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Homepage >> Codice di condotta Ong

Su cosa si basano le accuse alla nave di soccorso Open Arms

marzo 22, 2018 - Marina Petrillo, Lorenzo Bagnoli e Claudia Torrisi
Sequestro della nave di ProActiva Open Arms, che si è rifiutata di consegnare alla Guardia Costiera libica 218 migranti salvati in mare. Capitano della nave, capo missione e direttore della Ong spagnola accusati di associazione a delinquere e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Dalla stessa procura che accusò le Ong prima che venisse bloccata la Iuventa. Siamo a un punto critico del duello fra ministero dell'Interno e Ong in mare sul soccorso ai migranti. Vi raccontiamo cosa dicono le carte, su quali basi giuridiche poggiano le accuse, e qual è la versione di Open Arms.

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Perché meno gommoni dalla Libia, mentre in mare si muore di più

settembre 21, 2017 - Francesca Romana Genoviva
Se è stato il codice di condotta per le Ong la ragione del calo nelle partenze dalla Libia, allora come mai erano già calate a luglio prima che il codice esistesse? E se il merito è dell’accordo economico con il governo Serraj, allora perché le partenze a settembre stanno riprendendo? E dove sta la vittoria se adesso nel Mediterraneo si muore molto di più? Francesca Romana Genoviva analizza i numeri e smonta alcuni luoghi comuni.

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Otto cose che impariamo dalle carte sulla Iuventa

agosto 28, 2017 - Marina Petrillo
Quest’estate nel Mediterraneo si è giocata una partita politica piuttosto brutale. Il governo italiano si è mosso per delegittimare l’operato delle Ong nel Mediterraneo. In questo modo le ha costrette ad arretrare, quando non a rinunciare al loro ruolo di soccorso dei migranti, lasciando così campo libero ai respingimenti della Guardia costiera libica. In questo contesto, le carte sul sequestro della nave tedesca Iuventa sono anche un’occasione per comprendere meglio cosa è accaduto in mare in questi mesi.

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I 10 migliori articoli su rifugiati e immigrazione 33/2017

agosto 22, 2017 - Open Migration
In Italia diminuiscono gli sbarchi e secondo il governo è merito del codice delle Ong - ma le vere cause sono molto più complesse ed hanno a che fare con gli accordi con la Libia, lo strapotere della pericolosa guardia costiera libica e anche l’Egitto di Al Sisi (ed il sacrificio della ricerca della verità per Giulio Regeni).

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Come si sta militarizzando il Mediterraneo

agosto 17, 2017 - Lorenzo Bagnoli/Irpi per Open Migration
Il governo italiano e la Guardia Costiera libica hanno operato una pressione sulle Ong che soccorrono in mare con l’intento - progressivamente riuscito, come abbiamo visto a metà agosto - di far diminuire i flussi respingendo i migranti verso i famigerati campi di detenzione libici. La Guardia Costiera libica ha allargato arbitrariamente la sua zona di competenza e il 15 agosto ha sequestrato per due ore la nave della Ong spagnola ProActiva Open Arms. Intorno alle navi di soccorso delle Ong, in tre anni lo scenario si è trasformato, mettendo in pericolo loro e i migranti. Lo si comprende proprio leggendo le 148 pagine del decreto di sequestro della Iuventa, la nave della piccola e giovane Ong tedesca Jugend Rettet, sospettata di un non intenzionale ma potenzialmente grave reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Lorenzo Bagnoli parte da quelle 148 pagine per allargare il quadro sulla progressiva militarizzazione del Mediterraneo.

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I 10 migliori articoli su rifugiati e immigrazione 32/2017

agosto 16, 2017 - Open Migration
La discussione infuocata sul codice di condotta per le Ong - brillantemente ribattezzato “codice di distrazione di massa” - ha mantenuto l’attenzione dell’opinione pubblica lontana dalla vera questione: la Libia. Dal blocco delle missioni di salvataggio all’inferno delle prigioni libiche, ecco alcune cose di cui non possiamo proprio non parlare.

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Quattro domande cruciali sulla Libia a Nancy Porsia

agosto 11, 2017 - Open Migration
Il 10 agosto 2017, nel bel mezzo del tormentone contro la presunta disobbedienza delle Ong al codice di condotta del Viminale, la Marina libica, per voce del generale Abdelhakim Bouhaliya, comandante della base navale di Tripoli di Abu Sitta, annuncia di voler allargare il divieto di ingresso alle Ong di decine di chilometri oltre le canoniche 12 miglia nautiche nazionali, quindi in acque internazionali, istituendo una propria zona di "Search and rescue" per intercettare e riportare i migranti in Libia. Si presume si tratti del ripristino della zona Sar imposta a suo tempo da Muammar Gheddafi - una decisione unilaterale la cui legalità è dubbia. La Guardia Costiera italiana chiede alle Ong di arretrare le operazioni per la loro sicurezza. Il 12 agosto SOS Mediterranee ottiene che il famoso "codice di condotta" venga modificato fino a riprendere praticamente la forma della legislazione già vigente e già rispettata dalle Ong, e lo firma, ma intanto prima Msf con la sua nave Prudence, poi la Sea-Eye, poi anche Save The Children annunciano la sospensione del soccorso, perché la Guardia Costiera italiana non è più in grado di garantire operazioni in sicurezza, e perché quelle operazioni le renderebbero complici della Guardia Costiera libica notoriamente collusa con i trafficanti. Msf e Sea-Eye avvertono: così si apre una falla mortale nella solidarietà nel Mediterraneo. Intanto, chi viene respinto dalla Guardia Costiera libica in questi giorni finisce di nuovo nei famigerati campi di detenzione da cui era partito. Abbiamo chiesto alla giornalista specializzata Nancy Porsia di spiegarci com'è la situazione in Libia.

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I migliori articoli su rifugiati e immigrazione 18/2025

Detenere, criminalizzare e punire 6 maggio 2025 Open Migration

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