“Minori che dormono per strada e nelle stazioni ferroviarie, mancanza di cibo e ripari limitati: con un aumento del 134% del numero di rifugiati e migranti arrivati in Romania in un solo anno, il Paese è in difficoltà a fornire supporto ai minori in transito”.
L’organizzazione Save the Children ha lanciato nei giorni scorsi un appello per le condizioni nelle quali si vengono a trovare i minori non accompagnati che arrivano in Romania. Il paese, membro dell’Unione europea dal 2007, ha visto aumentare il numero degli ingressi dei migranti attraverso la Serbia, mentre i confini della Croazia sono sempre più blindati e violenti.
Una rotta alternativa, per tentare comunque un ingresso nell’Ue, pur non essendo mai stata la Romania la reale meta del viaggio. Nonostante questo, il numero di arrivi è cresciuto dai 2.626 nel 2019 ai 6.156 nel 2020 secondo i dati dell’UNHCR tratti dall’Ispettorato generale rumeno per l’immigrazione (GII).
Come già scritto da Open Migration un anno fa, la rotta sta vedendo crescere i propri numeri, come soluzione alternativa alle rotte più battute, verso nord, che diventano sempre più feroci e difficili.
Non che l’arrivo in Romania offra grandi soluzioni: su 15.742 richieste di asilo presentate negli ultimi 4 anni, circa il 40% delle domande è stato presentato nel 2020, quando sono stati registrati oltre 6.100 nuovi arrivi, indipendentemente dalle restrizioni legate al COVID-19. Quelle respinte sono la maggioranza.
La Romania, come denunciato dal rapporto del gruppo di analisi Lost in Europe (formato da ricercatori e giornalisti), non raccoglie dati scorporati sui minori non accompagnati, ma le interviste realizzate dai ricercatori e dai volontari di Save the Children sono molto preoccupanti, sia per l’elevato numero di minori che per le condizioni di vita.
“A causa della limitata capacità di accoglienza, i minori spesso soggiornano in rifugi non adeguati. A Timisoara, nella Romania occidentale, in un centro che ospita anche adulti, i bambini e le famiglie hanno trascorso notti sul pavimento prima che la situazione venisse affrontata. I team di Save the Children hanno anche segnalato la mancanza di accesso al cibo e ai servizi igienici in alcune strutture”, ha reso noto l’organizzazione. “I minori non accompagnati sono particolarmente a rischio, poiché nessuna delle strutture ha spazi sicuri dedicati, con la conseguenza che sono collocati nelle stesse stanze degli adulti di sesso maschile. A causa di preoccupanti lacune nei servizi di identificazione e protezione, i minori che viaggiano da soli spesso finiscono inoltre per vivere per strada, nelle stazioni ferroviarie, nei parchi e negli edifici abbandonati in situazioni di promiscuità. La situazione è inoltre peggiorata dalla pandemia di COVID-19, con scarsa capacità di isolare i casi o fornire servizi sanitari.”
Secondo i dati di Save the Children, i bambini e gli adolescenti rappresentano circa il 25 % dei nuovi arrivati in Romania: 1.539 minori, quasi due terzi sono non accompagnati, come confermano anche i dati ufficiali dell’UNHCR raccolti dall’Ispettorato generale rumeno per l’immigrazione. È probabile che il numero effettivo di persone che compiono il viaggio attraverso la Romania sia più alto, poiché molte non vengono identificate.
“La lotta quotidiana di un numero crescente di minori non accompagnati e di famiglie vulnerabili sta diventando una crisi invisibile. Centinaia di minori, compresi quelli senza genitori o accompagnatori, non ricevono un sostegno adeguato. Arrivano in Romania affamati ed esausti. Ne abbiamo incontrato molti feriti a causa del clima rigido, delle lunghe camminate e della mancanza di un’igiene adeguata. Questa sofferenza deve finire. I bambini hanno il diritto di essere protetti e di avere una vita dignitosa” ha dichiarato Gabriela Alexandrescu, presidente esecutivo di Save the Children in Romania, a margine della presentazione del rapporto. “A Bucarest, dove finalmente dopo tanti anni e molto lavoro la situazione dei bambini di strada non è più drammatica come negli anni Novanta, non arrivano”, spiega Ionut Jugureanu, direttore di Fundatia Parada, organizzazione tra le più note al mondo nel lavoro con i minori che vivono per le strade della capitale rumena. “Ci sono ancora tante situazioni di marginalità, ma molti di loro hanno una famiglia che non può badare a loro e sono rumeni. A Timisoara è differente”.
Timisoara è la città rumena più importante nei pressi del confine con la Serbia ed è proprio quella la zona dove, magari dopo svariati tentativi di passare la Croazia, alcuni migranti tornano indietro e provano a passare in Romania, per partire ancora o per arrendersi all’idea di chiedere asilo nel paese.
Le pattuglie della polizia di frontiera rumena non vanno per il sottile: in Serbia, nel 2020, secondo l’Unhcr, sono state raccolte oltre 13.000 testimonianze di respingimenti irregolari dalla Romania, mentre non sono disponibili dati sui respingimenti all’interno del territorio rumeno.
Secondo una recente inchiesta di BIRN, network di giornalisti investigativi della regione, nove persone su 10 entra illegalmente in Romania dalla Serbia. Gli afgani sono il gruppo più numeroso, seguiti da siriani, pakistani e iracheni. All’arrivo nell’area di Timisoara, migranti e rifugiati vengono posti dalla polizia di frontiera rumena davanti alla scelta tra espulsione immediata e richiesta di asilo, che quasi tutti accettano per ovvi motivi, anche se poi in attesa della risposta, e dopo la quarantena Covid, ripartono.
In un caso recente, il 25 gennaio scorso, la polizia ha trovato 10 afghani di età compresa tra i 14 e i 23 anni a bordo di un veicolo diretto a Timisoara. L’autista e un altro cittadino rumeno, che viaggiava sul sedile del passeggero, sono stati arrestati e hanno detto alla polizia di aver ricevuto 500 euro per il viaggio.
Migranti e rifugiati intervistati da BIRN hanno affermato che la maggior parte delle volte si intrufolano nei camion, si nascondono nel carico o si aggrappano alla parte inferiore di un veicolo. Se hanno abbastanza soldi, pagano un camionista. Ma per molti, i propri fondi e quelli dei loro parenti a casa stanno diminuendo, essendo spesi per i trafficanti che incontrano nel loro lungo viaggio verso l’Europa.
La situazione dei minori non accompagnati, nella regione di Timisoara, è particolarmente preoccupante e riguarda l’Unione europea nel suo insieme, perché i diritti dei minori non sono un problema solo di un singolo paese. Ma tutto questo, al momento, non sembra interessare Bruxelles.
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