1. Mediterraneo: si contano i morti
Quattro naufragi nell’arco di tre giorni hanno causato la morte di oltre 110 persone nel Mediterraneo, tra cui almeno 70 persone i cui corpi sono stati ritrovati sulla spiaggia di al-Khums, nella Libia occidentale.
In un solo giorni 3 naufragi al largo del Mediterraneo. Oltre cento vittime. Pescatori libici hanno recuperato 47 cadaveri. Congelati. Ecco alcuni dei corpi allineati ieri sulla spiaggia di Naggaza, vicino Al Khoms #Libia pic.twitter.com/7Rpvom5lf2
— Nancy Porsia (@nancyporsia) November 13, 2020
Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni (OIM), le vittime erano a bordo di una barca che avrebbe trasportato più di 120 persone, tra cui donne e bambini. Quarantasette sopravvissuti erano stati portati a riva dalla guardia costiera e dai pescatori, mentre giovedì i corpi di almeno 74 persone erano dispersi in mare.
Poche ore dopo la segnalazione dei corpi, Medici senza frontiere (MSF) ha aiutato tre donne che erano le uniche sopravvissute di un altro naufragio, che ha ucciso 20 persone al largo di Sorman, in Libia.
BREAKING: Our teams in Sorman #Libya have today assisted three women as the lone survivors of another shipwreck where 20 people drowned. Rescued by local fishermen, they were in shock and terrified; they saw loved ones disappear beneath the waves, dying in front of their eyes.
— MSF Sea (@MSF_Sea) November 12, 2020
Approfittando del bel tempo di metà autunno – scrive Lorenzo Tondo sul Guardian -, i trafficanti di esseri umani hanno mandato in mare centinaia di migranti nell’ultima settimana, la maggior parte di questi viaggi sono finiti in tragedia.
Mercoledì, sei persone sono morte dopo che il gommone su cui viaggiavano con più di 100 migranti si è rovesciato al largo della costa libica. Tra le vittime c’era anche un bambino di sei mesi.
Ennesimo naufragio annunciato nel #Mediterraneo. Ai 5 corpi recuperati da @openarms_it si aggiunge quello di Joseph, un bimbo di sei mesi morto mentre aspettava i soccorsi. La disperazione non va in lockdown: ci si salva insieme o nessuno si salva. Solidarietà a #Openarms. pic.twitter.com/N8cQHheJko
— Roberto Saviano (@robertosaviano) November 12, 2020
Il bambino, sopravvissuto al naufragio, è morto a bordo di una barca di salvataggio. Si chiamava Joseph, era originario della Guinea, era stato salvato dai soccorritori di Open Arms mercoledì mattina tardi, dopo che il gommone avrebbe iniziato a sgonfiarsi. Almeno altri cinque richiedenti asilo sono morti a causa di quell’incidente.
Mentre l’organizzazione è riuscita a salvare altre 260 persone, la morte del piccolo solleva più di un interrogativo sulle politiche migratorie dell’Unione europea e sull’assenza di un sistema comune europeo di soccorso.
2. Se l’Italia e l’Europa hanno bisogno di Comitato per difendere il diritto di soccorso in mare
«Il principio di soccorso in mare è messo pesantemente in discussione», ha spiegato qualche giorno fa il presidente dell’Associazione A buon diritto, Luigi Manconi, ai membri della commissione Affari costituzionali della Camera. «Per noi costituisce un fondamento di civiltà giuridica e la base costitutiva di tutti gli altri diritti, mentre oggi viene svalutato e sottoposto ad attacchi che lo rendono assimilabile a un comportamento illegale e sanzionato anche penalmente». «Il danno principale – ha aggiunto nella stessa occasione il giurista Luigi Ferrajoli – è il fatto che punire un comportamento non soltanto virtuoso ma doveroso, equivale a produrre un abbassamento del senso morale della cultura di massa». Per poi concludere: «Le stragi del mare saranno ricordate come una colpa imperdonabile, perché potevano essere evitate».
Dal tentativo di ridurre il danno, provare a contrastare l’abbassamento del senso morale della società di cui parla Ferrajoli, otto organizzazione non governative (Sea Watch, Proactiva Open Arms, Medici senza frontiere. Mediterranea – Saving Humans, Sos Mediterranée, Emergency e ResQ) hanno dato vita a un Comitato per il diritto al soccorso al quale hanno aderito anche Aita Mari e Sea Eye. A far parte del comitato – spiega Carlo Lania sul Manifesto – oltre a Manconi e Ferrajoli, sono state chiamate personalità come Vittorio Alessandro, Francesca De Vittor, Paola Gaeta. Federica Resta, Armando Spataro, Sandro Veronesi e Vladimiro Zagrebelsky.
