1. Marjan Jamali è libera
Dopo 17 mesi di carcere, Marjan Jamali è stata finalmente assolta.
“Il tribunale del Riesame di Reggio Calabria ne ha disposto la libertà. Termina dunque la detenzione domiciliare presso una struttura protetta di Camini nella Locride. Una storia kafkiana, frutto marcio dell’art.12 del testo unico sull’immigrazione che già era costato caro all’attivista e regista curda Maysoon Majidi. Due casi paralleli, entrambi dipanatisi in Calabria dove entrambe le donne erano sbarcate. Maysoon il 31 dicembre del 2023 a Crotone Marjan il 23 ottobre a Roccella Jonica”, scrive il giornalista Silvio Messinetti sul Manifesto. E ancora: “Dall’inizio, il caso di Marjan Jamali ha mostrato tutte le contraddizioni di un sistema che spesso criminalizza le vittime invece di proteggerle. L’accusa si basava unicamente sulle parole di tre uomini, senza alcuna prova concreta. Al contrario, più testimoni hanno dichiarato che Marjan non aveva alcun ruolo nella gestione dell’imbarcazione e che, anzi, aveva cercato di proteggere altre persone dalla violenza degli stessi uomini che l’accusavano”, riporta il giornalista Simone Gavazzi su Domani.
Infine: “questa sentenza non è solo una vittoria per Marjan, ma per tutte le persone migranti che rischiano di essere ingiustamente criminalizzate sulla base di leggi che cercano un capro espiatorio come il Decreto Piantedosi e l’articolo 12 del Testo Unico sull’Immigrazione. Quest’ultimo, infatti, continua a essere utilizzato per colpire non solo presunti trafficanti, ma anche vittime di tratta e rifugiati politici, trasformando persone in fuga in criminali”.
2. Un altro anno di diritti violati per le persone rifugiate
Il 20 giugno è stata la giornata mondiale dei rifugiati e delle rifugiate. Anche quest’anno ci troviamo davanti a un quadro fatto di gravi violazioni dei diritti umani e securitarismo.
“Alla fine del 2024, si stima che 123,2 milioni di persone in tutto il mondo siano state costrette a fuggire a causa di persecuzioni, conflitti, violenze, violazioni dei diritti umani ed eventi che hanno gravemente turbato l’ordine pubblico. Si tratta di un aumento di 7 milioni di persone, pari al 6%, rispetto alla fine del 2023 […]” riporta l’Unhcr. Secondo le agenzie, il calo è in parte dovuto al fatto che gli Stati Uniti hanno ridotto il loro sostegno a progetti medici e sociali internazionali: “in un mondo in cui i conflitti si moltiplicano, resta fondamentale che gli Stati mantengano la propria responsabilità di proteggere le persone costrette a fuggire, promuovendo al contempo un ambiente in cui possano prosperare e contribuire fino a quando le condizioni non consentiranno un ritorno a casa sicuro e dignitoso, ha affermato Filippo Grandi, Alto Commissario dell’Unhcr”, riporta InfoMigrants.
Il presidente del Consiglio d’Europa, Alain Berset, ha aggiunto: “proteggere coloro che non hanno altra scelta che fuggire dalla violenza e dalla persecuzione è sia un dovere morale che un obbligo giuridico”.
3. La strage di Pylos 2 anni fa: la corte navale accusa la guardia costiera greca
Dopo un’indagine durata due anni, la Corte navale greca ha incriminato penalmente 17 membri della guardia costiera greca per la loro responsabilità nell’affondamento di un’imbarcazione nel giugno 2023, che ha causato la morte di almeno 600 persone migranti.
“Nel giugno 2023, l’Adriana, un peschereccio arrugginito e sovraccarico partito da Tobruk, in Libia, affondò a sud-ovest di Pylos, nel Peloponneso. A bordo c’erano più di 750 persone. Secondo le Nazioni Unite, si ritiene che siano morte più di 600 persone. Solo 82 corpi sono stati recuperati. A quasi due anni dal naufragio di Pylos, i procedimenti penali contro 17 membri della guardia costiera greca, tra cui ufficiali di alto rango, segnano un importante passo avanti per le vittime”, si legge su InfoMigrants. “Secondo gli avvocati delle vittime del naufragio, le accuse sono rivolte al capitano e all’equipaggio della pattuglia inviata sul posto, ma anche all’ex capo della guardia costiera, al supervisore del Centro nazionale greco di coordinamento del soccorso marittimo e a due ufficiali della sicurezza marittima in servizio quel giorno”.
E ancora: “questa decisione fa seguito alla pubblicazione di un rapporto sull’incidente nel febbraio 2025 da parte del Difensore civico greco. Andreas Pottakis ha quindi raccomandato sanzioni contro il personale della guardia costiera coinvolto nell’affondamento in un comunicato stampa. Nella sua indagine, il Difensore civico ha evidenziato “una serie di gravi e persistenti omissioni nelle attività di ricerca e soccorso da parte di alti ufficiali della Guardia costiera greca”.
