1. Deportazioni e repressioni sistematiche negli Usa
Procede la politica di repressione e deportazione di massa targata Trump, nel mezzo di proteste sempre più frequenti contro il suo governo.
“La prospettiva che gli Stati Uniti destinassero migranti in una prigione straniera nota per violazioni dei diritti umani sarebbe stata inimmaginabile meno di un anno fa. Ma è solo una delle componenti più drammatiche del progetto di deportazione senza precedenti di Trump. Il Presidente ha revocato lo status legale temporaneo di centinaia di migliaia di persone e ha ampliato il potere dell’Immigration and Customs Enforcement (Ice) di radunare e rimuovere milioni di altre persone […]”, scrivono i giornalisti Eric Cortellessa e Brian Bennett sul Time. Tra le persone che rischiano il trasferimento a centri di detenzione per il rimpatrio forzato, anche cittadine europee: “i funzionari del Dipartimento di Stato americano che si occupano di Europa hanno esortato il Dipartimento per la Sicurezza Interna, che sovrintende alle deportazioni, a non inviare cittadini europei a Guantanamo, dato che la maggior parte dei paesi europei riammette i propri cittadini senza problemi e molti sono fedeli alleati degli Stati Uniti […]”, riporta il giornalista Seb Starcevic su Politico.
Proseguono nel frattempo le proteste antirazziste e antigoverno: “mentre sabato carri armati e soldati sfilavano per le strade di Washington, diversi milioni di persone in tutto il paese si sono radunate per protestare contro gli eccessi dell’amministrazione di Donald Trump. Le proteste, sotto lo slogan “No Kings”, si sono svolte in circa 2.100 luoghi in tutto il paese, dalle grandi città ai piccoli centri. Una coalizione di oltre 100 gruppi si è unita per pianificare le proteste, che si ispirano al principio della nonviolenza”, scrivono Rachel Leingang, Andrew Gumbel e Melissa Hellmann sul Guardian.
2. In piazza per i permessi di soggiorno
“Non sulla nostra pelle” lo slogan utilizzato a Napoli in un corteo composto prevalentemente da persone con background migratorio, per rivendicare diritti di base come casa e lavoro, oltre che permessi di soggiorno e contrasto al razzismo.
“In testa al corteo, le mamme con i passeggini. Le donne delle comunità di migranti a Napoli. Sfilano da piazza Garibaldi con le bandiere dei Paesi di origine. E i cartelli per dire no a razzismo e sfruttamento, per esprimere vicinanza al popolo di Gaza e ai manifestanti di Los Angeles, per non dimenticare le aggressioni subite dai loro connazionali nell’area a nord di Napoli”, si legge su Rai News. E ancora: “in migliaia hanno sfilato da piazza Garibaldi per dirigersi in piazza Plebiscito, a Napoli, dinanzi la sede della Prefettura. Un corteo animato dalle comunità immigrate e dai movimenti antirazzisti di Napoli e provincia come epilogo di un percorso che negli ultimi due mesi ha visto svolgere decine di assemblee sia a Napoli che in provincia. “Abbiamo ascoltato le voci di chi, ogni mattina all’alba, affolla le rotonde della provincia Napoli in attesa dei caporali. Abbiamo parlato delle vite sospese di chi non ha un documento, dei costi insostenibili e delle attese infinite”, hanno detto alcuni manifestanti”, riporta Metropolis.
3. La Cedu si pronuncia a favore dell’Italia nel caso del naufragio del 2017 al largo della costa libica
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha respinto un caso in cui il Centro di coordinamento del soccorso marittimo (Mrcc) italiano era stato accusato di aver effettuato indirettamente respingimenti in mare, autorizzando le autorità libiche a salvare i migranti e a riportarli indietro.
“La Cedu ha stabilito che le autorità italiane non avevano agito illegalmente in un caso complesso risalente al 6 novembre 2017, quando l’Mrcc aveva incaricato la guardia costiera libica di soccorrere i migranti naufraghi in mare e di riportarli sul suolo libico. Il caso in questione riguardava il salvataggio di 150 persone da un gommone partito dalla Libia pochi giorni prima. Venti persone erano morte durante la missione di soccorso guidata dalle autorità libiche, tra cui diversi bambini, dopo che l’imbarcazione […] si era trovata in difficoltà in mare. I 17 querelanti […], tutti sopravvissuti al naufragio, avevano affermato che queste morti avrebbero potuto essere evitate se le autorità italiane non avessero delegato le decisioni importanti ai funzionari libici in mare”, si legge su Info Migrants.
Un caso che fa discutere i giuristi esperti di immigrazione:
4. Gli alawiti siriani fuggono in Libano, con scarsi aiuti per accoglierli
Quasi 40.000 persone sono fuggite dalla violenza settaria in Siria verso il Libano negli ultimi tre mesi.
“La maggior parte dei nuovi arrivati sono alawiti, una minoranza religiosa che è stata oggetto di un’ondata di omicidi all’inizio di marzo, durante la quale le forze affiliate al nuovo governo siriano hanno compiuto massacri di rappresaglia nelle aree a maggioranza alawita. Questo è avvenuto dopo che gruppi fedeli all’ex regime del presidente Bashar al-Assad hanno attaccato le forze di sicurezza […]” scrive la giornalista Hanna Davis sul New Humanitarian. “Si ritiene che almeno 800 persone siano state uccise all’inizio di marzo, sebbene il conteggio esatto delle vittime non sia ancora chiaro. All’inizio delle violenze, migliaia di persone, per lo più alawite, hanno cercato rifugio in Libano e continuano ad attraversare il confine […]. Molte città e villaggi, tra cui Massoudiyeh, non sono più in grado di accogliere adeguatamente [i nuovi arrivati], ha detto il sindaco di Massoudiyeh, Ali al-Ali. Non ci sono centri di accoglienza adeguati. Le persone dormono in garage, negozi, per strada e nel municipio”.
Infine: “Lungo la strada che porta al municipio e all’ufficio del sindaco al-Ali, una delle moschee di Massoudiyeh era gremita di materassi, valigie e circa 410 persone […]”.
5. Un nuovo salvataggio in mare
La nave Ocean Viking è arrivata al porto di Marina di Carrara.
“La nave è entrata in porto puntuale alle 9, raggiungendo lo scalo apuano dopo aver tratto in salvo nei giorni scorsi 70 migranti nelle acque del Mediterraneo meridionale. Per la Ocean Viking è la terza volta a Marina di Carrara in poco più di tre mesi. Complessivamente invece per lo scalo apuano quello di oggi è il diciottesimo sbarco dal 2023, il quarto del 2025”, si legge su l’Ansa.
E ancora: “Le operazioni di accoglienza e le procedure di sbarco sono coordinate dalla Prefettura di Massa-Carrara. In banchina i volontari, il supporto sanitario e le forze dell’ordine, oltre al personale dell’Autorità portuale e della Capitaneria di porto”.
6. I nostri nuovi articoli su Open Migration
Il Rapporto “Brutal barriers” curato da Oxfam ed Egala raccoglie testimonianze riguardanti persone soccorse nella foresta nel corso degli anni, e gli interventi di Medici Senza Frontiere sulle loro ferite. Una realtà, quella del confine Est dell’Europa, che si è trasformata nel tempo in un’altra crisi umanitaria dove persone vulnerabili restano intrappolate per settimane, a volte anche mesi, rischiando la vita. Ce ne parla Ilaria Romano.