1. Più di 100 migranti tentano la fuga da un carcere in Libia, oltre duemila soccorsi in mare
Mentre nel Mediterraneo centrale venivano salvate in pochi giorni più di 2 mila persone – fra le quali un giovane eritreo deceduto durante il viaggio e un bimbo nato a bordo di Aquarius dopo il soccorso, in Libia 107 migranti nordafricani tentavano la fuga dal centro dal famigerato carcere clandestino di Bani Walid. Le guardie del centro di detenzione hanno aperto il fuoco, uccidendone 15 e ferendone 25 secondo l’ospedale locale. Intanto, secondo l’agenzia Afp, l’Onu avrebbe intenzione di proporre inedite sanzioni contro sei trafficanti di uomini in Libia. E i trafficanti riciclatisi nella Guardia costiera di Zawiya grazie agli accordi con l’Italia sono, secondo la Procura di Catania, coinvolti anche nel contrabbando di gasolio che deruba la Libia delle sue risorse. Lo raccontano su Open Migration Cecilia Anesi, Lorenzo Bagnoli e Giulio Rubino di IRPI, partendo dal lavoro della giornalista Daphne Caruana Galizia, uccisa a Malta lo scorso ottobre. E i ricercatori Tuesday Reitano e Mark Micallef articolano l’ipotesi che gli accordi stretti da Italia e Ue con la Libia per fermare i migranti stiano danneggiando il processo di pace e la stabilizzazione del paese.
2. Una mappa straordinaria dell’effetto dei fondi Ue in Niger
Dopo la trilogia dal Niger scritta per Open Migration (qui, qui e qui), Giacomo Zandonini pubblica insieme a Daniel Howden su Refugees Deeply una straordinaria indagine sugli effetti sul campo dei fondi della cooperazione investiti in Niger dall’Europa per fermare i flussi migratori. Il professor Maurizio Ambrosini smonta qui per noi il mito dell’“aiutiamoli a casa loro”.
3. L’accordo tra Spagna e Algeria sulla pelle dei migranti
Proprio mentre i dati mostrano un incremento del 40 per cento degli arrivi di migranti in Spagna, Algeria e Spagna stringono un accordo per combattere l’immigrazione clandestina. Il ministro dell’Interno spagnolo si è congratulato con l’omologo algerino per il calo degli arrivi in Spagna, ma sui metodi con i quali è stato ottenuto si addensa più di un’ombra: le migliaia di migranti sub sahariani respinti dall’Algeria sarebbero abbandonati nel deserto al confine tra Mali e Niger. E anche l’Onu chiede al paese nordafricano di fermare i respingimenti collettivi. La Spagna non è nuova ad accordi del genere. Oltre 10 anni fa l’allora primo ministro spagnolo José María Aznar inaugurava le prime politiche di controllo delle migrazioni nel nord Africa. Respingimenti, accordi con i paesi africani e una sofisticata rete di sorveglianza dei confini: un decennio dopo, queste politiche sono state prese a modello e replicate ovunque in Europa.
4. Il progetto Labanof identifica gli annegati del 18 aprile 2015
Degli 800 annegati sul barcone nel Canale di Sicilia il 18 aprile 2015, quasi la metà erano minorenni. Per ricostruire la loro identità hanno lavorato 13 atenei coordinati dal “coroner” di Milano, e oggi grazie al progetto Labanof potrebbero tornare ad avere un nome. Intanto è attesa per il prossimo 11 giugno a Roma una tavola rotonda dell’International Commission on Missing Persons (Icmp) che mira a un progetto congiunto fra Italia, Grecia, Malta e Cipro per identificare i migranti scomparsi nel Mediterraneo.
5.Ritorno in Senegal dalle famiglie degli immigrati uccisi a Firenze
Idy Diene, Modou Samb e Mor Diop avevano in comune di essere senegalesi, e sono stati tutti e tre uccisi a Firenze. Annalisa Camilli per Internazionale è andata in Senegal a conoscere le loro famiglie.
6. Contratto di governo e immigrazione, le prime reazioni
Rimpatri e Stop al Business. Prima che l’ipotesi di un governo politico saltasse nella serata di domenica, era questo il titolo capitolo dedicato all’Immigrazione del “Contratto di governo per il cambiamento” – il documento programmatico con cui i due partiti più votati alle scorse elezioni italiane avevano sancito la loro alleanza. E mentre la retorica anti migranti preoccupa le comunità straniere residenti in Italia – già scosse dai recenti fatti di cronaca – sono in molti a chiedersi se le soluzioni tracciate da Lega e Movimento 5 Stelle siano realmente realizzabili.
7. Migranti: giro d’Europa in sette tappe
A Divata, Grecia, circa 250 richiedenti asilo hanno bloccato un’importante arteria stradale in segno di protesta contro il sovraffollamento del campo in cui sono ospitati. Restando in Grecia, “Cartoline da Lesbo” ci racconta la realtà dell’isola dal punta di vista dei volontari. La Germania è pronta ad aprire centri di detenzioni di massa per migranti, un’importante inversione di tendenza rispetto alle politiche di inclusione degli scorsi anni. Ma nel fine settimana 25 mila persone organizzatesi attraverso la rete tedesca dei club e dei rave hanno risposto in tempo reale ai 5 mila radunati dall’estrema destra anti-immigrati dell’Afd.
Anche in Montenegro si pensa a costruire muri come quello fra Serbia e Ungheria, e nel paese magiaro la stretta sui migranti colpisce anche la società civile. Il digiuno per il Ramadan fa male al resto della società danese, a dirlo è Inger Stojberg, ministro per l’immigrazione non nuova a simili uscite. E mentre il primo ministro belga ha dato il via libera alla legge che permette di detenere i migranti anche se minorenni, in Bosnia – nuova tappa della rotta balcanica – il tema migrazione mette a dura prova i fragili equilibri inter-etnici.
8. Era Rohingya il migrante suicida a Manus Island
Era scappato dalle violenze contro i Rohyngya in Myanmar, voleva raggiungere l’Australia, si è tolto la vita sull’Isola di Manus. È la storia di Selim, deportato dalle autorità australiane sull’isola della Papua Nuova Guinea perchè privo dei permessi necessari. Si stima che più di 700 mila Rohingya abbiano abbandonato la propria terra e si siano rifugiati nei paesi vicini, a cominciare dal Bangladesh. Un importante aiuto potrebbe arrivare dal Canada che si è detto disposto ad accogliere rifugiati e a stanziare contributi economici per aiutarli.
9. I rifugiati del campo di Zaatari mappano il loro mondo
Il campo profughi di Zaatari in Giordania è un mondo. Immenso, pone quelle che gli operatori chiamano “sfide spaziali”, sia a chi ci vive sia a chi ci lavora. Un geografo dell’Università di Rochester ha creato un laboratorio nel campo per preparare i rifugiati siriani a mappare il loro mondo.
10. Il paradosso del passaporto
Sappiamo quante delle sofferenze delle persone migranti siano da ricondursi al nodo delle disuguaglianze nella libertà di movimento e al potere di visti e documenti. Per questo vi proponiamo questa bella riflessione di Atossia Araxia Abrahamian per la New York Review of Books sull’evolversi del paradosso del passaporto.
Foto di copertina di Guglielmo Mangiapane via MSF Sea