Muhammad al-Arab è solo uno delle migliaia di persone che hanno provato ad attraversare la Turchia per arrivare in Grecia, dopo che la Turchia ha deciso di non trattenere più i flussi migratori diretti in Europa. Si presume che l’uomo sia stato ucciso da qualcuno che si trovava in territorio greco. Sin dal primo momento le autorità greche hanno definito la vicenda come una fake news; tuttavia, l’analisi effettuata da Forensic Architecture ha confermato l’autenticità del video che era stato diffuso sui social media.
“Che cosa abbiamo fatto ieri? Abbiamo aperto le porte” ha dichiarato il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan a fine febbraio, in seguito all’attentato contro le truppe turche in Siria, annunciando inoltre che la Turchia non chiuderà le porte se l’Unione Europea non dovesse mantenere le sue promesse.
Il Presidente Erdogan faceva riferimento alla dichiarazione UE-Turchia; un accordo controverso e non legalmente vincolante tra Unione Europea e Turchia. Accordo grazie al quale, per 4 lunghi anni, ai confini esterni dell’Europa si è verificata quella che può essere definita come una catastrofe umanitaria. Nel 2016 l’UE firmava l’accordo con la Turchia per la gestione dei flussi migratori con l’implementazione della dichiarazione UE-Turchia, una politica di scambio mediante la quale alla Turchia veniva chiesto di trattenere il flusso di un gran numero di persone che cercavano di raggiungere l’UE per chiedere asilo. In cambio, l’UE destinava ingenti aiuti economici alla Turchia per la gestione dei rifugiati presenti nel Paese. Ad ogni modo, la natura problematica della dichiarazione UE-Turchia si è palesata nel giro di poco tempo. Sebbene il numero di rifugiati sbarcati sulle coste greche sia diminuito considerevolmente, le restrizioni geografiche imposte in Grecia hanno creato delle condizioni insostenibili sulle isole di primo arrivo (quelle più vicine al confine turco come Lesbo e Chios).
La decisione della Turchia di ritirarsi dal suddetto accordo ha fatto sì che migliaia di persone si dirigessero verso il confine turco-greco tentando una pericolosa traversata in mare. La Grecia ha risposto immediatamente e in maniera eccessivamente violenta, utilizzando misure che sono state criticate dalla comunità internazionale.
La reazione greca
In seguito all’arrivo di migliaia di persone sulla frontiera terrestre greco-turca, le autorità greche sono entrate in stato di massima allerta e il governo ha convocato una riunione del Consiglio governativo per gli Affari esteri e della Difesa (Kysea), che ha deliberato l’adozione di cinque misure urgenti. Nello specifico, il governo greco ha deciso di: (a) Migliorare le misure di sicurezza alle frontiere orientali, terrestri e marittime, di tutto il Paese, mediante forze di sicurezza e forze armate, al fine di impedire l’ingresso illegale nel Paese; (b) Sospendere temporaneamente, per un mese a partire da marzo, le domande di asilo da parte di coloro che entrano illegalmente nel Paese; (c) Provvedere al rimpatrio immediato nel Paese di origine, ove possibile, di coloro che entrano illegalmente nel territorio greco senza autorizzazione; (d) Richiedere a Frontex il dispiegamento delle squadre RABIT con l’obbiettivo di proteggere le frontiere esterne del Paese, che costituiscono anche i confini dell’Unione Europea; (e) Procedere alla notifica immediata della presente Delibera al Consiglio dei ministri degli Affari esteri dell’Unione europea per avviare la procedura di cui all’articolo 78, paragrafo 3, del trattato sull’Unione europea per l’adozione di misure provvisorie a favore della Repubblica ellenica in risposta a un’emergenza dovuta all’improvviso afflusso di cittadini di paesi terzi, nell’ambito della solidarietà tra gli Stati membri dell’Unione europea.
Le urgenti disposizioni della Grecia, così come la retorica messa in atto, mostrano che il governo sta affrontando la crisi dei rifugiati come una questione di sicurezza nazionale per la quale sarà necessario impedire il transito delle persone che si muovono verso occidente. Il governo greco ha evocato l’articolo 78, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea che fa riferimento alle politiche di frontiera, nonché il caso di N.D. e N.T. Vs Spagna per giustificare la sua decisione di sospendere le nuove domande di asilo per un mese. Le organizzazioni internazionali e gli esperti di diritto hanno criticato questa decisione e parlano di violazione del diritto internazionale. Il Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli (ECRE) ha definito questo provvedimento come “un’interpretazione errata e una manipolazione delle recenti sentenze dei tribunali” che vengono utilizzate per “criminalizzare le persone in cerca di protezione”. Mentre l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha dichiarato in un comunicato stampa che:
“Tutti gli Stati hanno il diritto di controllare le loro frontiere e gestire i movimenti irregolari, ma allo stesso tempo devono astenersi dall’uso eccessivo e sproporzionato della forza e preservare i sistemi volti a gestire le richieste di asilo in modo ordinato”.
