“Nel nostro Paese non tutti sanno che l’Unione europea stanzia fondi per l’accoglienza dei rifugiati, essendo l’Italia uno dei posti geograficamente più soggetti ai flussi migratori”. Con queste parole ha inquadrato il tema delle politiche migratorie a livello europeo Francesco Indiveri, studente 29enne di giurisprudenza di Napoli e partecipante al quarto panel dei cittadini della Conferenza del futuro dell’Europa.
Indiveri continua spiegando che “In Italia purtroppo queste informazioni molto spesso sono deviate dai politici che per ottenere consenso distorcono la realtà dicendo che questi fondi provengono dalle tasse di noi italiani, ma non da fondi europei.” Il riferimento è al “Fondo asilo migrazione e integrazione 2014-2020” (Fami), lo strumento finanziario europeo, istituito con un Regolamento Ue del 2014, ha l’obiettivo di promuovere una gestione integrata dei flussi migratori sostenendo l’asilo, l’integrazione ed eventuale rimpatrio. All’Italia sono spettati 399 milioni per gli ultimi 5 anni.
Durante i mesi di settembre e ottobre, 800 cittadini estratti a sorte e provenienti da ogni Stato membro dell’Unione europea hanno partecipato ai quattro panel tematici della Conferenza. 200 di essi sono stati selezionati per partecipare al panel sul tema delle politiche migratorie e del ruolo dell’Ue nel mondo al Parlamento europeo di Strasburgo. Lo scorso weekend, invece, la seconda sessione plenaria della Conferenza ha messo per la prima volta fianco a fianco sugli scranni dell’emiciclo parlamentare 80 cittadini (i cosiddetti “ambasciatori” che hanno rappresentato le altre 800 persone dei quattro panel), 108 parlamentari europei, 108 deputati dagli Stati membri, 54 rappresentati dei governi, 27 portavoce per gli eventi organizzati in ogni Stato, 3 commissari europei e rappresentanti delle regioni, delle parti sociali e associazioni non governative.
Oltre ai panel di cittadini, dove le persone hanno potuto conoscersi e confrontarsi, c’è anche una piattaforma online multilingue attiva dallo scorso 19 aprile, dove ogni singolo cittadino può avanzare idee e proposte. Il tema delle politiche migratorie ha avuto finora pochi contributi (1280, su un totale di circa 22500 proposte) essendo penultimo come numero di interventi davanti alle politiche della salute (1159 interventi). Secondo l’ultimo report sull’utilizzo della piattaforma, le interazioni sono state molto polarizzanti. Si è variato da opinioni forti contro ogni tipo di migrazione per preservare la propria identità culturale ad altre che sostengono politiche di rispetto dei diritti umani e per una maggiore integrazione.
Durante i lavori del panel di cittadini c’è stata qualche idea come per esempio modulare la ripartizione di richiedenti asilo in caso di numeri imponenti di arrivi nel continente o capire quali siano tutte le cause profonde delle migrazioni, riconoscendo che la radicalizzazione religiosa e politica nelle terre di origine non può essere l’unica. Annie Hoëz, 79enne pensionata francese e partecipante più anziana del panel, ha sottolineato di non sapere come avvenga la ripartizione dei migranti e dei richiedenti asilo proponendo un “momento iniziale di formazione su quali sono le politiche in essere a livello europeo”.
“Coinvolgere chi non partecipa al sistema decisionale dell’Ue è una bellissima cosa” ha commentato Cristian Vitrani, dipendente nel reparto di pronto soccorso di un ospedale di Trieste, dove si occupa spesso delle emergenze che accadono lungo la rotta balcanica al confine con la Slovenia. “Se ci fosse una polizia europea unica ci sarebbe più coordinamento e tutto non sarebbe solo nelle mani dei singoli Stati. Si parla tanto dell’etica, ma nella pratica non si fa nulla” – continua Vitrani che ricorda i respingimenti ai confini – “Ho visto gente che in meno di 24 ore è stata rimandata indietro per applicare il regolamento di Dublino. Questo meccanismo va cambiato, mi sembra una presa in giro” ha aggiunto. Il riferimento è alla riforma del regolamento europeo di Dublino che nella scorsa legislatura si è arenato al Consiglio dell’Unione europea, dove la maggioranza degli Stati membri ha bloccato la proposta che prevedeva un’equa redistribuzione di migranti e richiedenti asilo non più basata sul criterio dello Stato di primo arrivo.
