Di cosa stiamo parlando
Oggi si riuniscono a Malta i ministri dell’Interno di Italia, Malta, Francia, Germania e Finlandia (presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea). Presente anche il Commissario europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza Dimitris Avramopoulos.
All’ordine del giorno ci saranno la ricollocazione dei migranti soccorsi nel Mediterraneo centrale, la rotazione dei porti di sbarco e i rimpatri.
Contesto/Come funziona finora
Il primo Governo Conte si è distinto per la “politica dei porti chiusi” cara all’alleato leghista. In questo contesto è stato impedito alle navi coinvolte nei soccorsi a largo delle coste libiche – in particolare alle navi delle ong – di raggiungere velocemente i porti italiani.
Dal giugno 2018 all’agosto 2019 l’Istituto di ricerca Ispi ha analizzato gli effetti di questa politica e contato 25 crisi, per una media di 9 giorni in mare, prima che si arrivasse all’assegnazione di un porto che consentisse lo sbarco dei migranti a bordo. In parallelo al divieto di sbarco, il Governo instaurava “negoziati ad hoc” con altri Stati europei, chiedendo che questi si facessero carico di una parte delle persone soccorse.
Nel corso di queste crisi sono sbarcate in Italia 1.346 persone. Di queste, 593 sono state accolte da altri Paesi europei.
Nello stesso periodo sono sbarcate in Italia in maniera autonoma 15095 persone, ma nessuno di loro è stato ricollocato.
Il vertice di Malta tenterà di trovare una soluzione sistematica, più organizzata e cogestita, individuando un “meccanismo automatico di ripartizione” che superi l’approccio ‘caso per caso’. Tale meccanismo, per ora, si riferirà soltanto ai migranti soccorsi in mare e non a quelli arrivati autonomamente.
Le proposte sul tavolo
Il punto centrale del vertice sarà la creazione di un meccanismo automatico di ripartizione a cui oltre a Francia e Germania possano poi aggiungersi “Paesi volenterosi” come Portogallo, Irlanda, Lussemburgo, che hanno già partecipato alle ultime trattative.
Allo studio ci sarebbero anche meccanismi di incentivi per chi partecipa alla ripartizione e di sanzioni per chi invece rifiuta.
Restano da discutere poi le percentuali delle ripartizioni di un futuro accordo: Francia e Germania sarebbero disponibili ad accogliere ognuno una quota del 25% tra i soccorsi. Il punto è però spinoso: infatti la Francia vorrebbe che il ricollocamento riguardasse soltanto i migranti che hannoi requisiti per ottenere l’asilo.
Le richieste dell’Italia
Le richieste dell’Italia, portate avanti dal Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, sono invece più ampie e vorrebbero che:
– La redistribuzione riguardi anche i migranti economici;
– Che il periodo di permanenza post sbarco in Italia non superi le 4 settimane e che eventuali rimpatri siano a carico dell’Ue attraverso l’Agenzia Frontex;
– Che i porti di sbarco ruotino tra loro, con un meccanismo predeterminato. Ipotesi che però, per il momento, sembra la più accantonabile, viste le ritrosie della Francia;
– Che il rilancio di un accordo temporaneo porti alla revisione del regolamento di Dublino.
Risultati
Se si sperava in un passo avanti all’insegna della solidarietà, passo avanti c’è stato. L’Italia esce sicuramente soddisfatta e vede accolta la maggior parte delle richieste. Il numero dei migranti ricollocati – secondo i dettami dell’accordo – raddoppierebbe, ma parliamo comunque di una piccola percentuale: circa l’8% rispetto agli arrivi complessivi. Nulla di sensazionale quindi, ma una buona base di partenza per negoziati di più ampio respiro.
Più nel dettaglio ecco quanto si è deciso a Malta:
– I migranti soccorsi nel Mediterraneo centrale e sbarcati in Italia e Malta saranno ricollocati nel giro di quattro settimane. Le quote di ricollocamento verranno stabilite nel prossimo vertice del GAI a Lussemburgo;
– Viene superato il principio di Paese di primo ingresso previsto dal Regolamento di Dublino;
– Sarà previsto un meccanismo di rotazione volontaria dei porti di sbarco;
– I Paesi aderiranno all’accordo su base volontaria, ma potrebbero essere previste delle sanzioni per i Paesi che non intendono aderire.
Perplessità
Va precisato che il mini vertice di Malta – fortemente voluto da Malta e Italia anche per reimpostare in modo più produttivo le relazioni tra La Valletta e Roma – si è occupato solamente dei soccorsi nella rotta del Mediterraneo Centrale, ovvero quella che più interessa i due Paesi, ma la meno percorsa durante quest’anno dai migranti irregolari. Grecia e Spagna – primo e secondo paese di sbarco – non hanno partecipato al summit.
I migranti soccorsi da navi militari e Ong rappresentano soltanto il 9% degli arrivi in Italia. Saranno soltanto i migranti appartenenti a questa piccola percentuale ad essere ricollocati.
Il meccanismo di rotazione dei porti su base volontaria – richiesto dall’Italia – contraddice la norma internazionale che vuole che i soccorsi in mare siano trasportati il più velocemente possibile verso il porto sicuro più vicino.
L’accordo per il momento è una bozza che coinvolge soltanto quattro Paesi (Italia, Malta, Germania,Francia). Per capire se si allargherà ad altri protagonisti bisogna aspettare il prossimo 7 e 8 ottobre quando a Lussemburgo si riunirà il Consiglio “Giustizia e affari interni” (GAI) che coinvolge anche gli altri ministri dell’Interno e della Giustizia dei Paesi membri dell’Unione europea.
L’accordo, pur non essendo vincolante, produce un sistema di accoglienza europeo più frammentato. Resta da capire come questo possa portare al cambiamento del regolamento di Dublino, almeno formalmente, richiesto da tutti.
I dati presenti nell’articolo sono di Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale
Immagine di copertina via @movimentgraffitti