1. Il 2023 securitario d’Europa
I paesi dell’Ue – in particolare Germania, Austria, Italia, Danimarca, Polonia, Ungheria e Lettonia – hanno rafforzato la sicurezza delle frontiere nel 2023 per arginare i flussi migratori. Una grave carenza di alloggi in tutto il blocco Ue ha lasciato decine di richiedenti asilo senza casa, costretti a dormire nelle tende, mentre i centri di detenzione offshore stanno diventando la norma.
“Le autorità di frontiera della Lettonia hanno annunciato che avrebbero completato la costruzione della recinzione al confine con la Bielorussia entro la fine del 2023. Ora inizierà l’installazione di ulteriori infrastrutture: telecamere e sensori di sorveglianza. Nel 2023 militari, polizia e altro personale di frontiera sono stati schierati al confine tra Lettonia e Bielorussia”, riporta Info Migrants. Inoltre, “La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha lodato le “importanti iniziative” per frenare l’immigrazione da parte dei paesi dell’Ue, compreso l’accordo tra Italia e Albania”. All’appello non manca l’Inghilterra con la chiatta-prigione Bibby Stockholm: “non potete capire il mio stato, sto impazzendo, niente può calmarmi. Ecco come si sente uno dei 50 richiedenti asilo che hanno trascorso gli ultimi tre mesi su una chiatta da 222 stanze ormeggiata al largo di Portland, nel Dorset, in Inghilterra”, riporta la giornalista Bethany Dawson su Politico.
Infine aumenta il numero di persone migranti senza alloggio: “l’International Protection Accommodation Service [in Irlanda], non è stato in grado di offrire un rifugio adeguato a decine di persone a causa della grave carenza di alloggi”, si legge sul Guardian.
2. Gli invisibili tra gli invisibili: i minori stranieri in Italia
Sempre più allarmanti i casi di isolamento e chiusura che colpiscono i minori figli di stranieri – che siano arrivati da poco o che siano nati o cresciuti in Italia.
“Sono gli invisibili, quelli dell’ultimo banco, quelli che spariscono dai registri da un anno all’altro e nessuno sa perché. Storie come quella di Samira, tunisina, affetta da mutismo selettivo per un anno; Selma, egiziana, che ha cambiato quattro scuole e tre paesi, e non riesce a farsi degli amici; Yuan, cinese, che in classe si addormenta e non impara l’italiano”, scrive la giornalista Marzia Minore su Internazionale. E ancora, “per la sanità italiana, dove le risorse per la salute mentale sono poche – solo il 3,4 per cento della spesa sanitaria pubblica, lontano dal 10 per cento di altri paesi europei, secondo la Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza –, confrontarsi con bambini e adolescenti di origine straniera è una sfida”.
“Ci sono [presso CivicoZero, centro diurno di Roma] storie molto dolorose, c’è chi viene dall’Ucraina o chi è stato in carcere in Libia”, continua, “alcuni raccontano tutto dopo un mese, altri dopo due anni, altri mai. Se c’è un malessere profondo ci rivolgiamo ad altre strutture. Con i ragazzi cerco di non avere l’approccio classico di uno psicologo: decidono loro se e come raccontare la loro storia”.
3. Il dramma dimenticato delle persone rifugiate sudanesi
Dal 15 aprile il Sudan è dilaniato da una guerra civile che vede il capo dell’esercito, generale Abdel Fattah al-Burhan, contro Mohamed Hamdan Daglo, suo ex vice e comandante delle forze paramilitari di supporto rapido (Rsf). Migliaia di persone sono fuggite nel vicino Ciad e hanno trovato rifugio in campi sovraffollati come quello di Adre.
“[…] Nella sola città di Ardamata, nel Darfur occidentale, i gruppi armati hanno ucciso più di 1.000 persone nel mese di novembre. Ciò che abbiamo vissuto ad Ardamata è orribile. Le forze di supporto rapido hanno ucciso indiscriminatamente anziani e bambini, ha affermato Mariam Adam Yaya, rifugiata sudanese” riporta Africa News. E ancora: “il Ciad, il paese dell’Africa centrale che secondo le Nazioni Unite è il secondo paese meno sviluppato al mondo, ha ospitato il maggior numero di rifugiati sudanesi. L’Onu afferma che 484.626 persone si sono rifugiate lì da quando sono scoppiati i combattimenti, con gruppi armati che hanno costretto più di 8.000 persone a fuggire in Ciad in una settimana. Campi formali gestiti da Ong e insediamenti informali costruiti spontaneamente sono sorti in tutta la regione di confine di Ouaddai”.
“Dalle testimonianze emergono orrori indicibili: familiari uccisi, donne che hanno subito atroci atti di rapimento e violenza sessuale e case ridotte in cenere”, ha affermato Stephen Cornish, di Medici Senza Frontiere.
4. Senz’acqua e servizi adeguati
Circa 180 minori stranieri non accompagnati vivono in condizioni gravemente inadeguate e lesive della loro dignità in una struttura di primissima accoglienza sita nel Comune di Rosolini, in Sicilia, alcuni da oltre tre mesi.
“Tali condizioni, oltre a non risultare conformi alle norme in materia di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, potrebbero configurare, sulla base della recente e ormai consolidata giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, trattamenti inumani e degradanti ai sensi dell’art. 3 della Convenzione EDU. È quanto denunciano ASGI, ARCI, CNCA, Defence for Children International Italia, INTERSOS e Oxfam Italia in una lettera inviata lunedì 18 dicembre 2023 alle istituzioni centrali e locali, quali la Prefettura, il Tribunale per i Minorenni, la Procura, il Sindaco, il Servizio Centrale SAI e le Autorità garanti per l’infanzia”, riporta l’Asgi.
5. Sequestrata la nave umanitaria Ocean Viking
La Ocean Viking, nave umanitaria della Ong Sos Méditerranée, è in stato di fermo per la seconda volta in due mesi.
“L’anno finisce con lo stesso spirito con cui è iniziato: con gli ostacoli all’assistenza umanitaria attraverso una legge inutile, arbitraria e discriminatoria che prende di mira le stesse Ong che hanno salvato – dalla Vigilia di Natale ad oggi – quasi 1000 persone”, denuncia la Ong Sos Méditerranée.
E ancora, “questo secondo fermo arriva dopo il soccorso, da parte del team della Ocean Viking, di 244 persone. Tutte le operazioni si sono svolte sotto chiare istruzioni ed esplicite autorizzazioni emanate dalle autorità marittime. Le stesse autorità italiane accusano ora la Ocean Viking di non aver rispettato le istruzioni di procedere senza indugio, alla massima velocità sostenibile e con rotta diretta, verso il luogo di sicurezza assegnato. Possiamo solo supporre che la nostra presunta “inosservanza” consista in un piccolo cambiamento di rotta dell’Ocean Viking, avvenuto dopo aver ricevuto la segnalazione di un caso di pericolo con almeno 70 naufraghi a bordo a sole 15 miglia nautiche di distanza”.