Le elezioni del 4 Luglio nel Regno Unito hanno portato a una maggioranza di 410 seggi per il Partito Laburista di Keir Starmer, una autentica supermaggioranza, considerando i 650 seggi totali alla House of Commons.
Sul fronte delle politiche ostili alle migrazioni, il piano di deportazioni in Rwanda dei Conservatori non ha visto la luce, grazie al ruolo delle Corti e alle sfide legali delle Ong e degli attivisti. Finora ha rappresentato principalmente una spesa (oltre £400,000 sterline a marzo 2024) per finanziare i numerosi viaggi di Priti Patel, Suella Braverman e James Cleverly a Kigali e altri ministri ed è stato effettivamente cancellato ufficialmente dal nuovo Primo Ministro Starmer, con uno dei suoi primi atti.
Tuttavia, che cosa intende fare il nuovo partito di governo sul fronte migratorio e che idea politica ci si può fare sull’ approccio al tema guardando ai programmi che anche gli altri partiti hanno presentato?
Il punto sulla migrazione dei programmi elettorali dei partiti britannici
“I programmi elettorali dei partiti britannici, sul fronte delle migrazioni, si sono concentrati su due aspetti principalmente: il primo è la migrazione economica per lavoro, ovvero che tipo di ingressi post Brexit il governo vuole favorire (se skills based e quali, ma anche gli ingressi che un futuro governo vorrebbe limitare) e il secondo riguarda le politiche di asilo, e particolarmente gli attraversamenti della Manica su piccole imbarcazioni”. Come spiega a Open Migration Daniel Trilling, giornalista freelance e autore di Luci in lontananza (tradotto in Italia da Marsilio Editori): “I Conservatori hanno promesso per molti anni di fermare le imbarcazioni nella Manica, lo slogan di Sunak era di ridurre il saldo migratorio, promettendo varie cose per ottenere quest’ ultimo risultato, dall’aumento del tetto salariale per poter restare nel Regno Unito o all’impedire ricongiungimenti familiari in base ai visti. Il loro programma prevedeva tutto questo, incluso il piano per il Rwanda”.
Secondo i dati dell’Office for National Statistics (ONS) alla fine del 2023, il saldo migratorio si attestava sulle 722,000 unità, escludendo i cittadini britannici; l’ONS sottolinea poi come l’aumento di flussi al di fuori dell’ Unione Europea verso il Regno Unito dopo la pandemia nel 2020 ha avuto come cause ragioni di lavoro, studio, famiglia, corridoi umanitari e asilo. Nel 2022 i numeri di questi arrivi erano rispettivamente 235,000, 361,000, 50,000, 172,000 e 76,000, per un totale con altre voci di 925,000.
“Per quanto riguarda i Laburisti, anche loro parlano di ridurre il saldo migratorio, senza tuttavia entrare nei dettagli su come intendono farlo, ma ciò che è più degno di nota è che non hanno detto che cancelleranno le restrizioni dai Conservatori per limitare la migrazione economica verso il Regno Unito. Sul fronte dell’asilo e degli arrivi via mare nel canale della Manica, hanno specificato che non porteranno avanti il piano per il Rwanda, ma il loro approccio al di là di questo sulla sicurezza e repressione rispetto ai trafficanti di esseri umani nel Nord della Francia è simile a quanto i Conservatori hanno detto su questo fronte” continua Trilling .
Un altro punto osservato da Trilling è “che entrambi i partiti principali hanno in generale (non solo sulle politiche migratorie) evitato di specificare esattamente come intendono ottenere quanto promettono, in particolare a causa del terribile stato economico del Paese”.
Il punto per il quale i programmi di Laburisti e Conservatori sulla migrazione sono preoccupanti viene sottolineato anche da Fizza Qureshi, CEO di Migrants Rights Network. “Sapevamo che i Conservatori avrebbero continuato con il loro attuale mandato, fermare le barche usando un linguaggio incendiario, attraverso politiche di disumanizzazione e negando il diritto di protezione alle persone. I Tories hanno inseguito gli istinti dell’ elettorato di destra e competono con il partito di Farage, Reform. Vi è questa idea che vi sia una migrazione di massa verso il Regno Unito e che vada contrastata riducendo sponsorizzazioni di visti per lavoratori e lavoratrici o il numero di familiari che possono raggiungere gli studenti internazionali”.
“Poi vi sono i Laburisti che vogliono ugualmente apparire duri sulle politiche migratorie per competere rispetto alle narrative del governo e di Reform. I Labour avevano chiarito che non avrebbero continuato il piano del Rwanda, ma non hanno poi eluso l’idea di sviluppare qualcosa di simile. Questa idea di deportazioni verso un paese terzo non è al di fuori dei pensieri del Partito Laburista”.
