1. Il Cpt denuncia: nei Cpr italiani maltrattamenti e abuso di psicofarmaci
Il Cpt, il Comitato contro la Tortura del Consiglio d’Europa (Coe) ha pubblicato un nuovo rapporto dove denuncia trattamenti inumani e degradanti all’interno dei Cpr italiani, condannando anche il protocollo Italia-Albania.
“Il Cpt ha riscontrato diversi casi di presunti maltrattamenti fisici e uso eccessivo della forza da parte di agenti di polizia nei confronti di cittadini stranieri detenuti nei Cpr visitati […] Il rapporto evidenzia l’assenza di un monitoraggio rigoroso e indipendente di tali interventi da parte della polizia e la mancanza di una registrazione accurata delle lesioni subite dalle persone detenute o di qualsiasi valutazione sulla loro origine. Il Comitato critica inoltre la pratica diffusa della somministrazione di farmaci psicotropi diluiti in acqua senza prescrizione a cittadini stranieri, come documentato al Cpr di Potenza. Dovrebbe essere rivista la pratica di trasportare cittadini stranieri ad un Cpr ammanettati in un veicolo della polizia senza che gli vengano offerti cibo e acqua durante i viaggi di diverse ore”, si legge nel rapporto. E ancora: “la relazione conclude che le conclusioni del Cpt, in particolare per quanto riguarda le pessime condizioni materiali, l’assenza di un regime di attività, l’approccio sproporzionato alla sicurezza, la qualità variabile dell’assistenza sanitaria e la mancanza di trasparenza nella gestione dei Cpr da parte di appaltatori privati, mettono in discussione l’applicazione di tale modello da parte dell’Italia in un contesto extraterritoriale, come in Albania”.
Infine: “Il governo ha provato a giustificarsi sostenendo che al riguardo sono sempre state aperte indagini e che spesso gli episodi si sono verificati in momenti di tensione o caos. Ma per il Comitato gli interventi devono avvenire “in presenza di un’autorità pienamente indipendente sia dalle forze di sicurezza interessate sia da chi gestisce la struttura che abbia il compito di osservare e successivamente riferire sul modo in cui è stato condotto l’intervento”, riporta la giornalista Alessia Candito su Repubblica.
2. Il governo continua ad attaccare le Ong
La Geo Barents, nave umanitaria di Medici Senza Frontiere (Msf) è stata costretta a lasciare il Mediterraneo.
“Nonostante le oltre 12.675 persone soccorse e le 190 operazioni di salvataggio effettuate da giugno 2021, annunciamo la fine delle operazioni per colpa di leggi assurde e insensate, dal decreto Piantedosi del gennaio 2023 al suo inasprimento del dicembre 2024”, annuncia in un comunicato Msf. “Negli ultimi 2 anni la Geo Barents ha subito 4 sanzioni da parte delle autorità italiane, per un totale di 160 giorni in cui è stata sottoposta a fermo amministrativo, per aver semplicemente adempiuto al dovere umanitario e legale di salvare vite in mare. La prassi delle autorità italiane di assegnare porti lontani, spesso al nord, per lo sbarco delle persone soccorse in mare, ha ulteriormente minato la capacità della Geo Barents di soccorrere vite in mare e di essere presente dove è più necessario”.
Nel frattempo, una bambina di soli 11 anni di nome Yasmine è stata soccorsa dalla Mediterranean Hope: “La bimba è la superstite del naufragio di una barca in metallo, secondo quanto ha riferito lei stessa, originaria della Sierra Leone. Una storia estrema di dolore e migrazioni viene messa insieme dalle informazioni disponibili. La prima ricostruzione offre il quadro dell’ennesima tragedia, in attesa delle indagini del caso. In quarantacinque sarebbero partiti da Sfax, in Tunisia, qualche giorno fa, e affondati, a causa di una tempesta”, scrive il giornalista Roberto Puglisi su Avvenire.
3. L’Ue chiude le porte alle persone rifugiate siriane
Per molte persone rifugiate siriane in Europa, la gioia per la caduta di Assad è stata subito attenuata dalle immediate richieste di rimpatrio da parte dei governi di paesi Ue che, come denuncia l’ong Ecre (Consiglio europeo per i rifugiati e gli esiliati), rischiano di violare il diritto di asilo.
“In Austria, il ministro degli Interni ha annunciato i preparativi per un programma ordinato di rimpatrio e deportazione in Siria, mentre in Germania, il paese dell’Ue che ha accolto il maggior numero di rifugiati siriani, i politici conservatori hanno chiesto al governo di stabilire un piano per il rimpatrio […]”, riporta la giornalista Nette Nöstlinger su Politico. Anche l’Italia si è subito allineata: “il governo ha stabilito, analogamente a quanto fatto da altri partner europei, di sospendere i procedimenti circa le richieste di asilo dalla Siria. La comunicazione è arrivata in una nota di Palazzo Chigi, diffusa dopo il vertice sulla situazione siriana che si è svolto in seguito al Consiglio dei ministri di oggi. La presidente del Consiglio Meloni ha preso la decisione insieme al ministro degli Esteri Tajani, quello dell’Interno Piantedosi, quello della Difesa Crosetto, e il sottosegretario con delega ai servizi di sicurezza Mantovano, oltre ai vertici dei servizi segreti”, scrive il giornalista Luca Pons su Fanpage.
