1. L’Aquarius è attraccata a Valencia
La nave Aquarius di SOS Méditerranée e la nave Dattilo della Guardia Costiera hanno raggiunto la Spagna domenica mattina, seguite anche dalla nave Orione della Marina militare italiana, che è attraccata a Valencia a tarda sera. È la fine dell’odissea per le 629 persone soccorse il 9 giugno da mezzi militari italiani e poi trasbordate su Aquarius, e poi di nuovo redistribuite fra Aquarius e le navi Dattilo e Orione dopo il rifiuto dell’Italia a lasciarle sbarcare. Hanno trascorso nove notti per mare, dopo essere sfuggite alle terribili condizioni dei campi di detenzione in Libia.
Nel lungo viaggio verso Valencia, Aquarius e Dattilo sono state costrette a circumnavigare la Sardegna per tenersi al riparo dal mare avverso, che ha provocato molto disagio a bordo. I lunghi tempi di navigazione hanno anche costretto le navi a restare per giorni lontane dalla zona di soccorso nel Mediterraneo centrale, dove altre persone sono annegate. Di queste, almeno 12 sono state recuperate dalla nave militare americana Trenton, che ha preso a bordo 40 superstiti dello stesso naufragio; dopo aver atteso invano per quasi due giorni l’autorizzazione di Roma a trasbordarle su Sea Watch 3, a seguito delle richieste dell’ambasciata Usa i migranti saranno presi a bordo da mezzi della guardia costiera italiana, e trasportati verso un porto della penisola.
La nave militare Diciotti ha invece regolarmente sbarcato a Catania 932 persone soccorse, fra cui centinaia di bambini e minori. Catania ha accolto insieme a loro anche i cadaveri di un uomo e di una donna, trovati morti dal un mercantile sul fondo di un gommone, abbracciati.
Perplesso sul modo in cui è stata gestita la vicenda Aquarius è l’ammiraglio Vittorio Alessandro, che ha spiegato al “Fatto Quotidiano” come chiudere i porti a persone soccorse da navi italiane sia assurdo perché queste sono si trovano già di fatto su suolo italiano: “Per cambiare le regole ci sono i tavoli diplomatici. Intervenire su un’operazione di soccorso già avviata è contrario a ogni prassi”.
Matteo Salvini, invece, dopo aver dichiarato che le persone che stanno navigando verso la Spagna sono “in crociera”, si è detto soddisfatto dell’esito dell’operazione, dicendo che la Spagna dovrebbe accoglierne altri 66 mila. Il Ministro ha poi rincarato la dose: “Questa settimana ho lavorato per ridurre gli sbarchi. Nelle prossime settimane inizierò a lavorare per aumentare le espulsioni”.
2. I reporter a bordo hanno raccontato la vita di Aquarius
Nel corso delle vicissitudini della nave Aquarius, molte notizie sono arrivate in tempo reale dai quattro reporter spagnoli a bordo, fra i quali Sara Alonso Esparza, che ha twittato racconti e fotografie.
En @LasMananas_rne en unos minutos, contamos la relajación en el #aquarius tras zarpar. Los humanitarios respiran y recuperan ritmo normal. Los migrantes buscan sus espacios y recuperan la cotidianeidad y en la medida de lo posible la intimidad. pic.twitter.com/WdLfG13oNv
— SaraAlonsoEsparza (@SAlonsoEsparza) June 13, 2018
3. Le reazioni alla crisi su Aquarius all’estero e in Italia
L’epopea di Aquarius ha avuto molta risonanza anche all’estero – su Internazionale una rassegna delle prime reazioni della stampa europea; qui invece l’opinione di Daniel Howden di Refugees Deeply sul Guardian, qui il New York Times. In Italia, diverse testate italiane fra cui il Post hanno cominciato a rispondere alle affermazioni del ministro Salvini con dati e fact-checking, e Ispi ha riunito molti numeri importanti in una serie di grafici. Qui la riflessione di Simon McMahon su The Conversation.
Si è conclusa con l’incontro di venerdì scorso all’Eliseo fra Conte e Macron la crisi diplomatica seguita ai commenti di Macron, che aveva definito “vomitevole” il respingimento di Aquarius da parte dell’Italia. Intanto Oxfam racconta che la polizia di confine francese taglia le suole dei minori migranti perché non possano allontanarsi dai centri di detenzione da dove li respinge verso l’Italia.
Medici senza frontiere, che assiste le persone soccorse a bordo di Aquarius, non ha mai smesso di chiedere un porto sicuro in Italia, mentre la vice-presidente di SOS Méditerranée, Sophie Beau, spiega che la società civile si estende anche al mare e alle navi di soccorso.
Il giornalista e scrittore Gabriele del Grande ha scritto su Facebook una lettera a Salvini su cosa andrebbe fatto per evitare i pericolosi attraversamenti via mare.