Così prosegue Fizza Qureshi, CEO di Migrants Rights Network: “Gli altri partiti, i Liberal Democratici, i Verdi, l’SNP (Scottish National Party) rispetto alle politiche migratorie si sono presentati più aperti sull’accoglienza. Si è parlato comunque nei programmi di compressione del diritto alla protezione, anche se c’è preoccupazione per un sistema razzista e ingiusto per diversi gruppi di migranti. Questo sistema è razzista perché le persone della global majority (africane e asiatiche) subiscono in modo spropositato queste politiche migratorie, mentre per altri, come per gli ucraini come esempio principale, il sistema lavora a loro favore”.
Trilling sottolinea poi come i Laburisti abbiano dichiarato di voler utilizzare, nel quadro della discussione e del tono securitario sulle politiche di migrazione, poteri di antiterrorismo contro i trafficanti di esseri umani per quanto riguarda gli sbarchi in Inghilterra, mentre il partito di Farage, Reform, “ha una politica ancora più dura dei Conservatori, con l’obiettivo di far scendere il saldo migratorio a zero”.
Guardando al passato in quanto a governi laburisti, Trilling sottolinea anche come la rete di centri di detenzione per i migranti nel Regno Unito, la più estesa in Europa, sia stata quasi integralmente costruita dai governi guidati da Tony Blair.
L’ onda lunga della Brexit sulla migrazione
Le elezioni del 4 luglio sono state le prime effettivamente post-Brexit per il Regno Unito, dopo che, con il referendum del 2016 prima e l’implementazione della uscita britannica dalla UE poi, questi temi erano stati al centro delle elezioni del 2015, 2017 e 2019.
C’è un’onda anti-migratoria nel dibattito politico? “Elettoralmente, il Regno Unito è andato in controtendenza rispetto al resto dell’Europa, con un ritorno del centro-sinistra a spese della destra, ma allo stesso tempo gli ottimi risultati per Reform UK dimostrano che il supporto per il populismo di destra continua a restare sostanziale nel Regno Unito, seguendo simili modelli che abbiamo visto altrove”.
“La relazione tra Reform e i Conservatori e il modo in cui questi ultimi sono cambiati dalla Brexit è indicativa dell’ erosione della distinzione tra estrema destra e centrodestra, un processo a volte chiamato convergenza. La crescita del populismo di destra ha scardinato l’ordine delle cose nello scenario politico britannico e come in altre democrazie liberali nel mondo è qualcosa destinato a restare”, conclude Trilling.
Per Qureshi “La Brexit ha modificato la struttura del discorso pubblico usando i migranti come capro espiatorio. Il filone che vi ha fatto seguito è quello di un costante rappresentazione delle migrazioni e dei migranti come una minaccia, dai cittadini UE alla Turchia (quando era presentata come un potenziale nuovo membro dell’ UE) fino a chi cerca asilo. Tutto questo ha prodotto lo scenario nel quale la migrazione è una partita di calcio politico. Essa viene trattata come una minaccia per la sicurezza, una minaccia per i servizi pubblici, un costante problema”.
I commenti di Starmer sui migranti del Bangladesh nel Regno Unito e il fatto che non verrebbero rimpatriati, a suo dire, rappresenta un ulteriore campanello di allarme sia per il modo in cui narrative razziste e islamofobe vengono lanciate nella discussione politica anche da partiti non di estrema destra.
Va poi considerato il il fatto che le richieste di asilo da cittadini del Bangladesh per il 2023, secondo i dati dell’Home Office sono state al quinto posto, dopo quelle dei cittadini dall’ Eritrea e che Starmer ha fatto questo intervento a un evento del quotidiano conservatore di proprietà di Rupert Murdoch, il Sun.
Da questi elementi si denotano due elementi connessi: l’ idea della leadership Laburista di voler accarezzare gli istinti più anti-migratori e razzisti nella popolazione britannica, al pari dei predecessori Tories, e il fatto che, con la eccezione della cancellazione ufficiale del piano di deportazioni per il Rwanda, le prospettive per migranti, richiedenti asilo e rifugiati rimangono foschi nel Regno Unito.
L’ arrivo del Border Security Bill, il piano dell’ Home Office, ora diretto da Yvette Cooper nel King’s Speech (il discorso del Re, nel quale vengono presentate le priorità del Primo Ministro nell’ anno seguente) il 17 Luglio si prospetta nel segno delle politiche di antiterrorismo e securitarie, applicate alle politiche migratorie e di controllo dei confini, evidenziate da Trilling e Qureshi.
Immagine: Keir Starmer speaks at the Civil Society Summit, London, United Kingdom – 22 Jan 2024, Via Flickr [Licenza CC BY-NC-ND 2.0]