Da diversi mesi, i richiedenti asilo, compresi i minori non accompagnati e le famiglie, sono soggetti a un sistema di accoglienza inadeguato in Belgio.
Centinaia di richiedenti asilo dormono per strada, malattie come la scabbia si stanno diffondendo e molti soffrono la fame. Questo insieme di circostanze è in parte dovuto alla chiusura dei centri da parte del governo per una temporanea diminuzione delle domande. Tuttavia ciò ha causato un’incredibile carenza di posti nel momento in cui le domande sono nuovamente aumentate, anche dopo il ritorno del regime dei Talebani in Afghanistan.
All’interno del sistema di accoglienza, il personale del Federal Agency for the Reception of Asylum-Seekers (Fedasil), il dipartimento belga responsabile dell’accoglienza dei richiedenti asilo, è andato in sciopero e lo Stato belga deve far fronte sia alle multe e che a un numero crescente di ordinanze provvisorie emesse dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu). È probabile che, a quel numero, si aggiungeranno ulteriori provvedimenti poiché le domande per l’applicazione della Rule 39 (Regola 39 che prevede l’intervento ad interim della Corte qualora si verifichino violazioni dei diritti umani ai danni dei migranti) continuano a essere ricevute dalla Cedu. Mentre le organizzazioni per i diritti umani continuano a lanciare l’allarme e a chiedere alla Cedu, a nome di centinaia di richiedenti, misure provvisorie nel tentativo di salvare i richiedenti asilo da un danno irreparabile, non sembra esserci alcun piano messo in atto da parte del Belgio per dare il via a provvedimenti di emergenza che abbiano effetto immediato.
Il Fedasil è sopraffatto. Il personale che lavora presso il Tribunale del Lavoro di Bruxelles, che è il luogo in cui vengono generalmente richiesti i rimedi interni per le mancanze del governo, ha ceduto sotto il peso delle domande di rettifica per l’incapacità del Fedasil di fornire una sistemazione ai richiedenti asilo. Il Fedasil è stato condannato dal Tribunale del lavoro ben 6.000 volte in un solo anno sulla questione degli alloggi per i richiedenti asilo e, all’inizio del 2022, il Tribunale di primo grado di Bruxelles ha condannato lo Stato belga per non aver fornito sistemazioni adeguate. Lo Stato finora ha ignorato le condanne emesse contro il Fedasil, e non è intervenuto per la costruzione di nuove sistemazioni. Il Fedasil, dal canto suo, non teme di correre rischi quando non rispetta l’ordine di fornire sistemazioni alle persone interessate che avviano procedimenti legali contro tale dipartimento poiché, essendo un’agenzia dello Stato belga – e non lo stato stesso – non ha proprietà che possano essere sequestrate tramite ordini di esecuzione.
Indipendentemente dal motivo della mancata ottemperanza agli ordini del tribunale, questa mancanza di azione da parte dello Stato belga e del Fedasil sta spingendo i richiedenti asilo a rivolgersi alla Cedu per ottenere una sentenza che accerti la responsabilità dello Stato belga.
Alcuni richiedenti asilo attendono una sistemazione da diversi mesi. Ad esempio, in un caso, riguardante il richiedente asilo guineano Abdoulaye Camara a cui è stato negato l’alloggio in una struttura di accoglienza nel mese di luglio di quest’anno, l’intervento del Tribunale del Lavoro di Bruxelles, che si è pronunciato contro Fedasil e ha chiesto che gli fosse data una sistemazione, non è stato di alcun aiuto. All’inizio di novembre, la Cedu ha adottato provvedimenti ad interim nel caso Camara c. Belgio, e tale intervento ha obbligato il Belgio a rispettare l’ordine emesso dalla Corte e a fornire a Camara alloggio e assistenza. Per mesi, Camara è stato costretto a dormire all’addiaccio soffrendo la fame e affrontando problemi di salute (compresa la scabbia che continua a dilagare a causa delle pessime condizioni igienico-sanitarie). Come Camara, centinaia di richiedenti asilo sono stati costretti a vivere per strada, temendo l’abbassamento delle temperature e l’avvicinarsi dell’inverno.
La notevole mobilitazione della società civile, la cooperazione tra le Ong e iniziative pro bono come il Legal Helpdesk per i richiedenti asilo in Belgio, gestito dall’Ordine degli avvocati di Bruxelles e Vluchtelingenwerk Vlaanderen e l’iniziativa Rule 39 della Cild, hanno assicurato il maggiore coinvolgimento della Cedu su questo tema. Poco meno di 3 settimane fa, a seguito della sentenza Camara, la Cedu ha adottato provvedimenti su 148 domande nell’ambito Rule 39 presentate per conto di 148 richiedenti asilo di varie nazionalità che vivono in Belgio senza alloggio. Ciò è particolarmente significativo in quanto la Cedu concede tali misure solo “in casi eccezionali, quando il richiedente corre un rischio reale di danno irreversibile”. In tutti i 148 casi, la Corte ha ordinato allo Stato belga di conformarsi alle decisioni emesse dal Tribunale del lavoro di Bruxelles nei confronti di ciascun ricorrente e di fornire loro alloggio e assistenza per soddisfare i loro bisogni primari. Tale risultato è stato pubblicato in un comunicato stampa della Corte, nel caso Msallem e altri 147 c. Belgio (ricorso n. 48987/22 e altri 147).