3. Il Patto europeo per le migrazioni penalizzerà sia l’Italia che i richiedenti asilo
Quali saranno in Italia le conseguenze del nuovo Patto europeo sulle migrazioni e l'asilo se dovesse essere approvato così com'è?
Lo spiegano bene @SaraPrestianni, Gaia Romeo ed Elena Bizzi di @EuroMedRights, qui 👉 https://t.co/79U5XyBrlu#MigrationPact #RethinkMigrationPact pic.twitter.com/lWOdxCo0Of
— A Buon Diritto (@abuondiritto) November 16, 2020
Il Patto europeo per le migrazioni potrebbe riuscire nell’incredibile impresa di peggiorare le cose aggravando le condizioni dei migranti che arrivano in Italia e chiedendo uno sforzo ulteriore al nostro paese: “Se il Patto sarà approvato, l’Italia potrebbe essere costretta a farsi carico della maggior parte dei richiedenti asilo che arriveranno nel suo territorio – per una media di circa 15.000 persone – dal momento che il principio del Paese di primo ingresso è stato mantenuto. Se tale cifra è esatta, il nostro Paese dovrà moltiplicare la capienza degli hotspot e dei Centri per il rimpatrio addirittura di 50 volte. Sono queste le principali conclusioni contenute nell’analisi ‘Nuovo patto, pessimo impatto. Perché il nuovo Patto europeo sulla migrazione penalizza sia l’Italia che i richiedenti asilo’, realizzato da EuroMed Rights in vista del Consiglio dei ministri dell’Interno europei, che alle 15 discuteranno l’adozione del Patto”.
4. Decreto Salvini e gestione pessima: così sono aumentati i contagi tra i migranti nei grandi centri
“In Italia non è mai stato pensato un piano ordinario per l’accoglienza dei migranti, ma si sono susseguite soluzioni emergenziali. Con i tagli dei decreti Salvini il circuito dell’accoglienza è stato colpito duramente: i migranti, cui è stata negata la protezione per motivi umanitari, sono stati stipati nei grandi centri, come il caso dell’ex caserma Serena di Treviso, dove il Covid-19 ha trovato terreno fertile per il contagio”.
Tommaso Coluzzi su Fanpage – partendo dal lavoro di Openpolis e ActionAid – racconta come l’innescarsi di focolai di Covid-19 all’interno dei grandi centri per migranti – strutture premiate a discapito dell’accoglienza diffusa dai provvedimenti dell’ex ministro Salvini – è stata una naturale conseguenza del sovraffollamento di questi luoghi.
5. Le Canarie porta d’Europa per chi fugge dal Marocco
“Il molo di Arguineguin, nella località Mogán, nell’isola di Gran Canaria, sembra un campo profughi. Sono almeno 1500 le persone nelle tende. Dall’inizio dell’anno sono arrivati alle Isole Canarie, territori spagnoli, più di 14.000 persone. Una cifra impressionante, un aumento del 600 % degli arrivi rispetto allo scorso anno. «Era dal 2006, quando arrivarono 30 mila persone, che non si vedeva nulla di simile, impressionante», racconta Paco, un’attivista dell’isola, che si occupa di integrazione e accoglienza. Solo nell’ottobre 2020, secondo i dati Unhcr, sono stati registrati quasi 5.000 arrivi. Il fine settimana del 7-8 novembre scorso, sono state 2200 le persone arrivate in piena crisi sanitaria, che morde le isole come la Spagna continentale”. Sul Manifesto Christian Elia racconta di come nelle arrivate più di 14mila persone da gennaio con sbarchi aumentati del 600% in un anno.
6. Un bambino muore nel tragico tentativo di raggiungere la Grecia: per le autorità la colpa è del padre
Il padre di un bambino di sei anni morto nel tentativo di raggiungere l’isola greca di Samos dalla costa turca è stato accusato dalle autorità greche di aver messo in pericolo la vita del figlio. Abdul*, 25 anni, dall’Afghanistan, rischia fino a 10 anni di carcere se giudicato colpevole. Padre e figlio facevano parte di un gruppo di 25 persone che avevano lasciato la Turchia nella speranza di chiedere asilo in Europa, ma la loro barca, si sarebbe rovesciata nel Mar Egeo. Il corpo del bambino di sei anni è stato trovato sulle rive di Samo vicino a una donna incinta, che era ancora viva e ha partorito diversi giorni dopo. L’accusa è stata definita “un attacco diretto al diritto di chiedere asilo”, Katy Fallon e Stavros Malichudis ne hanno scritto per il Guardian.
