Nonostante siano passati quasi due anni dalla chiusura delle domande, la regolarizzazione per lavoratrici e lavoratori stranieri per il settore domestico e dell’agricoltura del 2020 procede molto a rilento. Il termine per avere accesso era il 15 agosto di quell’anno, ma gli ultimi dati – aggiornati all’inizio di marzo – parlano del 60,24% delle 207.870 istanze esaminate. Un ritardo che provoca un limbo burocratico di precarietà e incertezze.
Tra le richieste inviate, circa 20mila riguardano persone di nazionalità ucraina, la prima tra tutte quelle aderenti.
Dall’inizio della guerra alcune organizzazioni hanno denunciato la situazione di lavoratrici (in maggioranza) e lavoratori ucraini che hanno fatto domanda di emersione ma non hanno ancora ricevuto notizie e per questo si trovano impossibilitati a lasciare l’Italia senza rischiare di vedersi rigettata la pratica. L’associazione Ero Straniero ha ricevuto segnalazioni di lavoratrici in attesa di permesso di soggiorno che volevano recarsi velocemente nei paesi confinanti con l’Ucraina per ricongiungersi con familiari in fuga o rientrare nel paese. Telefonate sono arrivate anche ad Assindatcolf, l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico. La norma, infatti, prevede che durante il procedimento di emersione “i cittadini stranieri non debbano aver lasciato il territorio nazionale dall’8 marzo 2020”.
Quella risiedente in Italia è la comunità ucraina più grande d’Europa, con 236mila persone che vivono e lavorano nel nostro paese, per la maggior parte (circa l’80%) donne e nel 65% dei casi nei servizi alla persona. “Sono richieste di grande angoscia, e ne abbiamo ricevute diverse. È una situazione assurda dopo quasi due anni di attesa. Non solo per le persone ucraine, per tutti i richiedenti”, spiega Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, che ricorda come del totale delle domande di emersione presentate ad agosto 2020 l’85% si riferisca a lavoro domestico e di cura.
Per cercare di sopperire alla situazione già lo scorso 8 marzo l’Ispettorato Nazionale del Lavoro aveva emanato una circolare che raccomanda agli uffici territoriali di “assicurare priorità” alle pratiche riferite a cittadini e cittadine di nazionalità ucraina “al fine di agevolarne la mobilità territoriale e le eventuali ricongiunzioni familiari”.
Dopo le segnalazioni delle associazioni, nel Dpcm sulla protezione temporanea e l’assistenza per i profughi provenienti dall’Ucraina firmato il 29 marzo, il governo ha inserito all’articolo 6 la possibilità per i cittadini che hanno presentato domanda di emersione di “uscire e fare rientro nel territorio nazionale” ma “ai soli fini di prestare soccorso ai propri familiari”.
Due importanti novità sulla #Regolarizzazione2020 nei giorni scorsi grazie a #EroSrtaniero:
– Proroga dei lavoratori interinali che si occupano della #regolarizzazione
– Libertà di movimento per cittadini ucraini in attesa di emersione per prestare soccorso ai familiari
(1-4) pic.twitter.com/M7Y584nhFR— Ero Straniero – L'umanità che fa bene (@Ero_Straniero) March 21, 2022
Il problema, però, va ben oltre la situazione umanitaria di queste settimane.
Secondo l’avvocato Francesco Mason, che con ASGI ed Erostraniero sta monitorando l’applicazione della regolarizzazione, “il caso delle ucraine e degli ucraini è emblematico dell’assurdità di una sanatoria che ci mette più di due anni per essere conclusa, partendo dal presupposto di voler essere uno strumento per dare legalità di soggiorno per tanti lavoratori e lavoratrici durante il periodo di pandemia”. Nelle grandi città come Roma, Napoli o Milano, con maggiori richieste ma uffici più strutturati, la percentuale di domande esaminate è al 25%. “C’è una sentenza del Tar Lombardia che riconosce il termine di 30 giorni per il rilascio del permesso di soggiorno. Qui siamo a 700 di giorni. C’è qualcosa che non funziona proprio strutturalmente”.
Le ragioni di questo enorme ritardo, per l’avvocato, sono diverse. Innanzitutto, un percorso molto farraginoso previsto dal legislatore: “L’ipotesi più utilizzata è quella della richiesta di permesso per un lavoratore da assumere. Dunque il futuro datore di lavoro doveva fare una domanda in prefettura, attendere un parere vincolante della questura, poi essere convocato nuovamente in prefettura e compilare un modulo da inviare alla questura per il rilascio del permesso di soggiorno. Ci sono almeno quattro-cinque passaggi”.
Nonostante la norma che ha introdotto la sanatoria prevedesse la possibilità di assumere personale aggiuntivo, l’assunzione di lavoratori interinali è arrivata in due tranche praticamente un anno dopo, a marzo e ad aprile del 2021. Personale che, spiega Mason, “andava poi formato e fatto entrare in funzione. E riguardava prevalentemente le prefetture, non risolveva quell’enorme collo di bottiglia della questione immigrazione che sono le questure, sotto organico e disorganizzate”.
Il principale punto debole, comunque, è l’emergenzialità: “A livello giuridico lo strumento era interessante. Ma andava pensato come ordinario, una procedura per cui con calma le persone quando hanno le condizioni presentano le domande e non si verificano quei numeri e quella concentrazione in un mese e mezzo. Se crei uno strumento straordinario hai bisogno di risorse straordinarie. Purtroppo l’emergenza è un grande classico del nostro paese”.
La campagna Ero Straniero chiede di intervenire per “superare il grave ritardo nell’esame da parte degli uffici del ministero dell’interno e si metta fine all’incertezza per le donne e gli uomini ancora in attesa”. Quest’ultima questione per l’avvocato Mason è centrale: “Il pensiero di fondo è che il migrante non protesta, accetta, deve solo ringraziare perché gli diamo un permesso di soggiorno e la possibilità di condividere con noi il nostro benessere. Anche a livello amministrativo non c’è nessun timore di violare sistematicamente i loro diritti in termine di efficienza della macchina”. Avere una risposta in tempi umani “è già un diritto di per sé, e per queste persone è un problema per l’esercizio di tutti gli altri diritti, dai ricongiungimenti a qualsiasi pratica. Ci sono le limitazioni alla libertà di movimento, problemi a cambiare lavoro. Sembra sempre che l’incidenza sulla vita delle persone sia una variabile irrilevante”.
Immagine in copertina via Ero Straniero