A Zarzis, nel sud della Tunisia, i morti della rotta libica vengono sospinti sulla spiaggia dalle correnti, o trovati a galleggiare in mare. Sono uomini, donne e bambini annegati nel tentativo di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Europa. Non c’è quasi giorno senza un ritrovamento. Sono pescatori e volontari a occuparsene. Spesso non c’è modo di identificarli, ma i pescatori si battono perché anche gli anonimi abbiano una degna sepoltura, a volte anche solo fra le dune di sabbia. Giulia Bertoluzzi ha trascorso un po’ di tempo con loro, e ha scritto un resoconto per Open Migration che anticipa la realizzazione di un documentario.
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