1. La crisi dei rifugiati vista da Davos
Il premier greco Alexis Tsipras, il ministro dell’economia tedesco Wolfgang Schäuble, il governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi e il primo ministro olandese Mark Rutte. Tutti e quattro erano a Davos dove si è svolto dal 20 al 23 gennaio l’annuale World Economic Forum. E tutti e quattro hanno parlato della crisi dei rifugiati e degli effetti sull’economia europea. Qui i video degli interventi.
2. Un taxi per i rifugiati
Dove trovare i soldi per l’accoglienza di centinaia di migliaia di rifugiati? In piccole tasse su beni e servizi di largo consumo, qualche centesimo per ogni corsa sul taxi o per ogni ingresso al cinema. L’idea – nata in un incontro delle Nazioni Unite e patrocinata da Kristalina Georgieva, in predicato di sostituire Ban Ki Moon al vertice dell’Onu – potrebbe rivoluzionare il modo di finanziare le azioni umanitarie nell’epoca delle “megacrisi”. L’articolo del New York Times.
3. Un Nobel a Lesbo
Nel 2015 sono arrivati più di 800mila migranti sulle coste delle isole greche. Un esodo drammatico che ha spinto un gruppo di accademici di diversi paesi a proporre l’assegnazione del Nobel per la pace a Lesbo, Kos e le altre isolette e ai loro abitanti per «l’empatia e lo spirito di sacrificio».
4. Sotto la Mole, il villaggio (olimpico) dei migranti
Rifugiati al villaggio olimpico. Viaggio di Al Jazeera dentro quelli che furono un tempo gli alloggi per gli atleti durante i giochi invernali di Torino 2006 e che concluse le gare sono stati abbandonati. Dal marzo 2013, una comunità di oltre mille persone prova a essere autosufficiente.
5. Calano gli “irregolari” negli Usa
Uno recente studio pubblicato dal Journal on Migration and Human Security mostra come il numero di “migranti irregolari” negli Usa sia in costante calo. Al di là della propaganda sempre più violenta nella corsa alla Casa Bianca, i numeri parlano chiaro: negli ultimi 8 anni il flusso di arrivi negli Stati Uniti è in diminuzione (dal 2008 oltre un milione in meno e oltre 600mila messicani in meno).
6. Le frontiere contano
L’importanza delle frontiere e di Schengen per sentirsi europei. Ilvo Diamanti su Repubblica dubita che di solo euro possa vivere l’Ue. «La questione europea diventa critica quando vengono messi in discussione i confini. Meglio: quando vengono ripristinati i controlli sui confini». «Le frontiere e i confini: servono. Sono necessari. Non solo sul piano istituzionale, ma anche cognitivo».
7. Ich bin ein “rifugiato”
I berlinesi aprono le porte ai rifugiati. Che siano un milione come ha annunciato a fine 2015 il governo tedesco o che siano un numero inferiore, certo è che i rifugiati arrivati in Germania finora sono un numero enorme. A Berlino si fa fatica a trovare un tetto per i 40.000 rifugiati destinati alla città. E allora alcuni berlinesi hanno aperto le porte di casa per ospitare qualcuno dei migranti arrivati.
8. Ancora sugli eritrei a Londra
Dei rifugiati eritrei e della disparità di trattamento che ricevono in Gran Bretagna (e Danimarca) ne abbiamo già scritto su Open Migration, ci torniamo per segnalare un nuovo studio e dato interessante. Il dato è questo: in UK, l’86% dei ricorsi ai dinieghi dello status d’asilo effettuati da cittadini eritrei vengono accolti. Il nuovo studio invece mostra come le linee guida britanniche per giudicare il diritto d’asilo per gli eritrei siano completamente sbagliate e superficiali. Il post del Refugee Council.
9. Germania, dati e rifugiati
L’Oim fa il punto con un nuovo report sul 2015 della Germania. Un milione di rifugiati, il sistema di distribuzione nei vari länder, l’impatto dei nuovi arrivi sull’economia più forte dell’Ue. Numeri e grafici per comprendere meglio le strategie del governo Merkel.
10. Le violenze di Colonia viste dal Libano
«Quella violenza è macista e universale». Un lungo post su Facebook di Joumana Haddad, intellettuale femminista libanese, dopo le violenze (ancora poco chiare nella natura e nelle dimensioni) di Colonia.