1. Sea Watch: Carola Rackete è libera
“La decisione assunta dal comandante di Sea Watch risulta conforme alle raccomandazioni del commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa e a recenti pronunciamenti giurisprudenziali. I porti di Malta venivano esclusi perché più distanti e quelli tunisini perché in Tunisia non ci sono porti sicuri”, mentre, “l’attracco da parte della Sea Watch alla banchina del porto di Lampedusa appare conforme al testo unico sull’immigrazione nella parte in cui fa obbligo al capitano e alle autorità nazionali indistintamente di prestare soccorso e prima assistenza allo straniero rintracciato in occasione dell’attraversamento irregolare della frontiera”.
Si può leggere anche questo nelle 13 pagine di motivazioni con cui la Gip Alessandra Vella non ha convalidato l’arresto eseguito dalla Guardia di finanza il sabato della scorsa settimana.
Perché Carola è libera? Come scrive su Next Alessandro D’Amato: “La giudice Vella ha stabilito che la condotta della 31enne tedesca è stata giustificata dal principio secondo cui prendere una barca civile e andare in mare a salvare le vite dei migranti non può diventare un reato”.
Non applicabilità del Decreto Salvini, porti sicuri, la nave della finanza che non può essere considerata in azione di guerra, la non volontà di schiacciamento e il dovere di soccorso: Alessandra Ziniti su Repubblica analizza nel dettaglio i motivi che hanno portato a non convalidare l’arresto della capitana tedesca, che comunque resta chiamata a rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Se di Carola sappiamo tutto, cosa ne è dei migranti salvati e sbarcati a Lampedusa? Un articolo di Adriana Pollice del Manifesto ha il merito di portare l’attenzione sulle loro sorti: sono “ospitati” nell’hotspot di Lampedusa, dove ancora devono conoscere il loro destino e restano in attesa di sapere quale paese li accoglierà.
Emmanuel in fuga dal Togo, detenuto in Libia e salvato dalla Sea watch non ha dubbi: “Sono stato picchiato in Libia, ho visto morire due amici dopo che gli avevano mozzato i piedi. Non importa dove andrò, ora sono libero”.
2. Mediterranea, Alan Kurdi: lotteria degli sbarchi?
Il 6 luglio scorso il veliero Alex di Mediterranea con a bordo 41 migranti ha forzato il blocco navale imposto dalle autorità italiane ed è approdato nel porto di Lampedusa.
“Di fronte a intollerabile situazione igienico-sanitaria a bordo #ALEX ha dichiarato lo “stato di necessità” e sta dirigendo verso il porto di #Lampedusa unico possibile porto sicuro di sbarco” aveva scritto lo staff della Ong umanitaria in un Tweet.
La nave, che come ricorda Marta Vigneri per The Post Internazionale, aveva soccorso 54 migranti che si trovavano a bordo di un gommone in difficoltà al largo della Libia, durante la notte di giovedì 4 luglio, è stata perquisita per quasi 4 ore dalla Guardia di finanza.
Una volta sbarcati i migranti, la nave è stata sequestrata dalla Guardia di Finanza, mentre il capitano Tommaso Stella risulta indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Nel frattempo è finita in altro modo l’odissea dei dei 65 migranti a bordo della Alan Kurdi, la nave di Sea Eye. Sbarcati a Malta, saranno tutti ricollocati in altri Paesi europei.
3. In Libia bombardato centro migranti
È di almeno 53 morti il bilancio del raid aereo che nella tarda serata del 2 luglio ha avuto come obiettivo un centro di detenzione nei pressi di Tajura, sobborgo di Tripoli situato non lontano da alcune basi militari. Francesco Semprini per La Stampa riferisce che nel centro si trovavano oltre 300 migranti irregolari provenienti da tutta l’Africa e che, di questi, un centinaio sono rimasti feriti nell’attacco.
“Era orribile: cadaveri, corpi smembrati, feriti che sanguinavano. C’era sangue ovunque” dichiara uno dei sopravvissuti – Abdelaziz Hussein, originario del Darfur – a Info Migrants.
Intanto mentre l’Onu chiede di avviare un’inchiesta sulle responsabilità dell’attacco – secondo il Guardian sarebbe da imputare al signore della guerra Khalifa Haftar – il governo di Al Serraj ha deciso di liberare i migranti sopravvissuti al raid.
4. Ancora sulla Libia: storia di Osato
Una gru intenta a trasportare un sacco di plastica nera da una nave di salvataggio spagnola verso una fila di carri funebri che aspettavano con le bare vuote sul molo sottostante, quello di Salerno. Era questa l’immagine che segnava l’edizione del New York Times del 7 novembre 2017. E poi il titolo: “26 giovani donne nigeriane trovate morte nel Mar Mediterraneo”.
Tra loro c’era Osato, che aveva 20 anni quando insieme al fratello lasciò la Nigeria: aveva studiato infermieristica e le avevano promesso un lavoro in Europa, morirà nel Mediterraneo. Suo fratello Osazuwa, tra i pochi sopravvissuti al naufragio, ha ricostruito i fatti che hanno preceduto questo tragico epilogo: come molte donne costrette ad attraversare la Libia, “Osato aveva perso lo slancio e il sorriso di un tempo”.