Qui la dichiarazione molto negativa del Consiglio d’Europa, qui un comunicato delle Ong maltesi dopo il braccio di ferro dell’Italia col loro paese, qui il parere del giurista Fulvio Vassallo Paleologo sull’illegalità del respingimento, e infine qui una risposta molto ferma del Consiglio nazionale forense sulle inesattezze dette da Salvini su avvocati dei richiedenti asilo e percentuali delle richieste di protezione accordate in Italia.
4. Diverse manifestazioni in Italia per chiedere che i porti restino aperti alle persone soccorse in mare
Dal presidio con centinaia di persone a Palermo fino alle 5 mila persone in piazza Scala a Milano, molte le manifestazioni sul territorio italiano in solidarietà con le navi di soccorso e per chiedere che i porti restino aperti. Online, l’hashtag #umanitaaperta ha vinto sui social su quello a cui rispondeva, quel #chiudiamoiporti lanciato da Salvini con il proprio ritratto.
5. Pep Guardiola dona 150 mila euro alla nave Open Arms
L’allenatore catalano del Manchester City, Pep Guardiola, ha donato circa 150 mila euro per riparare la nave di Proactiva Open Arms che è stata ferma per diverse settimane prima che un’inchiesta a suo carico venisse completamente archiviata. Lo ha annunciato Oscar Camps, presidente dell’Ong ProActiva Open Arms. Intanto è pronto il film che racconta la vita dei volontari di un’altra nave, la Iuventa, ancora sotto sequestro – qui l’intervista di Daniele Biella con il regista del film, Michele Cinque. Il 20 giugno arriva nelle sale anche “Sea Of Sorrow”, il film sui rifugiati diretto dall’attrice britannica Vanessa Redgrave.
6. La mancata riforma del regolamento di Dublino è un autogol per l’Italia
L’europarlamentare Elly Schlein, che più di ogni altro si è battuta per la riforma del Regolamento di Dublino saltata due settimane fa, spiega in questa intervista non solo a cosa doveva servire la riforma e perché per l’Italia respingerla è stato un autogol, ma anche quanto la Lega sia stata sempre assente dal dibattito parlamentare in merito.
7. Cosa si nasconde dietro l’aumento delle partenze dalla Libia?
Le rinnovate partenze dalla Libia dopo il brusco calo registrato negli ultimi mesi sembrano legate a richieste di rinegoziazione con l’Italia da parte delle milizie – lo racconta Fiorenza Sarzanini. Intanto qui il resoconto di un convegno che si è tenuto a Milano sul lavoro di tre Ong nel nel campo di prigionia governativo libico di Tarek al Matar.
8. Proteste negli Usa contro la separazione delle famiglie migranti
Per la prima volta è stato consentito ad alcuni giornalisti americani l’ingresso in un ex grande magazzino Walmart, in Texas, dove vengono detenuti i minori separati dalle famiglie immigrate illegalmente, sulla base di una legge approvata il mese scorso. Fra questi Jacob Soboroff di Msnbc, che ha raccontato le sue prime impressioni a caldo in questo thread su Twitter prima che uscisse il reportage di NBC, ripreso poi da altre testate fra cui il New York Times. Giovedì scorso si sono svolte manifestazioni contro la separazione delle famiglie in tutti gli Stati Uniti, e altre iniziative sono programmate per il 30 giugno. L’indignazione contro questa misura adottata dal governo Trump è aumentata in modo esponenziale lunedì, quando ProPublica ha pubblicato un audio registrato all’interno di uno dei centri di detenzione, in cui si sentono i bimbi chiamare disperatamente i genitori da cui sono stati separati.
9. Tra i rifugiati Lgbti in Turchia che rischiano di essere dimenticati
Dallo scoppio della guerra in Siria, oltre 3 milioni di profughi si sono riversati in Turchia. L’elaborazione delle richieste di asilo, comprensibilmente, sono aumentate vertiginosamente, così come i tempi per ottenere lo status di rifugiato. È in questo contesto che il New Yorker ci racconta di Ali, fuggito dall’Iran perchè omosessuale. La sua storia è quella di molti rifugiati LGBTI che, nel pieno della crisi migratoria e in un sistema di asilo altamente gerarchizzato, rischiano di restare dietro “categorie” più conosciute. Qui la nostra Luna Liboni aveva raccontato l’impatto dell’accordo fra Ue e Turchia sulla vita dei rifugiati Lgbti.
10. L’imprenditrice del Ruanda che dà lavoro a 160 persone
La storia di Marie Terese Mukamitsindo nel nostro paese inizia nel 1996 all’arrivo a Fiumicino. Fuggita dagli orrori del Ruanda in guerra e con 3 bambini da mantenere, ha conosciuto gli aspetti peggiori del sistema di accoglienza italiano: dal centro improvvisato alle porte di Roma, al foglio di via per lasciare l’Italia. Oggi la cooperativa Karibu, che ha fondato nel 2004 a Sezze, dà lavoro a 159 persone e le ha fatto meritare il premio di imprenditrice immigrata dell’anno.
Foto di copertina di copertina via Twitter/Sos Mediterranée