Perché su un giornale come Open Migration dedicare un breve editoriale alla Global Sumud Flotilla che si sta dirigendo verso Gaza? Per ringraziare tutte quelle donne e quegli uomini che rischiano con il proprio corpo contro la deriva genocidaria. Donne e uomini che rappresentano l’umanità nel momento in cui una parte di quest’ultima sta infierendo su un popolo allo stremo.
Quelle donne e quegli uomini sono gli ultimi difensori della razionalità e dell’amore. Mettono a nudo il vuoto di governi europei preoccupati di non turbare gli assetti di potere. La sovranità è un male. La sovranità è belligena. La sovranità è potenzialmente, come vediamo a Gaza, criminale. La flotta che si sta dirigendo a Gaza è una flotta che vuole rompere il muro della sovranità, che da noi si presenta omertosa.
Avrei potuto scrivere, essendo questo un editoriale pubblicato su Open Migration, che quanto sta accadendo a Gaza produrrà nuovi fenomeni migratori che investiranno le nostre democrazie traballanti, così da intimorire le nostre piccole sicurezze. Ma non sarebbe stato giusto. Era quasi voler minimizzare o strumentalizzare quanto che sta accadendo.
Il viaggio della carovana civile che si dirige a Gaza meriterebbe la scorta di Stato, se non fosse che siamo dentro la bolla istituzionale dell’immoralità pubblica, sfacciata. Chi ha a cuore i diritti umani allora faccia la sua scorta sociale, pubblica, mediatica. Ne parli a casa, con i figli, con gli amici, sui social media. Riempiamo l’informazione dei volti di quelle donne e quegli uomini che Israele non vuole che arrivino a portare gli aiuti umanitari a Gaza nel nome di una sovranità malata, sconfitta dalla storia ma rinvigorita dal fanatismo. Come sempre, come ogni volta quando il nazionalismo si sostituisce al cosmopolitismo.
Da questo spazio di informazione auguriamo il meglio a chi naviga verso Gaza.
[Immagine di copertina: il pre-lancio di una delle navi che compongono la Global Sumud Flotilla]