I ragazzi con zaini e cartelle parlano con forte accento romanesco ma hanno tratti che ricordano Sud America e Oriente. Siamo alla fermata della metro di Porta Furba nell’orario di uscita dalle scuole: al Quadraro, con i suoi 30 mila stranieri residenti, l’integrazione è un questione estremamente concreta.
L’occasione è la visita ai locali in ristrutturazione della “Biblioteca Interculturale” che apriranno al pubblico il 2 dicembre. Al numero 45 di viale Opita Oppio, nei sotterranei della Scuola “Damiano Chiesa” che ospitano la struttura, troviamo al lavoro una decina di volontari di tutte le età. Con loro ci sono Alessandro Falcioni e Paolo Guerra dell’associazione Cittadini del Mondo, che nel 2009 ha dato vita a questa esperienza.
Vorrei un libro per leggere una favola a mio figlio
Paolo Guerra, che nella vita fa il restauratore di mobili antichi, è il responsabile della Biblioteca Interculturale. Parlare con lui equivale a ripercorrerne la storia, insieme a quella dell’occupazione di Selam Palace, a cui è legata a filo doppio.
Da subito, ci racconta Paolo, alcuni medici volontari entrarono infatti nell’occupazione di Selam alla Romanina per portare assistenza sanitaria agli occupanti, tutti rifugiati politici. A un certo punto uno dei medici pensò di sottoporre ai rifugiati un questionario che li aiutasse a capire i percorsi personali e le esigenze materiali degli occupanti. Oltre alle domande di routine su lavoro e salute, ce n’era una più personale: che cosa vorresti avere per te? Una delle risposte colpì profondamente i volontari: vorrei un libro nella mia lingua, per leggere una favola a mio figlio.
“Ci è sembrata una cosa talmente bella, e così semplice, che era quasi una bestemmia non farla. Non potevamo dargli una casa, un lavoro, i soldi, ma almeno un libro nella sua lingua, quello sì”, dice Paolo.
Una biblioteca per l’intercultura
Era scattata la scintilla, la macchina si era messa in moto. È partito così nell’aprile 2009 il progetto della biblioteca – con un protocollo d’intesa con il Preside dell’Istituto d’Istruzione Superiore Jean Piaget che metteva a disposizione un piccolo spazio all’interno della scuola. “Avevamo uno scaffale all’interno della Piaget con 140 libri”, ricorda Paolo, mentre intorno a noi continuano gli ultimi lavori di manutenzione. “i libri li avevamo portati da casa e alle 5 e mezza dovevamo chiudere”.
Con il tempo sono arrivati anche i primi volumi in tigrino e aramaico portati dagli stessi rifugiati. La biblioteca è diventata rapidamente più grande ed è stata costretta a traslocare una prima volta nei sotterranei della Piaget, dove è rimasta fino al 2012. Dopo l’interessamento del Presidente del municipio Sandro Medici, a maggio 2013 è avvenuto il trasferimento nella sede attuale.
Intanto la fama della biblioteca è giunta anche oltreoceano, ricevendo donazioni anche da George R. R. Martin – padre della famosissima saga di “Games of Thrones” – che da Santa Fè completamente a sorpresa, ha inviato in dono una dozzina di scatoloni di suoi libri.
I volumi sono così diventati 20 mila, in 25 lingue diverse, e la biblioteca un punto di riferimento per il quartiere e per tutta l’accoglienza romana.
Non solo libri
“Grazie a un volontario che era impegnato anche al Baobab, ogni settimana venivano a trovarci una ventina di ragazzi che vivevano vicino la Stazione Tiburtina. Venivano, leggevano e non volava una mosca, alla chiusura dovevi quasi cacciarli”, ricorda Paolo.
I servizi della Biblioteca non si esauriscono del resto nell’offerta di libri: i 1200 tesserati e chiunque voglia entrare può usare postazioni internet, una sala studio, corsi di lingua e uno sportello informativo.
“Quattro anni fa, quando iniziammo le lezioni c’erano una decina di studenti”, ci dice Simona, un passato da insegnante di italiano e fondatrice della scuola della biblioteca: “oggi sono più di settanta”.
Le classi di Italiano, divise per livello a partire dai corsi di alfabetizzazione, sono fondamentali per aiutare gli stranieri del quartiere a integrarsi e trovare lavoro, e rappresentano di per sé un microcosmo della realtà del vicinato. ”C’è chi è appena arrivato e ha raggiunto i propri cari, ma anche chi vive in Italia da molti anni e non ha mai imparato la lingua. Sono in maggioranza bengalesi, ma quest’anno abbiamo un ucraino, un’albanese, alcuni indiani venuti per studiare all’università, e per la prima volta tre studentesse cinesi”.
Nei locali ristrutturati troverà spazio anche lo sportello sociale che attualmente viene gestito dai volontari all’interno del Palazzo Selam. “Tramite lo sportello cerchiamo di aiutare e orientare gli stranieri nella complicata burocrazia italiana e romana”, ci dice Marianna, giovane volontaria dell’associazione. Ci spiega che per usufruire di molti servizi essenziali è necessario dimostrare la residenza nel municipio che li eroga, e da quando – per via di una norma del decreto Lupi – non è più possibile stabilire la residenza presso un palazzo occupato, in molti da Selam e nel quartiere hanno dovuto stabilire la residenza fittizia in Via Modesta Valenti. Lei e gli altri ragazzi dello sportello, indirizzano gli stranieri nei giusti uffici e gli indicano come accedere ai servizi essenziali come quello sanitario e scolastico, inoltre li aiutano in altri passaggi fondamentali come rinnovare il permesso di soggiorno o richiedere documenti.
La biblioteca diventa grande
Paolo, Alessandro, Simona, Marianna e tutti gli altri ragazzi che abbiamo conosciuto sono in fermento: il 2 dicembre è alle porte e c’è ancora tanto da fare.
Ma c’è ancora tempo per un ultimo aneddoto di Paolo: “Qui sono passati migliaia di ragazzi. Con alcuni di loro siamo rimasti in contatto, siamo amici, con uno in particolare ci sentiamo spesso e passiamo insieme le feste. Ora fa il ciabattino, ma quando è arrivato, in fuga dall’Eritrea, aveva la mano praticamente rovinata, non la muoveva più. Era fuggito dal suo paese, dove il servizio militare non finisce mai. La mano se l’era ridotta così dopo lo scoppio di una bomba. L’avevano colpito delle schegge, aveva problemi ai nervi. Donatella l’ha preso a cuore. L’abbiamo fatto visitare, si è operato e adesso ha recuperato. È venuto a trovarci a Natale, fa uno zighinì divino”.
Il prossimo 2 dicembre verranno inaugurati i locali rinnovati della Biblioteca Interculturale in Via Opita Oppio 45 al Quadraro (qui tutte le info sull’evento).
Dal 3 novembre scorso è possibile fare una donazione per finanziare i lavori di allargamento e ristrutturazione della biblioteca tramite la raccolta fondi #linterculturasfondaimuri.
Il 15 dicembre alla Biblioteca Interculturale si terrà la terza edizione del Premio CILD (e, per chi non lo sapesse, CILD è l’organizzazione che ha creato Open Migration).
Tutte le foto nell’articolo per gentile concessione di Cittadini del Mondo.