Mentre al confine della Grecia con la Turchia continuano a muoversi i meccanismi geopolitici, le persone che cercano di raggiungere la Grecia attraverso le isole dell’Egeo vengono accolte con ostilità. La comunità locale, apparentemente delusa dalla decisione del governo di creare nuovi campi (strutture chiuse pensate per sostituire gli attuali campi profughi costituiti da tendopoli N.d.R.), sembra aver deciso di farsi giustizia da sola. Un video condiviso da Ruptly mostra la popolazione locale di Lesbo che cerca di impedire l’arrivo di una imbarcazione con a bordo i rifugiati che arrivano sulle coste, gridando commenti offensivi nei confronti di uomini, donne e bambini. In aggiunta le mafie locali hanno dato fuoco allo Stage 2, un campo di transito a Skala Sikamineas, luogo in cui i rifugiati vengono trasferiti dalle autorità dopo il salvataggio in mare. Al contempo, i giornalisti che si trovano sull’isola per raccontare la situazione sono stati aggrediti e in alcuni casi gravemente feriti per aver testimoniato le reazioni della popolazione all’arrivo dei rifugiati. Anche su altre isole sono stati segnalati episodi analoghi.
L’Europa osserva da lontano
Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, si è recata in visita al confine greco-turco con il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e quattro leader dell’UE per osservare da vicino gli eventi che stanno avendo luogo in questi giorni. Durante una conferenza stampa, a seguito della loro visita, la von der Leyen ha dichiarato il sostegno dell’UE alla Grecia e ha definito il confine greco come “lo scudo d’Europa”. Inoltre, ha annunciato che la Grecia riceverà un finanziamento pari a 700 milioni di euro insieme ad altri fondi che saranno messi a disposizione per migliorare le infrastrutture al confine. Oltre al sostegno finanziario l’UE provvederà all’invio di personale militare attraverso Frontex, l’agenzia di frontiera dell’UE.
In seguito all’attuazione dell’accordo UE-Turchia, l’Unione ha gradualmente cambiato il suo approccio verso i migranti; la migrazione, che prima veniva concepita come una questione umanitaria, diventa ora un problema di sicurezza nazionale ed europea. L’ostinazione nel portare avanti un accordo piuttosto difettoso e nel collaborare con la Turchia, Paese che a più riprese è stato accusato di violazione dei diritti umani, mostra un cambiamento di priorità che deriva da un’agenda politica marcatamente di destra da parte di diversi Stati membri. Al contempo, l’UE sembra disposta a ignorare le violazioni del diritto internazionale purché i suoi confini esterni rimangono inviolati. Le organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato per anni i respingimenti illegali che si verificano ai confini della Grecia con la Turchia. Già nel 2018, Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto sui respingimenti, le violenze e le percosse ai danni dei rifugiati che hanno tentato di raggiungere la Grecia attraversando il confine segnato dal fiume Evros e ha esortato la Commissione Europea ad agire.
Negli ultimi giorni si sono susseguite notizie di presunti spari e respingimenti contro i rifugiati che cercavano di entrare in territorio Greco via terra o via mare. La Guardia costiera turca ha diffuso un video che mostra quella greca mentre cerca di impedire l’ingresso di un gommone nel suo territorio. Sebbene un episodio del genere non sia né nuovo né sorprendente, colpisce il fatto che abbia avuto luogo in pieno giorno e che, allo stesso tempo, vi sia stato il completo silenzio dell’UE. Questi eventi sono il riflesso di un’Unione Europea sempre meno disposta ad accogliere il diverso e sempre più pronta ad alzare muri e barriere.
Gli eventi che si stanno verificando al confine esterno dell’Europa non possono essere analizzati in maniera semplicistica, anche perché l’area interessata è di per sé una zona molto complicata per molteplici ragioni, non da ultimo le relazioni greco-turche. Appare però evidente come Turchia, Grecia e UE, per il proprio tornaconto, siano disposte a muovere le persone come pedine in questo scacchiere geopolitico. Fintanto che l’UE non si mostrerà disposta a cambiare radicalmente le proprie politiche migratorie e non inizi a gestire la cosiddetta crisi dei rifugiati, uomini donne e bambini che fuggono dai conflitti e dalle difficoltà continueranno a soffrire.
In copertina: Cartello sulla recinzione che separa il confine greco-turco nella regione di Evros recita: “Fate attenzione. Confine. Confini greco-turco” 30 maggio 2018. (Foto di Marianna Karakoulaki come tutte quelle presenti nell’articolo).