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Homepage >> Approfondimento >> Il primo Consiglio Europeo in cui Draghi si occuperà di migrazione

Il primo Consiglio Europeo in cui Draghi si occuperà di migrazione

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22 giugno 2021 - Paolo Riva
Nel vertice dei capi di stato e di governo UE il tema migratorio torna formalmente in agenda. Sarà un incontro decisivo, soprattutto per l’Italia? Da Bruxelles, ce ne parla Paolo Riva.

Dopo mesi, quello che inizia giovedì sarà il primo Consiglio Europeo in cui la migrazione compare ufficialmente ed esplicitamente in agenda. E sarà anche il primo vertice nel quale, ad affrontare un tema tanto delicato, per il nostro paese ci sarà Mario Draghi. A causa dell’aumento degli arrivi e in virtù del carisma del Presidente del Consiglio, le aspettative nei confronti della riunione sono alte, in Italia. Ma non è affatto detto che quello del 24 e 25 giugno si rivelerà un incontro decisivo.

Da quando, nel settembre 2020, la Commissione UE ha presentato la sua complessa proposta di Patto sulla migrazione e l’asilo, le evoluzioni sono state limitate. L’ultima, poche settimane fa, è stata un accordo di massima tra gli stati sulla trasformazione dell’EASO in Agenzia Europea per l’Asilo, propiziato dalla presidenza portoghese. La prossima dovrebbe riguardare EURODAC, il database coi dati biometrici (tra cui le impronte digitali) dei richiedenti asilo, e potrebbe arrivare entro la fine dell’anno, sotto la presidenza slovena.

 

“Il più tossico dei dossier”

Il superamento del regolamento di Dublino, che è uno dei punti centrali dell’intera riforma nonché uno dei più rilevanti per i paesi di frontiera come l’Italia, è ancora un rebus lontano dalla soluzione. E nessuno sembra aver né la voglia né la capacità di affrontarlo. Al punto che, secondo Politico EUROPE, quello migratorio sarebbe per alcuni diplomatici “il più tossico” dei dossier di Bruxelles. Date queste premesse, si capisce perché i capi di stato e di governo, già impegnati in altre sfide a cominciare da quella pandemica, non ne abbiano discusso negli ultimi mesi. Draghi, però, sembra aver sollecitato più volte i colleghi a inserire il tema in agenda e, dopo una conversazione informale al vertice di maggio, ora sembra arrivato finalmente il momento di affrontarlo.

Draghi con il presidente francese Emmanuel Macron – Foto: governo.it, con licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT

Come si legge nei documenti preparatori dell’incontro, i leader discuteranno della “dimensione esterna della migrazione”, un’espressione che, significativamente, è stata usata anche da Angela Merkel proprio nella conferenza stampa tenuta ieri con Draghi a Berlino. Il punto è centrale. La dimensione esterna è fatta soprattutto di accordi con i paesi non UE e, in misura minore, di politiche per i rimpatri, “questioni – spiega EUObserver – su cui la maggior parte degli stati membri concorda”. E, infatti, una prima bozza delle conclusioni del summit anticipata dall’ANSA, parla proprio di intensificare “partenariati e cooperazione reciprocamente vantaggiosi con i Paesi di origine e di transito”. L’Italia concorda con questo approccio, soprattutto quando si tratta di applicarlo in Tunisia e Libia, ma vorrebbe di più. 

Solidarietà e responsabilità

Il nostro paese vorrebbe che gli altri stati europei mostrassero quel “principio di solidarietà e responsabilità” che la Ministra dell’Interno Lamorgese ha chiesto più volte, riferendosi a una redistribuzione degli arrivi via mare. Su questo fronte, poco si è mosso. L’accordo sulle relocation annunciato a Malta nel 2019 è stato molto poco efficace, anche a causa della pandemia. E ora, due dei suoi principali sostenitori, Francia e Germania, sembrano riluttanti. 

Draghi con la cancelliera tedesca Angela Merkel – Foto: governo.it, con licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT

Macron, a maggior ragione dopo la pessima prova del suo partito al primo turno delle elezioni amministrative, sta già pensando alle presidenziali del 2022 contro l’estrema destra di Marine Le Pen: pare difficile che faccia concessioni. Merkel, agli ultimi mesi della sua carriera politica, deve portare la CDU alle elezioni di settembre. Il suo Ministro degli Esteri Maas (in quota SPD) è sembrato aprire all’Italia in un’intervista a Repubblica, ma la cancelliera è stata molto cauta nel bilaterale con Draghi: ha spiegato che i due paesi vivono “situazioni diverse” per quanto riguarda la migrazione e ha citato “i movimenti secondari” come principale preoccupazione di Berlino.  

In questo quadro, nelle scorse settimane, gli unici stati ad essersi detti disponibili a dei ricollocamenti dei richiedenti asilo che sbracano in Italia sono stati Irlanda, Lituania e Lussemburgo. Per meno di 30 posti totali. L’autorevolezza di Draghi basterà per fare meglio?

Immagine di copertina: il Presidente del Consiglio, Mario Draghi – Foto: governo.it, con licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT

Etichettato con:Angela Merkel, Consiglio Europeo, Easo, Lamorgese, Macron, Mario Draghi, movimenti secondari, Patto sulla migrazione e l’asilo, Regolamento di Dublino, ricollocamenti

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