Ci racconta la loro storia Abigail Haworth per Marie Claire.
5. 80 migranti naufragati al largo della Tunisia
Oltre 80 migranti sono naufragati al largo delle coste tunisine martedì scorso. Secondo la ricostruzione di Repubblica, un motopesca tunisino ha soccorso i quattro migranti sopravvissuti, tutti provenienti dal Mali, portandoli a Zarzis. Uno di loro è morto poco dopo all’ospedale. Per l’OIM i migranti sarebbero partiti dalla città libica di Zuara.
Come ricorda il New York times, già a maggio almeno altri 65 migranti erano morti in un naufragio sempre al largo della Tunisia.
6. Aiutarli a casa loro? Se l’Italia taglia l’aiuto allo sviluppo
Nel 2018 i fondi della cooperazione italiana destinati all’assistenza dei rifugiati sono diminuiti significativamente rispetto alle previsioni. I risparmi su questa voce però non sono stati reinvestiti in altri settori della cooperazione. Lo scrive Open Polis nel rapporto “Cooperazione Italia, un’occasione sfumata” redatto insieme a Oxfam Italia.
Come ricorda Umberto De Giovannangeli per l’Huffington Post, all’appello mancherebbe addirittura un miliardo di euro, destinato dal Ministero degli Interni all’accoglienza e invece non rendicontato dall’Ocse.
7. L’esercito libanese distrugge insediamenti dei rifugiati siriani
L’esercito libanese avrebbe distrutto almeno 20 insediamenti costruiti in cemento in tre campi profughi nella città di Arsal, al confine con la Siria.
Come riporta Kareem Chehayeb per Al Jazeera, la misura è frutto di un’ordinanza che mira ad evitare la costruzione di edifici ed insediamenti permanenti nella zona e nasce da forti tensioni e pressioni politiche verso i richiedenti asilo sul territorio libanese.
Proprio di Libano abbiamo parlato recentemente in due approfondimenti di Open Migration: il primo a cura di Daniela Sala sullo sfruttamento delle donne straniere impiegate come lavoratrici domestiche, il secondo di Eleonora Camilli e Federica Mameli sui corridoi umanitari che, in tutta sicurezza, hanno già portato in Italia in aereo da Beirut 1.500 persone.
8. Migrazioni: quale ruolo per l’Italia in Europa?
Indebolimento del sistema Schengen, forti disaccordi su sbarchi, delocalizzazione riforma del sistema comune di asilo. Dopo anni di progressiva europeizzazione della dimensione esterna, si sta ora concretizzando un passaggio verso iniziative bilaterali: Anja Palm e Luca Barana analizzano la politica migratoria dell’Italia e il rischio di marginalizzazione in Europa.
Esternalizzazioni, Regolamento di Dublino, accordi con paesi terzi, la discussione a livello europeo resta fondamentale per il tema migratorio. Paolo Riva ha seguito per noi l’insediamento dei nuovi parlamentari europei provando a ipotizzare quale spazio troverà il tema dell’immigrazione nel Parlamento Europeo più frammentato della storia.
9. Ancora sul confine Messico-Usa
Battute volgari, razziste e misogine sui migranti, succede negli Stati Uniti, nella pagina segreta “I’m 10-15” – gruppo Facebook da 9 mila iscritti – sulla quale ora sta indagando l’Agenzia per la sicurezza alle frontiere. L’episodio è stato denunciato dalla testata noprofit ProPublica che si occupa di monitorare gli abusi di potere. Tra gli iscritti e i commentatori, infatti, c’erano anche diversi poliziotti o ex-agenti, commenti che violano il codice di condotta dell’Agenzia e che secondo i funzionari saranno al più presto puniti.
Tra i personaggi presi di mira figura anche la giovane deputata democratica Alexandria Ocasio-Cortez, da sempre impegnata nella difesa dei diritti e della dignità dei migranti.
La parlamentare proprio in questi giorni ha visitato i campi di detenzione ai confini tra USA e Messico denunciando le condizioni psico-fisiche degradanti dei migranti e racconta di aver visto persone costrette a bere l’acqua dei bagni, madri separate dai propri figli e detenuti maltrattati da ufficiali.
10. In Grecia vince il centrodestra ma i rifugiati scompaiono dal discorso elettorale
In Grecia Finisce l’era Tsipras. Con il 39.8% dei voti, il partito di centrodestra Nea Demokratia di Mitsotakis potrà quasi sicuramente avere una maggioranza assoluta nel nuovo parlamento greco. In queste ultime elezioni però i migranti sono quasi scomparsi dalla battaglia elettorale del paese, come denunciato da varie ONG e operatori. Un paradosso per la Grecia – che secondo le stime dell’Unhcr vede circa 80.000 richiedenti asilo nel suo territorio – che si trova ora a dover affrontare la questione dell’integrazione dei migranti senza un forte impegno di nessuno dei partiti al governo.
immagine di copertina via Sea Watch Italy