Tuttavia, come scrive Francesco Strazzari, professore di Relazioni Internazionali presso l’istituto universitario Sant’Anna di Pisa su Il Manifesto: “di fronte alle immagini del campo di concentramento di Sednaya e delle altre carceri siriane, davanti alle ragazze curde trascinate come trofei dai miliziani, a ogni politico e ogni commentatore che in questi anni ha predicato che ai siriani andasse tolta la protezione umanitaria perché “la Siria è sicura”, andrebbe chiesto conto pubblicamente dell’irresponsabilità delle proprie dichiarazioni. Allo stesso modo, il blocco europeo delle procedure di asilo equivale alla rinuncia a comprendere gli eventi, e serve ad accettare più bassi livelli di umanità”.
4. La Grecia getta in carcere presunti “scafisti” innocenti
Il 14 giugno del 2023, un’imbarcazione con a bordo 750 persone naufragò al largo di Pylos, in Grecia. Di queste, ne sono sopravvissute solo 104 e, come di consueto, nel giro di poche ore, l’attenzione delle autorità greche si è spostata sui presunti “scafisti” per trovare un colpevole.
“Nove uomini egiziani […], sono stati individuati e arrestati, accusati di far parte di un’organizzazione di trafficanti che aveva organizzato il viaggio dalla Libia all’Italia. Tuttavia, nel giro di poche settimane, sono emerse prove che suggerivano che i cosiddetti “Pylos 9” non erano trafficanti, ma vittime loro stessi, ingannati dai trafficanti che offrivano false promesse di lavoro in Europa. Nonostante ciò, i nove sono rimasti in custodia cautelare per quasi un anno”, scrivono Lydia Emmanouilidou, Samh Labudi, Stavros Malichudis e Corina Petridi sul New Humanitarian. “Un’inchiesta durata mesi, condotta dalla redazione investigativa greca Solomon e dalla rete Arab Reporters for Investigative Journalism (Arij), in collaborazione con il quotidiano spagnolo El País, il quotidiano tedesco Die Tageszeitung e The New Humanitarian, rivela che le autorità greche erano a conoscenza delle prove che avrebbero scagionato i Pylos 9, ma hanno scelto di tenerli incarcerati. Il team investigativo ha ottenuto e rivisto più di 700 pagine di documenti egiziani sigillati dall’ufficio del pubblico ministero, dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero degli Interni. Questi documenti, che costituiscono il dossier completo dell’indagine delle autorità egiziane, hanno concluso che i nove non erano membri di una rete di contrabbando. Al contrario, erano vittime, attirate dai contrabbandieri con false promesse di lavoro in Europa”.
Infine: “i risultati di questa indagine vanno oltre un singolo evento tragico. Essi testimoniano il modello greco di etichettare i rifugiati come criminali, spesso trascurando le reti di contrabbando effettivamente responsabili. “Questo caso rientra senza dubbio nel più ampio schema di criminalizzazione delle persone in movimento tramite capri espiatori individuali”, ha affermato Ioanna Begiazi, dello Human Rights Legal Project, una ONG con sede a Samos che monitora i casi di criminalizzazione che si verificano “quasi quotidianamente a Samos e nelle isole dell’Egeo, nonché sulla terraferma”
5. Il governo Meloni concede la cittadinanza a Javier Milei
Il governo Meloni ha deciso di concedere la cittadinanza al presidente argentino Javier Milei.
“Milei aveva dei nonni calabresi emigrati in Argentina all’inizio del Novecento, e la cittadinanza gli verrà data sulla base del principio dello “ius sanguinis”, quello che regola il diritto alla cittadinanza in Italia. Milei ha più volte esibito quello che considera un suo stretto legame con l’Italia, sia parlando della storia dei suoi nonni calabresi che facendo mostra del proprio apprezzamento per la cultura italiana. Ha inoltre ottimi rapporti e una buona sintonia politica con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, di destra e nazionalista come lui. Per Meloni la decisione è anche una mossa diplomatica per rafforzare i legami con l’Argentina e con Milei, in un momento in cui per l’Italia è molto importante avere nuovi sbocchi e nuove relazioni commerciali con i paesi del Sud America, visto il rischio concreto che nei prossimi mesi gli Stati Uniti introducano nuovi dazi” riporta Il Post.
La notizia è stata presa come uno schiaffo nei confronti di chi nasce o cresce in Italia da genitori stranieri e continua a lottare per un riconoscimento: “com’è possibile che una persona che vive dall’altra parte del mondo, senza alcun legame con la cultura o la lingua italiana, abbia più diritti di chi nasce, cresce, lavora e vive stabilmente in Italia?”, commenta la rete Dalla Parte Giusta della Storia. Asmeret Yemane, attivista della stessa rete, ha aggiunto: “questo è un altro schiaffo in faccia a tutte noi persone cresciute in Italia che non abbiamo la cittadinanza. Un’altra persona che, dall’Argentina, con il suo voto, potrà influenzare la mia vita in Italia, mentre io non posso farlo”.
6. I nostri nuovi articoli su Open Migration
L’ultima tappa della navigazione della Life Support, che vi abbiamo raccontato con una serie di tre articoli, si conclude nel porto di Vibo Valentia. Anche qui Lidia Ginestra Giuffrida ha raccolto le voci delle persone salvate nel Mediterraneo dalla nave di Emergency.
Foto copertina via Euronomade/CreativeCommons