1. Come la guardia costiera libica vuole prendere il controllo del Mediterraneo
Il sequestro della nave di una Ong spagnola da parte della guardia costiera di Tripoli solleva numerosi interrogativi sulla situazione nel Mediterraneo. Su Internazionale Annalisa Camilli fa il punto sulle minacce della guardia costiera libica (addestrata, è bene ricordarlo, dall’Italia) che ha costretto le Ong alla ritirata, lasciando un preoccupante vuoto in mare.
2. L’inferno libico e le connivenze tra trafficanti, milizie e guardia costiera
Il reportage di Francesca Mannocchi per l’Espresso ci porta nell’inferno libico, raccontato nelle parole dei superstiti, che ricordano l’orrore quotidiano nel poverissimo e corrottissimo Paese africano e denunciano le connivenze tra trafficanti (che hanno “industrializzato” il business del traffico di uomini), milizie e guardia costiera. Da leggere.
3. Mediterraneo: cos’è successo al confine con la Libia
Tra codice di condotta, minacce e giro di vite sulle Ong, Ottavia Spaggiari racconta su Vita come sono state le ultime settimane nel Mediterraneo dalla Seefuchs, il peschereccio dell’organizzazione tedesca Sea-Eye, costretta a fermarsi a Malta, dopo le crescenti minacce da parte della Guardia Costiera libica.
4. Diminuiscono gli sbarchi in Italia, ma nessuno sa *davvero* perché
A luglio ed agosto si è registrata una diminuzione nei numeri degli arrivi sulle coste italiane. Secondo il governo è merito del codice delle Ong e gli accordi con la Libia, ma per molti le vere cause sono assai più incerte e complesse. L’approfondimento di Patrick Kingsley sul New York Times e quello del Post.
5. Il filo tra Giulio Regeni e i migranti
“C’è un filo neanche troppo invisibile che lega la decisione di rimandare l’ambasciatore italiano al Cairo e la politica italiana sull’immigrazione dalla Libia. È un filo con cui abbiamo deciso di legarci le mani quando abbiamo concluso che l’unica cosa che si può fare con gli immigrati è respingerli in Libia: e per parlare con un pezzo di Libia, bisogna parlare anche con l’Egitto”, scrive Mattia Toaldo sull’Espresso (in edicola) – tirando le somme in maniera magistrale sulla strategia di Minniti per fermare gli arrivi, un piano che va dal clan dei Tebu fino ad al-Sisi.
6. Cosa c’è dietro il codice di condotta per le Ong?
Lo hanno eloquentemente ribattezzato “codice di distrazione di massa” per la sua funzione di diversivo rispetto alle vere questioni sul tavolo (gli accordi con la Libia, il conferimento di sempre maggior potere alla sua pericolosa guardia costiera ed i respingimenti verso l’inferno che è il Paese africano). Cosa c’è dietro il codice di condotta per le Ong e come dovrebbero reagire le organizzazioni che salvano le vite in mare? Refugees Deeply lo ha chiesto a una selezione di esperti, tra cui la nostra senior editor Marina Petrillo.
7. Le conseguenze della detenzione dei migranti in Italia
A lanciare l’allarme sulla situazione relativa alla detenzione dei migranti – tanto negli ex Cie (ora Cpr) come negli hotspot – era stato già qualche mese fa il Garante nazionale per la tutela dei diritti dei detenuti e delle persone private della libertà. Adesso l’argomento torna sulle pagine dei giornali a seguito di due episodi: l’Asgi ha presentato un ricorso alla Cedu per il caso di quattordici minori stranieri non accompagnati che sarebbero stati trattenuti illegalmente nell’hotspot di Taranto a giugno mentre, intanto, a Bari arriva una sentenza della prima sezione civile del Tribunale di Bari a condannare la Presidenza del Consiglio e il ministero dell’Interno a versare un risarcimento di 30mila euro al Comune, per il danno d’immagine arrecato dalla presenza del Cie (“pensate a quanto è accaduto alle comunità di Auschwitz e Guantanamo”, scrive il giudice). L’approfondimento di Gaetano De Monte per Osservatorio Diritti e la notizia su Repubblica.
8. Roma, la città eterna senza accoglienza
Una calda mattina d’agosto, alle 7 del mattino, le forze dell’ordine sono entrate in una palazzina occupata di via Curtatone, a Roma, mentre le persone stavano ancora dormendo, e hanno portato fuori tutti. Si sono trovate così per strada circa 800 persone, quasi tutti eritrei o etiopi – richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale o di permesso di soggiorno di lungo periodo, tutti da molti anni in Italia, tra cui tante famiglie con bambini. Senza preavviso e senza nessuna soluzione alternativa. Eleonora Camilli sta seguendo la situazione – sulla quale ha espresso grande preoccupazione l’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) – e ne ha scritto per Redattore Sociale. Da accompagnare al nostro approfondimento sull’accoglienza che, a Roma, proprio non c’è: la nostra è infatti l’unica capitale europea senza un piano ufficiale per la ricezione dei migranti, di cui si occupano soltanto i volontari.
9. La battaglia dei rifugiati siriani per la giustizia
C’è un gruppo di rifugiati siriani che ha intrapreso una battaglia per avere giustizia, presentando (con il supporto dell’European Center for Constitutional and Human Rights) un ricorso in Germania – dove hanno trovato asilo – per le torture subite nelle prigioni siriane di Assad, grazie alla clausola di giurisdizione universale prevista in Germania per questo efferato crimine. L’articolo di Stephanie Ott per Al Jazeera.
10. Cosa ci insegna il (finto) meme razzista con Samuel L. Jackson e Magic Johnson
“Immigrati che bivaccano sulle panchine con i nostri 35 euro”, “ditemi se queste persone scappano dalle guerre”, si indigna il popolo del web. Peccato che i due “immigrati” ritratti nella foto divenuta virale siano l’attore Samuel L. Jackson e l’ex giocatore NBA Earvin “Magic” Johnson su una panchina a Forte dei Marmi (Lucca), dove si trovavano in vacanza per qualche giorno. E che a lanciarla – con una caption che voleva essere ironica – sia stata l’attore comico Luca Bottura in una sorta di “esperimento social”. Dimostrando come i post sui social network vengano utilizzato dagli utenti per confermare i propri pregiudizi, a prescindere da quale sia la verità. Il punto di Repubblica e quello di Ibs Times.
Foto di copertina: migranti al confine tra Egitto e Libia – via European Commission DG Echo.