Secondo la stampa britannica, le ‘bande della droga albanesi‘, come le definisce, offrono di pagare il passaggio ai trafficanti di esseri umani se i migranti accettano di portare con loro delle quantità di stupefacenti.
Secondo le fonti citate dalla BBC, alcuni albanesi intervistati in Francia hanno dichiarato che sono diversi i servizi che i loro connazionali offrono ai migranti, agendo come intermediari per altre reti spesso gestite da curdi iracheni, che controllano il network dei viaggi di piccole imbarcazioni.
Gli autori dell’articolo si sono finte persone interessate alla traversata, contattando intermediari, che hanno garantito di poter far arrivare i ‘clienti’ in Gran Bretagna, pagando in Francia prima della partenza e poi appoggiandosi su un intermediario inglese per chiedere asilo politico una volta arrivati in Gran Bretagna.
“Ti aiuterò ad attraversare da Calais al Regno Unito. Vai in autobus per il Belgio, e da lì sono due o tre ore [per Calais], in treno o in taxi. Quando è ora di andare, verranno a prenderti [dall’hotel]. Non avrai problemi”: questo il tono delle risposte degli intermediari alle domande dei giornalisti che si fingevano persone che volevano entrare illegalmente in Gran Bretagna.
Fin qui, nulla di nuovo. Gli albanesi rappresentano circa un terzo delle quasi 40mila persone che sono arrivate in piccole imbarcazioni in Gran Bretagna nel 2022, secondo i dati del governo del Regno Unito, citati dalla stessa BBC. Non è chiaro, però, perché fin dal titolo si salti alla conclusione del trasporto di droga senza alcun legame tra le due cose.
Gli stessi autori citano il giornalista albanese Eraldo Harlicaj, che si è finto per la rete ABC un migrante interessato al passaggio dalla Francia alla Gran Bretagna. “Gli intermediari si avvicinano a te e tu vai con l’offerta più conveniente”, ha raccontato Harlicaj. “La maggior parte degli intermediari albanesi è rimasta lontana dal principale campo di migranti a Dunkerque, dove i curdi e altre reti esercitano il controllo. Quando eravamo all’interno del campo, ci siamo resi conto che gli albanesi non avevano alcun potere reale. Tutto era gestito dai curdi. L’intera organizzazione del campo e il trasporto delle persone verso l’Inghilterra è stata fatta dai curdi”.
Quindi lo stesso infiltrato, come le persone che rispondono ai giornalisti britannici, non dicono nulla di nuovo: gli albanesi, in Albania, facilitano i viaggi di chi vuole partire. Lo fanno alcune persone con i minori non accompagnati in aeroporto, lo fanno alcuni via terra in Albania, lo fanno altri ancora con piccole imbarcazioni verso i porti di Ancona e Trieste. In alcuni casi si tratta di albanesi, che magari hanno un divieto Shengen a ritornare in Europa per cinque anni, altre volte lo fanno per migranti provenienti dalla Rotta Balcanica.
Ma la droga? E le gang di albanesi? Segue un reportage sui villaggi albanesi sempre più vuoti. I numeri sono drammatici: l’Albania è interessata da due fenomeni molto intensi, la migrazione interna dai villaggi, soprattutto verso Tirana, che cresce al ritmo di 25mila nuovi residenti all’anno, e migrazione verso l’estero. Come per tutta la regione, dopo che il trend degli anni Novanta si era invertito, negli ultimi anni è ripresa la migrazione dall’Albania verso l’estero, di tante ragazze e ragazzi con ottimi studi che non hanno prospettive in un paese che offre poco e niente dal punto di vista del lavoro e continua a deludere le giovani generazioni dal punto di vista della corruzione e dei diritti.
Quello che la BBC non dice è che in Albania, dove sono strutturate delle reti che hanno sviluppato nel corso degli anni Novanta un’oggettiva capacità migratoria, alcune dinamiche reagiscono ai fatti internazionali con estrema rapidità.
In questo senso la Brexit ha lasciato il segno, perché attualmente in Gran Bretagna la crisi di manodopera generata dal referendum che ha portato Londra lontano dall’Ue è sempre più profonda. Come ha scritto nei giorni scorsi Simon Jenkins in un duro editoriale sul Guardian: “Le statistiche sono lampanti. L’immigrazione in Gran Bretagna non è diminuita dalla Brexit, ma è aumentata. Mentre tra i cittadini dell’Ue nel 2020, ad esempio, c’è stata effettivamente un’emigrazione netta di 94mila secondo le stime dell’ONS, gli arrivi legali non UE sono stati fino a 303.000 quell’anno. I visti di lavoro e studio del Ministero dell’Interno rilasciati nel 2021 sono aumentati del 36% rispetto ai livelli pre-Covid e ora superano il milione, il numero più alto mai registrato. Pertanto, mentre gli europei bianchi sono in calo, il numero di immigrati provenienti dall’Asia e dall’Africa è aumentato. È quello che la lobby del congedo ha promesso agli elettori nel 2016?”.