Un padre afghano perde il figlio di 6 anni cercando di raggiungere via mare l'isola greca di Samos. La responsabilità penale è del padre, accusano le autorità greche, in un cambio di passo che è "a direct attack on the right to seek asylum" https://t.co/I3zSorh1S4
— Giuliano Battiston (@battiston_g) November 16, 2020
7. Quali pericoli affrontano i migranti per arrivare in Europa?
Il rapporto “L’intersezione tra migrazione irregolare e traffico di esseri umani in Africa occidentale e Sahel”, pubblicato a settembre 2020 dal “The Global Initiative”, cerca di capire come i cambiamenti della migrazione irregolare verso l’Europa hanno influenzato le dinamiche della tratta.
La detenzione di migranti costituisce una fonte di reddito sicura per i criminali, attraverso l’estorsione – lo ha sperimentata il 54% delle persone ascoltate – rapimenti (32%), lavoro forzato (11%), schiavitù (7%), abusi sessuali (4%) e traffico di organi (3%) sono tra gli altri principali pericoli che i migranti devono affrontare nel loro viaggio. Silvia Peirolo li analizza per MeltingPot.
8. In Messico entra in vigore una riforma a favore di minori migranti, richiedenti asilo e rifugiati
Il Messico celebra la pubblicazione di una riforma che modificaa vari articoli della legge sulla migrazione e della legge sui rifugiati, la protezione complementare e l’asilo politico.
“Dopo anni in cui organizzazioni internazionali e la società civile hanno cercato di armonizzare queste due leggi per garantire più efficacemente l’adempimento dei diritti dei bambini e degli adolescenti migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Con l’entrata in vigore di questa riforma lo Stato messicano si rimette in linea con altri trattati internazionali e raccomandazioni dei comitati internazionali per i diritti umani e apre la strada a un cammino verso un rispetto dei diritti dei bambini e degli adolescenti in situazione di mobilità nel paese. Secondo il parere delle cinque agenzie delle Nazioni Unite, questa è la riforma più importante in materia dal 2014, quando è stata adottata la Legge generale sui diritti delle ragazze, dei ragazzi e degli adolescenti”. Vittoria Romanello ne parla su Mondo Solidale di Repubblica.
9. Etiopia è record di profughi verso il Sudan
Secondo l’Agenzia ONU per i Rifugiati in Etiopia è in corso una crisi umanitaria su vasta scala: migliaia di rifugiati ogni giorno fuggono dai continui combattimenti nella regione dei Tigrè, in Etiopia, per mettersi in salvo nel Sudan orientale.
“Si tratta di un afflusso mai registrato negli ultimi due decenni in questa parte del Paese. Donne, uomini e bambini varcano il confine a un ritmo di 4.000 persone al giorno dal 10 novembre, sovraccaricando rapidamente le capacità di risposta umanitaria a disposizione sul campo”. Sarebbero oltre 27.000 le persone che, ad oggi, hanno fatto ingresso in Sudan secondo l’Agenzia.
“I raid di questa notte confermano e aggravano il rischio di una regionalizzazione del conflitto – ha invece dichiarato padre Moses Zerai dell’Agenzia Habeshia – con il coinvolgimento dei Paesi vicini all’Etiopia. La comunità internazionale deve intervenire subito, altrimenti l’intero Corno d’Africa potrebbe diventare una polveriera, con nuove vittime e altri profughi”.
Un commando di uomini armati ha assalito un autobus nella regione di Benishangul-Gumuz, nel settore occidentale dell’#Etiopia, trucidando 34 persone. È solo l’ultimo di una serie di orrori del conflitto scoppiato nel paese e che ha spinto migliaia di persone a fuggire in #Sudan. pic.twitter.com/KAx6j9VdUR
— Antonella Napoli (@AntonellaNapoli) November 15, 2020
10. Condannato a 22 anni per omicidio volontario l’assassino di Soumaila Sacko
È stato condannato a 22 anni per omicidio volontario l’assassino di Soumaila Sacko, il giovane del Mali e attivista in difesa dei diritti dei braccianti ucciso il 2 giugno di due anni fa a colpi di fucile mentre cercava lamiere per la sua baracca in una fabbrica abbandonata nei pressi di San Calogero in Calabria.
“La sentenza della Corte di Catanzaro segna un passaggio importantissimo per quanti ogni giorno si oppongono a un’esistenza da schiavi ad uso e consumo della filiera agroalimentare” ha affermato Arturo Salerni che, insieme all’avv. Mario Angelelli, ha difeso la moglie, la figlia e i quattro fratelli di Soumaila, oltre all’Unione Sindacale di Base, tutte costituitesi parte civile nel processo.