Purtroppo, il numero di richiedenti asilo che vivono ancora per strada rimane molto alto. Temendo l’inverno, molti si sono rifugiati in un ex edificio del governo federale gestito dalla Regione di Bruxelles e situato a Schaerbeek, più precisamente a Rue de Palais. Il 24 ottobre 2022, quando il primo gruppo di richiedenti asilo è entrato nell’edificio, erano ancora in corso importanti lavori di ristrutturazione, destinati a renderlo idoneo all’accoglienza dei profughi ucraini (il che è ironico se si pensa che tali lavori di ristrutturazione non sono stati avviati per i profughi afghani che erano arrivati prima dei rifugiati ucraini). Da allora il numero degli occupanti dell’edificio è cresciuto notevolmente, arrivando a superare le 800 persone a fine novembre.
Delle oltre 800 persone che attualmente vivono nell’edificio di Rue des Palais, la maggior parte è richiedente asilo – con donne, bambini e minori stranieri non accompagnati. L’8 novembre 2022 l’attuale proprietario dell’immobile ha dato avvio a un’azione di sgombero e il 17 novembre 2022 è stata emessa una sentenza dal giudice di pace di Schaerbeek, dichiarando che gli occupanti avevano 3 settimane per andarsene. Le condizioni dell’edificio di Rue des Palais rappresentano un rischio per gli occupanti sia in termini di sicurezza che di servizi igienico-sanitari, con cabine elettriche facilmente accessibili, un sistema fognario difettoso, pareti instabili, vani di ascensore aperti e acqua non potabile. Le autorità locali temono casi di difterite, scabbia e tubercolosi: alcuni di questi sono gravemente malati e non hanno accesso alle cure mediche.
Molti di questi occupanti – 700 richiedenti asilo – hanno presentato, o presenteranno domanda, alla Cedu affinché quest’ultima adotti provvedimenti ai sensi di Rule 39. Queste persone sono assistite da un comitato informale di supporto composto da rappresentanti di Ong (compresi avvocati che offrono volontariamente il loro tempo) e dall’iniziativa Rule 39 di Cild: entrambi lavorato instancabilmente per dare accesso alla giustizia ai richiedenti asilo.
58 domande di richiedenti sono state presentate state redatte da avvocati volontari provenienti da 8 studi legali internazionali nell’ambito dell’iniziativa Rule 39, guidati dalla dott.ssa Daria Sartori. Le domande a nome di altri 30 richiedenti saranno depositate questo venerdì e redatte da coloro che fanno parte dell’iniziativa della Rule 39 di Cild. Se lo Stato belga è dell’opinione che ignorare le sentenze farà calare l’attenzione su questo problema si sbaglia, poiché le domande presentate alla Cedu a dicembre supereranno quelle di novembre del 400%. Le persone interessate potrebbero eventualmente chiedere un risarcimento tramite singole domande alla Cedu. Se non si pone attenzione al problema, la situazione in Belgio continuerà a peggiorare rapidamente, sia in termini di conseguenze per lo Stato ma anche, ed è questo l’aspetto che spaventa di più, di conseguenze irreparabili per i richiedenti asilo che continuano a dover affrontare temperature bassissime e malattie.
Nonostante ciò, il governo belga è contrario a procedere con un “piano di emergenza” più formale. Sebbene il governo abbia annunciato l’adozione di un pacchetto di provvedimenti per affrontare la crisi dell’accoglienza, tra cui la costruzione di più centri – e, secondo quanto riferito, tale pacchetto prevede di rifiutare circa 5000 domande di asilo di richiedenti afgani con il fine di liberare ulteriori posti nelle strutture di accoglienza – il governo ha finora rifiutato suggerimenti per attuare misure più immediate, compresi quelli della società civile riguardanti la possibilità di fornire sistemazioni di emergenza negli hotel.
Invece di concentrare tutti gli sforzi su un miglioramento, attraverso il rispetto del diritto internazionale e dello stato di diritto, la segretaria di Stato belga per l’asilo e la migrazione Nicole de Moor ha affermato in un’intervista che parte del loro obiettivo è la “prevenzione”, anche attraverso l’aumento dei rimpatri forzati.
Sembra quindi che il Belgio continuerà a violare lo stato di diritto negando ai richiedenti asilo il diritto all’accoglienza e continuando a violare i quadri giuridici nazionali e internazionali. Ci troviamo di fronte a una realtà che è deludente, tenendo conto del fatto che la risposta dell’UE ai rifugiati ucraini ha dimostrato chiaramente che nel caso di un flusso improvviso di rifugiati, dove c’è volontà [di accogliere], c’è una soluzione.
Foto copertina via Todd Mecklem/Flickr