1. Naufragio al largo di Lampedusa nella notte di capodanno
Almeno 20 persone migranti risultano disperse o presumibilmente morte dopo che la loro imbarcazione è affondata durante il viaggio verso l’Italia dalla Libia. Solo sette persone sono state salvate dal naufragio.
“Non si sono fermati i naufragi di imbarcazioni che tentano di attraversare il Mediterraneo. Ieri sera una barca si è rovesciata poco lontano da Lampedusa: con l’intervento della motovedetta V1104 della Guardia di finanza, sette persone sono state portate in salvo e fatte sbarcare sull’isola. Tra loro anche un bambino siriano di otto anni che, stando a quanto ricostruito, avrebbe perso la madre.I due, imbarcati a Zuwara, in Libia, insieme agli altri, avrebbero avuto intenzione di raggiungere la Germania. Infatti, secondo quanto riportato dai presenti, lì vivrebbe il padre del bambino. Ieri, il piccolo ha fatto una videochiamata al padre, poi ha trascorso la notte a Lampedusa, in attesa di essere trasferito”, riporta il giornalista Luca Pons su Fanpage. E ancora: “negli ultimi giorni, il numero di persone che hanno tentato di attraversare il Mediterraneo è aumentato molto nonostante normalmente, in inverno, le condizioni del mare rendono particolarmente difficile la traversata dal Nord Africa alla Sicilia. In tutto il mese di dicembre, le persone effettivamente sbarcate in Italia sono state 2.780. Di queste, ben 747 sono arrivate il 30 dicembre […]”.
Nel frattempo l’Unicef critica le politiche migratorie dei governi esortandoli a collaborare: “l’Unicef invita i governi a usare il Patto sulla migrazione e l’asilo per dare priorità alla salvaguardia dei bambini. Ciò include garantire percorsi sicuri e legali per la protezione e il ricongiungimento familiare, nonché operazioni coordinate di ricerca e soccorso, sbarchi sicuri, accoglienza basata sulla comunità e accesso ai servizi di asilo”, afferma Regina De Dominicis, Coordinatrice speciale per la risposta ai rifugiati e ai migranti in Europa.
2. I giudici non convalidano nuovi trattenimenti a Porto Empedocle
Cinque richiedenti asilo del Bangladesh sono stati rinchiusi nel centro di detenzione di Porto Empedocle per poi essere liberati dai giudici.
“[…] La polizia ha notificato loro i provvedimenti di privazione della libertà personale firmati dal questore di Agrigento. […] Il tribunale di Palermo ha annullato quelle misure, rimettendo in libertà i cittadini stranieri. Erano un paio di mesi che nella struttura siciliana non veniva portato nessuno: è difficile credere che la coincidenza temporale con la decisione degli ermellini sia frutto del caso”, scrive il giornalista Giansandro Merli su Il Manifesto.
E ancora: “anche in quello [di caso] più recente relativo ai cinque cittadini del Bangladesh il ragionamento si è incentrato sul fatto che i migranti erano finiti dietro le sbarre senza che il questore avesse fornito una effettiva motivazione sulla necessità del disposto trattenimento. Il diritto europeo vieta di detenere i richiedenti asilo per il solo fatto di chiedere protezione, la direttiva di riferimento è molto chiara: la reclusione può essere l’extrema ratio, mai la regola. Tale interpretazione, che esclude qualsivoglia automatismo, è in linea con i principi della direttiva europea e della giurisprudenza della Corte di Giustizia sopra richiamati, secondo cui il trattenimento va disposto soltanto nelle circostanze eccezionali, in base ai principi di necessità e proporzionalità, come ultima risorsa, sulla base di una valutazione caso per caso, sempre che non siano applicabili efficacemente misure alternative meno coercitive, si legge nel provvedimento”.
3. Ancora violenze da parte della Tunisia
L’Ong Mediterranea Saving Humans, riprendendo la segnalazione del collettivo Refugees in Libya, denuncia le autorità tunisine accusandole di aver prima sequestrato e poi abbandonato nel deserto un gruppo di sette persone migranti.
