1. Morto un migrante nel Cpr di Gradisca
Vakhtang Enukidze, 38 anni, originario della Georgia: è lui il ragazzo morto a Gradisca d’Isonzo mentre era “ospite” del locale Cpr.
Secondo le ricostruzioni del giornale Avvenire, “il giovane era stato coinvolto in un pestaggio tra migranti avvenuto all’interno della struttura il 14 gennaio scorso. Nella rissa, sedata poi dalle forze dell’ordine intervenute con caschi, scudi e manganelli per riportare l’ordine, il ventenne aveva riportato lesioni che avevano richiesto il suo trasferimento in ospedale. Successivamente il giovane era stato dimesso, arrestato e processato per direttissima con l’accusa di lesioni, infine portato in carcere. Tornato al Cpr, le sue condizioni si sono aggravate tanto da richiedere un nuovo il ricovero. Ma una volta in ospedale, sempre a Gorizia, è deceduto”.
Il garante delle persone private della libertà, Mauro Palma, visiterà il #Cpr di Gradisca di Isonzo oggi pomeriggio
"La vicenda sarà seguita in ogni suo aspetto da un organismo indipendente nella consueta ottica di rispetto dei diritti delle persone private della libertà" dice
— Eleonora Camilli (@EleonoraCamilli) January 20, 2020
Nella giornata di ieri, anche il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute ha fatto visita alla struttura. Come ricorda Marinella Salvi sul Manifesto, “lo stesso Mauro Palma a dicembre scorso, a ridosso dell’apertura, aveva stigmatizzato la progettazione troppo claustrofobica della struttura e dichiarato «Ha le caratteristiche di un carcere di massima sicurezza più che da luogo di detenzione amministrativa».”
Intanto le associazioni denunciano: il ragazzo sarebbe stato picchiato dalla Polizia.
2. Caso Gregoretti, passa la linea di Salvini
Nella serata di lunedì è arrivato l’esito della giunta delle immunità del Senato su Matteo Salvini: via libera al processo all’ex ministro sull’ipotesi di accusa di sequestro di persona per il caso Gregoretti.
La Giunta ha respinto la proposta del presidente Gasparri di negare la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini. A votare contro i 5 senatori della Lega, a favore invece i 4 di FI e Alberto Balboni di FdI. In caso di pareggio, il regolamento del Senato fa prevalere i “no”.
Come ricorda Avvenire, “Salvini è accusato di sequestro di persona perché, in qualità di ministro dell’Interno nel governo giallo-verde, non avrebbe assegnato un porto dove sbarcare alla nave della Marina Militare Gregoretti, che nel luglio 2019 recuperato 131 migranti a rischio naufragio, lasciando così per tre giorni in mezzo al mare marinai e salvati”.
Il via libera al processo, passerà ora per i voti del Parlamento.
3. Conferenza di Berlino, cosa sta succedendo in Libia?
Nei giorni scorsi i leader dei paesi più coinvolti nella crisi libica si sono incontrati a Berlino per cercare di raggiungere un accordo tra le parti.
Come vi raccontiamo spesso, la Libia è un tassello fondamentale nelle rotte delle migrazioni (qui una visione di insieme di tutte le nostre inchieste sul paese nordafricano), e capire cosa accade sul campo aiuta a comprendere anche gli scenari cmigratori futuri.
Mentre i grandi della terra s'incontrano a Berlino, che cosa succede sul terreno in #Libia?
Libia, i volti della guerra, mio pezzo oggi su @fattoquotidiano pic.twitter.com/jd2xIElC7G— nancy porsia (@nancyporsia) January 19, 2020
Il riassunto che fa dal campo Nancy Porsia è fondamentale a questo scopo, mentre continuano le denunce su migranti arruolati coi ricatti dalle milizie libiche.
4. Il governo pensa ad una sanatoria per i migranti privi di permesso?
Quanti irregolari hanno prodotto i Decreti Salvini? Secondo alcune stime addirittura 100 mila in più, da aggiungersi a mezzo milione di persone che già si trovava nel nostro paese in situazione di irregolarità.
Cosa intende fare il Governo? Dopo le promesse elettorali leghiste di espulsioni di massa,la tanto auspicata – e più volte promessa – discontinuità tra il nuovo e il vecchio esecutivo potrebbe passare proprio dalla loro regolarizzazione.
La Ministra degli Interni Lamorgese, infatti, all’On Magi che glielo ha chiesto durante il question time della Camera, ha risposto che il governo sta riflettendo sulla possibilità di sanare gli irregolari che abbiano un contratto di lavoro.
Fulvio Fulvi su Avvenire riporta le reazione delle associazioni di categoria.
5. Sul perché i racconti dei richiedenti asilo sono stereotipati e troppo simili tra loro
Questione Giustizia pubblica in questi giorni – accompagnata dal commento critico di Alessandro Simoni – un’interessante analisi di una sentenza della Corte di Cassazione datata agosto 2019 dal titolo “Canovacci ricorrenti”? Narrazioni dei migranti e linguaggio dei giudici.
La Stampa riassume in questo articolo i fatti: ad un cittadino del Togo, sia la commissione della prefettura sia il tribunale avevano rifiutato lo status di protezione internazionale e umanitaria in quanto il racconto del richiedente risultava “sfornito sia di riscontri oggettivi, sia di quella intrinseca ed elementare coerenza logica, che consentirebbe di ritenere provate circostanze che non lo sono affatto”.
I giudici di Cassazione, nel respingere il ricorso di quest’ultimo, si spingono un po’ oltre ed arrivano ad elencare una “casistica delle narrazioni stereotipate” che lo stesso Simoni pur rispettando le motivazioni giudiziarie reputa “non gradevole e caricaturale”.