Le reti albanesi, al solito, hanno solo reagito a una condizione che è generata dalle politiche dell’Ue e della Gran Bretagna. Questo numero elevato di albanesi arrivati in Francia nell’ultimo anno, come confermava a chi scrive un mese fa una fonte del Comune di Grand Synthe, accanto a Calais, è legato all’improvvisa opportunità di arrivare in UK e di trovare lavori che sono vacanti e meglio pagati che in Albania. Solo che ad oggi ottenere un visto legale è complesso e costoso.
“L’idea che i “maschi albanesi” non autorizzati (è una nuova specie umana?) che vengono nel Regno Unito possano ottenere “facilmente” un visto è una barzelletta. Sono nel Regno Unito da 14 anni e mio fratello non è mai venuto a trovarmi, nemmeno una volta. Non sa dove vivo, non ha mai visto la scuola dei miei figli”, ha scritto indignata su Twitter l’economista Lea Ypi, autrice del bestseller Free che racconta la sua infanzia in Albania e che ora insegna alla London School of Economics.
The idea that unauthorised “Albanian males” (is that a new human species?) coming to the UK can “easily” get a visa is a joke. I’ve been in the UK 14 years & my brother has never visited, not once. He doesn’t know where I live, he has never seen my kids school. Why? 1/5
— Lea Ypi (@lea_ypi) November 8, 2022
“La nostra situazione è ricca di assurdità. Il Regno Unito ha bisogno di nuovi lavoratori e la gente vuole venire qui. Il vero problema è la politica populista”, scrive Jenkins.
Le speculazioni del governo britannico, che nega la situazione post Brexit, che paga il Rwanda per accogliere i respinti dalla Gran Bretagna e che promette con il nuovo ministro dell’Interno, Suella Braverman, di deportare migranti “illegali” non solo in Ruanda, ma anche in Perù, Belize, Paraguay e ovunque possa atterrare con un aereo, nascondono la carenza di manodopera in Gran Bretagna.
“Prendere di mira gli albanesi (come hanno fatto vergognosamente alcuni combattendo per la Brexit) come causa della criminalità britannica e dei problemi di confine rende facile la retorica ma ignora i fatti concreti”, ha twittato il premier albanese Edi Rama. “Gli albanesi nel Regno Unito lavorano sodo e pagano le tasse. Il Regno Unito dovrebbe combattere le bande criminali di tutte le nazionalità e smettere di discriminare per giustificare i fallimenti politici”, ha aggiunto.
Ardi è uno di loro. Dai tempi del Bar Italia di Valona, dove venivano fatti gli accordi per i gommoni che partivano per l’Italia negli anni ’90, ha sempre lavorato nel ramo. Era uno degli uomini del clan Zani, che a quei tempi dominava il traffico. “Oggi tutto è cambiato: le persone e le rotte. E anche il nostro lavoro”, dice. “Si parte in aereo, con il visto, senza problemi. Ma perché mai i clan che lavorano con gli stupefacenti dovrebbero lavorare con migranti inaffidabili e non esperti, senza il controllo diretto della merce, che vale tantissimo. Lo sanno che i migranti verranno arrestati, o perquisiti, anche quando chiedono asilo”, ha dichiarato a Open Migration. “Non hanno bisogno di loro i trafficanti di droga per arrivare ovunque. Noi ci occupiamo di chi ha bisogno di aiuto, di un passaggio, di una rotta. Ma questa storia non l’ho mai sentita. È solo che appena si è saputo che c’era lavoro in Gran Bretagna, si sono mossi in tanti per andare là. Come sempre e come succederà sempre, se domani accadesse in Islanda, le persone si muoverebbero verso Rejkyavik. La droga non c’entra nulla”.
Lo stesso articolo, in fondo, dice che “nessuna agenzia governativa o dell’immigrazione ha confermato le stime” del coinvolgimento diretto di gruppi criminali albanesi rispetto all’utilizzo di migranti come corrieri. E allora perché quel titolo?
Nessuno esclude che ci siano cittadini albanesi coinvolti in traffici criminali, come per qualunque cittadino di qualunque posto nel mondo, ma la presentazione dell’articolo della BBC è un esempio di come ancora non ci siamo liberati di un certo orientalismo nei titoli verso l’Albania, di alcuni stereotipi, che magari alla fine distraggono dalla vera notizia: senza migrazioni le economie europee e dei Balcani non riescono a vivere.
Foto di copertina via Twitter