4. Le sfide che devono affrontare le persone migranti rimpatriate dagli Usa
L’amministrazione del presidente Donald Trump ha praticamente posto fine all’accesso all’asilo al confine meridionale degli Stati Uniti, ha annullato lo status di immigrazione protetta per venezuelani, cubani, haitiani e nicaraguensi e ha deportato centinaia di migliaia di persone.
“Mentre alcuni restano in Messico o in America Centrale, molti di coloro che vengono mandati a sud si uniscono alle migliaia di persone migranti che, di fronte alla situazione sempre più allarmante e impossibile negli Stati Uniti, hanno scelto di tornare in Sud America, diventando parte di una nuova tendenza migratoria, in gran parte non monitorata, nota come flusso inverso”, scrive la giornalista Margot Davier sul New Humanitarian. “Il viaggio di ritorno, forzato o scelto, può essere pericoloso quanto la migrazione iniziale, ma avviene in un ambiente ancora più ostile, ha affermato Diego Chaves-González, responsabile senior dell’Iniziativa per l’America Latina e i Caraibi del Migration Policy Institute. I rifugi hanno chiuso i battenti, le protezioni sono scomparse e i trafficanti stanno adattando i loro modelli di business. I migranti sono sempre più invisibili, disperati e vulnerabili”. E ancora: “A febbraio, una bambina venezuelana di otto anni è morta in un naufragio al largo della costa del distretto indigeno di Guna Yala, dove originariamente iniziava la rotta marittima da Panama alla Colombia”.
Infine: “Secondo una recente indagine del Mixed Migration Center (MMC) e della Protection Information Management Initiative for Latin America and the Caribbean (ProLac), l’85% delle persone migranti in “controcorrente” decide di tornare a causa delle nuove politiche migratorie statunitensi, mentre il 34% teme l’espulsione. Circa il 73% delle persone intervistate in Colombia ha attraversato la costa caraibica”.
5. Il ruolo dell’Algeria nel contrastare le migrazioni verso l’Europa
Un nuovo rapporto dal titolo Suppression of Movement realizzato dal Ftdes (Forum tunisino per i diritti economici e sociali) rivela la dura repressione sulla libertà di movimento messa in atto dall’Algeria per reprimere le migrazioni verso l’Europa.
Il rapporto “copre un’ampia gamma di questioni, tra cui la nuova legge algerina sull’asilo, lo sviluppo di un’infrastruttura sostanziale di sorveglianza e sicurezza delle frontiere e l’accelerazione delle pratiche di espulsione. Molte di queste politiche hanno ricevuto sostegno da Stati come la Germania e l’Italia, nonché da organizzazioni internazionali come l’Organizzazione internazionale per le migrazioni e l’Unhcr”, riporta Statewatch. Il rapporto è stato redatto dal giornalista Sofian-Philip Naceur che afferma: “mentre la migrazione stagionale di manodopera da Niger e Mali è parte integrante dell’economia algerina meridionale fin dagli anni ’70, il boom edilizio dall’inizio degli anni 2000 ha reso le persone in movimento indispensabili per la modernizzazione del Paese in termini di alloggi e infrastrutture. A causa della loro esclusione dalla protezione sociale, dalla sicurezza salariale e dagli standard lavorativi, tuttavia, le imprese statali, private, piccole e medie imprese continuano a trarre profitto da questa precarietà artificiale”.
E ancora, sostiene Naceur: “l’intera industria del regime di confine viene analizzata e affrontata solo attraverso una lente antirazzista. Il razzismo è fondamentale per il mantenimento dei regimi di confine, senza dubbio. Ma credo che sia necessario reinserire le dinamiche di classe nel discorso, sia tra il Nord e il Sud del mondo, sia in particolare nel Sud. Se uno slogan come “libertà di movimento” è la richiesta definitiva e più radicale che si possa immaginare, uno slogan che ora riecheggia non solo in tutta Europa, ma anche in tutta l’Africa settentrionale, nel Sahel o nell’Africa occidentale […], è evidente che non abbiamo capito come funziona il capitalismo globale”.
6. La Repubblica Dominicana costruisce un nuovo tratto di muro al confine con Haiti
I lavori per l’estensione dovrebbero portare la lunghezza totale del muro a circa 170 chilometri. Simbolo di fermezza contro l’immigrazione, varata nel 2021 dal governo di Luis Abinader.
“Il muro, costituito da una base di cemento e da una recinzione sormontata da filo spinato, è un’iniziativa del presidente Abinader, che ha adottato una linea dura in materia di immigrazione sin dal suo insediamento nel 2020. La costruzione del muro è iniziata l’anno successivo. Haiti, il paese più povero delle Americhe, è stato messo in ginocchio da bande accusate di omicidi, stupri e rapimenti. La violenza è aumentata nell’ultimo anno e, secondo le Nazioni Unite, un numero record di quasi 1,3 milioni di persone è stato costretto a fuggire per cercare rifugio altrove nel paese. Circa 500.000 haitiani vivono ora nella Repubblica Dominicana”, si legge su Le Monde.
Infine: “Nel 2024, Luis Abinader ottenne un secondo mandato promettendo di intensificare le espulsioni. Nei primi cinque mesi dell’anno, le autorità dominicane hanno espulso poco più di 143.000 haitiani senza documenti, secondo i dati ufficiali”.
Foto via X/Melting pot europa