Solo 5 giorni dopo, le aule e l’emiciclo del Parlamento europeo a Strasburgo si sono riempite di nuovo. Questa volta assieme a i cittadini c’erano per la prima volta i politici, ma non tutto è andato per il verso giusto a livello organizzativo. Laura Maria Cinquini, studentessa 22enne di antropologia all’università di Bologna e fra i 20 ambasciatori che hanno rappresentato il panel sulle migrazione alla sessione plenaria, ha lamentato l’assenza di un vero e proprio dibattito durante i working group preparatori: “solo 2 cittadini hanno preso la parola per 3 volte durante le due ore di dibattito. Non c’è stato tanto modo di confrontarsi e questo ha causato frustrazione tra i cittadini”. I singoli interventi sono stati molto vaghi e non legati l’uno all’altro perché si è passati da un sottotema a un altro con “molta attenzione alle politiche nazionali” ha sottolineato Cinquini.
L’esperimento democratico è stata una sfida anche per chi, come Alessandro Alfieri, vive già da anni la vita parlamentare nazionale ed è stato chiamato a partecipare come rappresentante del Senato assieme ad altri 107 colleghi delle assemblee nazionali.
Secondo il senatore del Partito democratico che è anche stato co-presidente del gruppo di lavoro sulle migrazioni “è complicato mettere insieme cittadini e diversi livelli di rappresentanza e governo. Una delle difficoltà è stata dare la possibilità di far esprimere i cittadini nei tempi delle istituzioni europee, ho proposto per il futuro di avere un incontro prima con loro con tempi dilatati per ascoltare le loro istanze.”
Il tema delle politiche migratorie e di asilo è ancora molto polarizzante e divisivo e ha fatto uscire le varie posizioni politiche. Questo andamento – che è legato anche al modo in cui i mass media fanno informazione – lo spiega bene Klaudia Mazur, studentessa di medicina polacca e ambasciatrice del quarto panel che ricorda come nel 2015, “la Polonia è stata inondata di notizie che affermavano che i migranti in fuga dalla guerra in Siria stavano cercando di invadere l’Europa. Questo ha causato paura, xenofobia e razzismo tra le fasce della popolazione con più bassi livelli di educazione”.
Quando si è entrati nel dettaglio, però, le posizioni sono diventate più articolate e non contrarie tout court. “Per questo abbiamo diviso in sottogruppi: migrazione regolare e integrazione, migrazione irregolare e controllo delle frontiere, e il tema dei rifugiati” ha sottolineato Alfieri che ha raccontato come una cittadina ha posto il tema dei cambiamenti climatici e del loro impatto sulle migrazioni nell’indifferenza di molti parlamentari presenti. “Non può essere né un esercizio di massa, ma nemmeno uno strumento solo per gli addetti ai lavori. Non può essere un talk show, ci deve essere concretezza” ha chiarito Alfieri.
Un esempio delle diverse sensibilità nazionali è Krasimir Zlatinov, impiegato in un istituto bancario a Sofia in Bulgaria, “la nostra indipendenza dall’Impero ottomano è avvenuta solo 100 anni fa e vediamo ancora le migrazioni come una minaccia. Penso che dobbiamo rinforzare i nostri confini, Erdogan può decidere di far uscire i migranti dal Paese quando vuole e questo potrebbe creare arrivi nel nostro Paese che è confinante.”
I prossimi passi prevedono una serie di incontri online nel mese di novembre, un incontro fisico a Maastricht e una plenaria dedicata per discutere le proposte parziali.
Le raccomandazioni finali della Conferenza sul futuro dell’Europa verranno presentate dal comitato esecutivo alle 3 istituzioni europee, Commissione, Parlamento e Consiglio. Queste ultime si sono impegnate a prenderle in considerazione e – come detto dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – “Bisogna dare seguito a quanto proposto dalla Conferenza”. Ma la domanda che già in molti si fanno è in che modo.
In copertina: Conference on the Future of Europe (CoFoE) – Plenary session. Michel CHRISTEN © European Union 2021 – Source : EP