Come ricorda Matteo Villa dell’Ispi, la sentenza dovrebbe portarci a riflettere su un sistema – quello della protezione internazionale – che spinge, anche chi non ne avrebbe bisogno, a mentire.
6. Se la sfida al caporalato comincia a tavola
“Bisogna intervenire sulla tracciabilità delle filiera, che porta tutti ad assumersi una responsabilità: a partire dalla grande distribuzione, passando per i contadini e infine i consumatori. Anche i consumatori, infatti, devono capire che il loro potere d’acquisto è molto importante”. Yvan Sagnet, scrittore, sindacalista e portavoce della Rete NoCap spiega l’importanza del consumo critico nella lotta a sfruttamento e coporalato Eleonora Camilli lo ha intervistato a 10 anni dalla rivolta di Rosarno.
7. La nave Ocean Viking è approdata a Pozzallo
“Francia, Germania e Lussemburgo hanno dato la loro disponibilità ad accogliere tutti e 20 i migranti ricollocabili – Come riporta Repubblica – La disponibilità è stata offerta sulla base dell’apertura della procedura di redistribuzione dei migranti a livello europeo avviata dalla Commissione Ue sulla scorta del preaccordo di Malta”.
È con questo annuncio, che il Viminale ha annunciato ieri la disponibilità del porto di Pozzallo come attracco per la nave ocean Viking dopo quattro giorni in balia del maltempo.
++ULTIM’ORA++Alle 2.06 di notte siamo stati chiamati da una barca in pericolo con 39 persone in fuga dalla #Libia. Stavano imbarcando acqua e il motore era in avaria. Abbiamo subito informato le autorità & #OceanViking, che ha soccorso la barca poco prima dell'alba! #flottacivile https://t.co/kworkPv59L
— Alarm Phone (@alarm_phone) January 17, 2020
Come ricorda la ong Alarm Phone, la nave di Medici senza frontiere ed Sos Mediterranee aveva soccorso lo scorso venerdì 39 migranti che viaggiavano su una piccola imbarcazione di legno a 35 miglia al largo delle coste libiche. A bordo del natante c’erano anche 19 minori non accompagnati.
8. L’arresto di Carola Rackete non era legittimo
La Cassazione aggiunge un nuovo capitolo alla vicenda giudiziaria di Carola Rackerte. I giudici della Suprema corte hanno respinto il ricorso della Procura di Agrigento contro la decisione di non convalidare l’arresto della capitana della Sea Watch. Per gli ermellini Rackete non doveva essere arrestata.
La Corte conferma quindi la decisione del gip di Agrigento, Alessandra Vella che “decise di non convalidare l’arresto perché la comandante aveva agito nell’adempimento di un dovere, quello cioè di salvare vite umane, stabilendo il primato del diritto rispetto a quello della forza”.
“Nessuno dovrebbe esser perseguito per aver aiutato persone in difficoltà”, ha commentato la notizia la stessa Carola Rackete su Twitter. “La Corte ha confermato che non mi avrebbero dovuto arrestare per aver salvato delle vite, si tratta di un verdetto importante per tutti gli operatori umanitari delle navi impegnate nei salvataggi nel Mediterraneo”.
Anche nei giorni dell’attesa e del troppo rumore non abbiamo mai dubitato, ma ora la giurisprudenza ci dà ragione con una pronuncia che è una vittoria di tutti:
SALVARE VITE NON È REATO
Le indagini su Caro continuano, intanto un sorriso e un caffè alla Libertà e alla Giustizia. pic.twitter.com/RDIOHJ1AvF
— Giorgia Linardi (@giorgialinardi) January 18, 2020
9. I centri di detenzione per migranti italiani nel report dell’Università di Oxford
Nonostante la crescente attenzione mediatica e politica sull’Italia e la Grecia come luoghi chiave per la sicurezza delle frontiere europee, all’esterno, della vita quotidiana all’interno dei centri di detenzione in questi due paesi, si conosce ancora poco. Proprio a questa mancanza tenta di rimediare il progetto “Landscapes of Border Control” portato avanti dagli studiosi del Border Criminologies dell’Università di Oxford.
Un’istantanea sulle funzioni di questi luoghi e le esperienze vissute dalle persone qui detenute, che cerca di raccontare le violenze della fortezza Europa e le lotte di chi vi si oppone.
10. Quale futuro per la missione Sophia?
Verificare la riuscita dell’embargo delle armi Onu in Libia. Sembra questo il futuro della missione Sophia definito dal Consiglio Esteri dell’unione Europea.
L’alto rappresentante per la Politica Estera Ue, Josep Borrell, ha infatti dichiarato al termine del Consiglio Esteri ha dichiarato “la volontà politica” di tutti i 28 rappresentanti ad impiegare nella missione, oltre alle navi di EunavFor Med, i satelliti e altri strumenti.
La delibera definitiva spetterà però al Comitato per la politica e sicurezza (Cops) e sempre in quel contesto dovrà essere raggiunto l’accordo anche sulla questione che al momento crea maggiori contrasti in seno all’Europa, quella – come spiega il fatto Quotidiano – sui compiti della missione, in particolar modo sulla possibilità o meno di impiegare nuovamente i mezzi anche per operazioni di salvataggio in mare.
“Stiamo parlando di una missione che deve fermare l’ingresso delle armi in Libia – la posizione del ministro degli Esteri italiano, il cinque stelle Luigi Di Maio – Se poi si vuole parlare di altro non è questo l’argomento”.