1. L’UE continua a respingere centinaia di migliaia di persone alle frontiere
Sono stati registrati oltre 120.000 respingimenti alle frontiere esterne dell’Ue, nei confronti di persone migranti. Così evidenzia il nuovo rapporto “Pushed, beaten, left to die”, che ha analizzato il contesto attuale in Bulgaria, Grecia, Lituania, Ungheria, Croazia, Polonia, Finlandia.
Secondo il rapporto, la Bulgaria è in cima alla classifica degli stati Ue che respingono il maggior numero di migranti. Nel 2024, le autorità di Sofia hanno effettuato 52.534 respingimenti in Turchia. L’alto posizionamento è in parte spiegato dal fatto che la Bulgaria è diventata membro a pieno titolo della zona Schengen il 1° gennaio 2025. In Bulgaria, “i respingimenti denunciati hanno comportato percosse, uso di cani poliziotto, pratiche disumane come la svestizione, la confisca e la rapina di effetti personali come telefoni cellulari e denaro. Tra le persone sottoposte a respingimenti ci sono famiglie con bambini e minori non accompagnati, provenienti soprattutto da Siria, Afghanistan, Marocco ed Egitto. Le pratiche di respingimento vengono solitamente segnalate al confine turco-bulgaro e turco-serbo. Finora non ci sono state né indagini complete né cause giudiziarie riguardanti le pratiche di respingimento in Bulgaria. Le autorità respingono abitualmente le segnalazioni di respingimento sulla base di prove insufficienti”, si legge nel rapporto.
Una situazione allarmante anche in Grecia e non solo per le persone migranti, infatti: “restano le preoccupazioni per lo spazio della società civile. Nell’aprile 2024, la Commissione nazionale greca per i diritti umani ha rilevato un peggioramento della situazione per i difensori dei diritti umani che lavorano con migranti e richiedenti asilo e ha lanciato un appello urgente al governo greco affinché intervenga, proponendo misure concrete. Nel maggio 2024 è stato emesso un mandato di arresto contro Tommy Olsen, difensore dei diritti umani e fondatore di Aegean Boat Report. Olsen rischia una pena detentiva fino a 20 anni”.
2. Due anni fa la strage di Cutro
Due anni fa 94 persone, tra cui 35 bambini, morirono in un naufragio al largo di Steccato di Steccato di Cutro in Calabria, senza che nessuno avesse avviato operazioni di soccorso.
“L’obiettivo delle reti sociali è sempre ben nitido: verità e giustizia per il naufragio […]. E non vogliono che le responsabilità penali vengano attribuite solamente ai cinque migranti sopravvissuti al naufragio, loro stessi vittime delle politiche italiane e europee. Si tratta del siriano Mohamed Abdessalem, i turchi Sami Fuat e Gun Ufuk, e i pakistani Khalid Arslan e Hussain Hasab. Il sesto, che tutti riconoscono come il capitano che ha materialmente condotto la barca, Bayram Guler, è morto nel naufragio, affondato con la sua nave. Ora è sepolto nel cimitero di Crotone. Gli altri sono stati tutti condannati, chi con rito ordinario chi con l’abbreviato, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte in conseguenza di altro reato”, scrive il giornalista Silvio Messinetti su Il Manifesto.
Attualmente sei militari italiani tra Guardia di Finanza e Guardia Costiera sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo: “i quattro militari della Guardia di Finanza e i due della Guardia Costiera, accusati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. Sono il 56enne Giuseppe Grillo, capo turno della sala operativa del Roan della Guardia di finanza di Vibo Valentia; il 50enne Alberto Lippolis, comandante del Roan; il 51enne Antonino Lopresti, ufficiale in comando tattico; il 52enne Nicolino Vardaro, comandante del Gruppo aeronavale di Taranto; la 40enne Francesca Perfido, ufficiale di ispezione dell’Imrcc della Guardia costiera di Roma; e il 51enne Nicola Nania, guardacoste in servizio a Reggio Calabria. Per loro, a fine 2024, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio, ipotizzando che, a vario titolo, possano esser stati responsabili di negligenza, imprudenza e imperizia, in un contesto forse viziato da omissioni collegate alla mancata attivazione del piano “Sar” di ricerca e salvataggio in mare”, riporta il giornalista Vincenzo R. Spagnolo su Avvenire.
