordo economico con il governo Serraj, allora perché le partenze a settembre stanno riprendendo? E dove sta la vittoria se adesso nel Mediterraneo si muore molto di più? Francesca Romana Genoviva analizza i numeri e smonta alcuni luoghi comuni.

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Chi comanda i traffici di esseri umani in Libia?

settembre 7, 2017 - Lorenzo Bagnoli
Dallo “scatolone di sabbia” di cui parlava Gaetano Salvemini nel 1911 alla Libia frantumata del post-Gheddafi, non sembra che l’Italia abbia imparato molto dai propri errori: oggi, nel tentativo di sigillare la rotta dei migranti verso l’Europa, sta investendo centinaia di milioni di euro senza riuscire nemmeno a scalfire la “cupola” dei trafficanti. Lorenzo Bagnoli ci racconta chi sono.

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Come si sta militarizzando il Mediterraneo

agosto 17, 2017 - Lorenzo Bagnoli/Irpi per Open Migration
Il governo italiano e la Guardia Costiera libica hanno operato una pressione sulle Ong che soccorrono in mare con l’intento - progressivamente riuscito, come abbiamo visto a metà agosto - di far diminuire i flussi respingendo i migranti verso i famigerati campi di detenzione libici. La Guardia Costiera libica ha allargato arbitrariamente la sua zona di competenza e il 15 agosto ha sequestrato per due ore la nave della Ong spagnola ProActiva Open Arms. Intorno alle navi di soccorso delle Ong, in tre anni lo scenario si è trasformato, mettendo in pericolo loro e i migranti. Lo si comprende proprio leggendo le 148 pagine del decreto di sequestro della Iuventa, la nave della piccola e giovane Ong tedesca Jugend Rettet, sospettata di un non intenzionale ma potenzialmente grave reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Lorenzo Bagnoli parte da quelle 148 pagine per allargare il quadro sulla progressiva militarizzazione del Mediterraneo.

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Quattro domande cruciali sulla Libia a Nancy Porsia

agosto 11, 2017 - Open Migration
Il 10 agosto 2017, nel bel mezzo del tormentone contro la presunta disobbedienza delle Ong al codice di condotta del Viminale, la Marina libica, per voce del generale Abdelhakim Bouhaliya, comandante della base navale di Tripoli di Abu Sitta, annuncia di voler allargare il divieto di ingresso alle Ong di decine di chilometri oltre le canoniche 12 miglia nautiche nazionali, quindi in acque internazionali, istituendo una propria zona di "Search and rescue" per intercettare e riportare i migranti in Libia. Si presume si tratti del ripristino della zona Sar imposta a suo tempo da Muammar Gheddafi - una decisione unilaterale la cui legalità è dubbia. La Guardia Costiera italiana chiede alle Ong di arretrare le operazioni per la loro sicurezza. Il 12 agosto SOS Mediterranee ottiene che il famoso "codice di condotta" venga modificato fino a riprendere praticamente la forma della legislazione già vigente e già rispettata dalle Ong, e lo firma, ma intanto prima Msf con la sua nave Prudence, poi la Sea-Eye, poi anche Save The Children annunciano la sospensione del soccorso, perché la Guardia Costiera italiana non è più in grado di garantire operazioni in sicurezza, e perché quelle operazioni le renderebbero complici della Guardia Costiera libica notoriamente collusa con i trafficanti. Msf e Sea-Eye avvertono: così si apre una falla mortale nella solidarietà nel Mediterraneo. Intanto, chi viene respinto dalla Guardia Costiera libica in questi giorni finisce di nuovo nei famigerati campi di detenzione da cui era partito. Abbiamo chiesto alla giornalista specializzata Nancy Porsia di spiegarci com'è la situazione in Libia.

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Fermare i migranti? Addestrare i libici non funziona

maggio 24, 2017 - Francesco Floris
La notte del 23 maggio 2017 il capitano della Iuventa, la nave dell'Ong tedesca Jugend Rettet, denuncia una nuova aggressione in mare da parte di un motoscafo libico, il cui equipaggio avrebbe sparato verso alcune imbarcazioni sovraccariche di profughi, per poi riportare due delle imbarcazioni verso la Libia. Era la Guardia Costiera libica? L'Italia come la sta addestrando, e a che scopo? E quante Guardie Costiere ci sono in Libia in realtà? Francesco Floris ha ricostruito nei dettagli la storia dell'addestramento italiano dei libici e i suoi precedenti.

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I migliori articoli su rifugiati e immigrazione 18/2025

Detenere, criminalizzare e punire 6 maggio 2025 Open Migration

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