E ancora: “Non è la prima volta che il fenomeno dei migranti abbandonati nel deserto viene alla luce. Nella notte tra il 7 e l’8 novembre, un barchino con 80 persone a bordo sarebbe stato speronato dalla Guardia Costiera tunisina, che ne avrebbe anche causato il ribaltamento. I sopravvissuti al naufragio hanno poi raccontato di essere stati deportati nel deserto e venduti ai libici”.
4. Si amplia l’area Schengen, ma i controlli alle frontiere permangono in tutta l’Ue
Bulgaria e Romania sono entrate a far parte della zona Schengen, 18 anni dopo la loro prima adesione all’Ue. Mentre le persone in questi paesi celebrano la loro nuova libertà, molti paesi hanno implementato controlli temporanei alle frontiere per gestire l’immigrazione all’interno del blocco.
“Con questa apertura delle frontiere, i viaggiatori che viaggiano in auto e in treno tra i due Paesi non dovranno più presentare documenti ai valichi di frontiera ufficiali. Nel caso della Romania, lo stesso vale per il confine con l’Ungheria, che è anch’esso uno Stato membro dell’Ue. Nel caso della Bulgaria, ciò significa che non sarà necessario esibire alcun documento ai confini con la Grecia. Ciò collega di fatto anche la Grecia, lo Stato più orientale dell’Ue dopo Cipro, al resto dell’area Schengen, poiché ora sarà possibile viaggiare dalla Grecia all’Europa occidentale e oltre attraverso Bulgaria, Romania e Ungheria senza mai mostrare alcun documento di identità, almeno in teoria”, si legge su InfoMigrants. E ancora: “sebbene l’allargamento dell’area Schengen sia stato accolto con favore dai politici di tutta l’Unione, avviene in un momento difficile per l’Ue. Molte nazioni dell’Ue stanno utilizzando disposizioni per sospendere le regole di Schengen […]. A dicembre, anche i Paesi Bassi hanno introdotto controlli di frontiera per i viaggiatori provenienti da Germania e Belgio. Anche Austria, Italia e Slovenia mantengono controlli ad alcuni dei loro confini”.
5. Insegnanti arrestati in Bulgaria per aver prestato soccorso
Tre insegnanti del Collettivo Rotte Balcaniche sono stati arrestati per aver prestato aiuto a persone migranti marocchine.
“I tre sono attivisti del Collettivo Rotte Balcaniche. È il 24 dicembre. A poche ore dal nostro arrivo riceviamo una richiesta di soccorso. Il gruppo raggiunge in un bosco tre marocchini, uno dei quali in iniziale stato di ipotermia. C’era il terrore nei loro occhi – scrive Zito – quando diciamo che per chiamare l’ambulanza e salvare il loro amico arriverà sicuramente la polizia bulgara. I tre insegnanti sono stati presi in consegna dagli agenti (due ammanettati) e condotti alla stazione di polizia di Malko Tarnovo per essere reclusi. Interrogati, ma non ci viene rilasciato nessun verbale, minacciati di arresti per traffico di migranti”, riporta Il Manifesto.
In ogni caso, “Il gruppo è stato trattenuto per una notte e poi rilasciato”.
6. I nostri nuovi articoli su Open Migration
In Libano, guerra e sfollamento forzato non risparmiano le comunità migranti, e le migliaia di lavoratrici domestiche intrappolate nel sistema kafala non fanno eccezione. Centinaia di ragazze sierraleonesi sopravvissute ai bombardamenti israeliani e all’abbandono dei loro garanti hanno trovato rifugio in un ex salone di esposizione riconvertito in discoteca: esauste, aspettano l’opportunità di tornare a casa. Le loro storie sono raccontate da Valeria Rando con le fotografie di Sergio Attanasio.
La Tunisia continua a essere un paese dove negli ultimi due anni, le carceri tunisine si sono riempite di decine di prigionieri politici. Nonostante la repressione, non si fermano le manifestazioni di un popolo che da tempo chiede e pretende cambiamento. Ce ne parla Matteo Chiani.
Foto copertina via Twitter/Sos Mediterranée