3. La Corte di Giustizia Ue chiamata a decidere sui paesi sicuri
Al via le procedure della Corte di Giustizia Ue per decidere sui cosiddetti “paesi sicuri” che decreteranno se il “piano Albania” del governo potrà proseguire oppure no.
“Il verdetto arriverà poco prima dell’estate e dunque, se il governo non si deciderà a varare un nuovo decreto per modificarne la destinazione d’uso in Cpr, i centri per migranti in Albania rischiano di rimanere chiusi almeno per i prossimi tre mesi. Come era previsto, ieri la trattazione orale della causa sul decreto Paesi sicuri approvato dall’Italia che la Corte di giustizia europea ha avviato per esaminare i ricorsi presentati dai legali di alcuni migranti portati nei centri in Albania e poi rilasciati, dai giudici del tribunale di Roma che ha sempre annullato i trattenimenti, e dalla Corte di Cassazione non ha dato alcun esito”, scrive la giornalista Alessandra Ziniti su Repubblica.
E ancora: “le conclusioni dell’avvocato generale non vincolano la Corte di giustizia anche se generalmente la indirizza. Il suo compito consiste nel proporre alla Corte, in piena indipendenza, una soluzione giuridica nella causa per la quale è stato designato. A sostegno dell’Italia, inaspettata, è arrivata la posizione dell’avvocata della Commissione europea Flavia Tomat secondo cui “La Commissione europea è disposta ad accettare che la direttiva sulle procedure d’asilo”consenta agli Stati membri di designare Paesi d’origine come sicuri” anche “prevedendo delle eccezioni per categorie di persone”.
4. I Paesi Bassi vogliono mandare richiedenti asilo in Uganda
La proposta, avanzata dal ministro olandese Reinette Klever durante una visita in Uganda lo scorso ottobre, rispecchia altre proposte volte ad esternalizzare le procedure di migrazione a un paese terzo.
“D’ora in poi, gli interessi olandesi avranno la precedenza nella politica di sviluppo del nostro Paese. Tutti i programmi che finanziamo devono contribuire direttamente ai nostri interessi: promuovere il commercio, migliorare la sicurezza e ridurre la migrazione”, ha affermato Klever in una dichiarazione. Il Partito per la Libertà (PVV) di destra aveva in precedenza proposto di dichiarare uno stato di emergenza nazionale per far rispettare rigide misure migratorie senza richiedere l’approvazione parlamentare. I leader del governo di coalizione hanno invece accettato di passare a regole più restrittive in materia di asilo”, riporta Info Migrants.
5. Bloccati in Messico
Violenze, ritorsioni e burocrazia infinita: Medici Senza Frontiere racconta tutte le difficoltà delle persone migranti in Messico.
“Per chi fugge, il Messico appare un campo minato, tra i rischi di finire vittima delle violenze delle bande criminali e i tempi necessari all’ottenimento del permesso di soggiorno. Uno dei primi provvedimenti dell’amministrazione Trump è stata infatti la sospensione dell’app CPB One, il sistema che dal 2020 consentiva la prenotazione degli appuntamenti per avviare le procedure di asilo negli Stati Uniti e diventato, durante l’era Biden, l’unico strumento di fatto funzionante, utilizzato da oltre un milione di persone soltanto nel 2024. L’assenza di meccanismi legali, dignitosi e sicuri può avere gravi conseguenze sulla salute e sul benessere di centinaia di migliaia di persone che attraversano l’America latina, dichiarano da Msf”, riporta il giornalista Simone Matteis su Domani.
6. La Sos Humanity sbarca a Ravenna
Le 71 persone migranti soccorse dalla Ong Sos Humanity e sbarcate a Ravenna hanno subito torture.
“I primi a scendere dalla nave Humanity 1 sono stati i minori non accompagnati, seguiti dalle donne. Una di loro stringeva in braccio la figlia di cinque anni. Nessuno dei 71 migranti sbarcati ieri indossava le scarpe; per questo gli sono state fornite delle ciabatte. Tra le persone approdate sulla banchina della Fabbrica Vecchia c’erano 20 minori, di cui 16 non accompagnati, 9 donne, di cui 6 sole, e 3 nuclei familiari. Si tratta per lo più di migranti provenienti dall’Eritrea (59) e dall’Etiopia (9); mentre, i restanti sono originari di diversi Paesi dell’Africa centrale. Dopo le operazioni di sbarco, sono stati portati al Pala De André a bordo di un pullman della Croce Rossa per effettuare gli adempimenti medico-sanitari”, si legge su Il Resto del Carlino di Ravenna.