1. A San Ferdinando si continua a morire
Moussa Ba, 29 anni, originario del Senegal, è lui la vittima del nuovo incendio divampato ancora una volta nella tendopoli di San Ferdinando.
Secondo le ricostruzioni, le fiamme sarebbero divampate da una baracca vicina a quella di Moussa, propagandosi rapidamente a causa del materiale usato per costruirle (in particolare legno, plastica e cartoni) e cogliendo il ragazzo nel sonno.
“È evidente che qualcuno è responsabile di questa tragedia, forse lo siamo tutti. Ma bisogna dire in primo luogo che si tratta di una sconfitta per lo Stato” ha dichiarato a Repubblica l’ex sindaco di Riace Domenico Lucano.
Con Daniela Sala eravamo stati a San Ferdinando, raccontandovi come tra precarietà di alloggio, fatica, “pizzo” e sfruttamento, i migranti si arrangiano a vivere nella baraccopoli.
2. Caso Diciotti: sul rinvio a giudizio di Salvini si esprime la base dei 5 Stelle
Il trattenimento dei migranti a bordo della nave Diciotti, in attesa di un accordo ridistribuirli nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato?
A decidere, almeno per adesso, non sono i parlamentari della XVIII legislatura, ma la base del Movimento 5 Stelle. Dalle 11 alle 20 sono infatti gli iscritti alla piattaforma Rousseau a esprimersi sul quesito che potrebbe spaccare il governo.*
#Migranti #Diciotti Sulla nave tenuti come ostaggi della politica per 10 giorni c'erano persone non pacchi. Nessuno gli ha mai dato la parola. Ecco il racconto di Behre. Oggi su Repubblica in edicola pic.twitter.com/ilJj7UFqAF
— alessandra ziniti (@alessandrazinit) February 17, 2019
Ad essere bloccati per 10 giorni sulla nave Diciotti c’erano persone in fuga dall’orrore libico. Come Behre che affida alla penna di Alessandra Ziniti la sua storia:
“Sono stati giorni difficili anche per chi, come me, veniva da otto mesi trascorsi al buio sotto terra, sepolto vivo accanto ai morti, prigioniero dei trafficanti. Quando siamo saliti a bordo della nave italiana ho pensato che finalmente era finita. E invece abbiamo vissuto altri dieci giorni di ansia, con il terrore di essere riportati in Libia, trattati come ostaggi. Ci siamo sentiti rifiutati senza motivo da un paese che credevamo amico e che invece non ci vuole”.
*Aggiornamento: Si è concluso il voto online sulla piattaforma Rousseau sul caso Diciotti e l’autorizzazione a procedere chiesta dal tribunale dei ministri nei confronti del ministro Matteo Salvini. Ha vinto il “Sì” all’immunità a Salvini. Hanno votato in 52.417, il 59,05% contro l’autorizzazione a procedere.
3. Il decreto Salvini e il boom di migranti irregolari
Quasi 25 mila richieste respinte: la stretta del governo italiano sulla protezione internazionale ha portato a un numero record di dinieghi delle domande di asilo. Scrive Lorenzo Tondo sul Guardian che, con l’entrata in vigore del decreto Salvini, le domande con esito negativo sono aumentate del 25% rispetto al periodo precedente l’attuazione di questa misura.
Porti chiusi, maggiori dinieghi. La stretta del governo dovrebbe produrre, nelle intenzioni dell’esecutivo, un effetto dissuasivo verso potenziali nuovi migranti, nei fatti le cose sembrano andare diversamente.
Scrive Avvenire – riprendendo l’analisi del ricercatore Ispi Matteo Villa – che dopo quattro mesi di applicazione del decreto sicurezza, l’abolizione della protezione umanitaria ha portato ad aumento del numero degli irregolari presenti sul territorio: 45 mile i soggetti che si sono visti negare l’asilo, 5 mila le espulsioni.
⛔️🇮🇹 I NUOVI IRREGOLARI IN ITALIA.
Tra giugno 2018 e oggi, circa 45.000 nuove persone hanno ottenuto un diniego alla loro richiesta d'asilo. Meno di 5.000 sono state rimpatriate.
Circa 40.000 stranieri sono dunque diventati nuovi irregolari in Italia. pic.twitter.com/R6J2kpmE3l— Matteo Villa (@emmevilla) February 12, 2019
Secondo Redattore Sociale “nel 2020 il numero degli irregolari aumenterà di 140 mila unità e si potrebbe raggiungere la cifra record di 750 mila”.
Intanto, con l’irrigidirsi delle leggi italiane, sempre più migranti cercano di raggiungere la Francia. Nuove rotte, come quella alpina, che spesso portano ad un esito fatale.
4. Dal Business dell’accoglienza a quello della detenzione. Se “mangiatoia” c’era non è di certo finita
I 35 euro per migrante sono stati cancellati, le promesse elettorali sono state mantenute, il business dell’accoglienza è stato fermato, o forse no?
La prefettura di Milano pubblica i bandi di gara per affidare centri e strutture per migranti, primo bando di una grande città a recepire le novità introdotte dalla normativa del decreto Salvini, e come riporta Vita i tagli alle varie voci dell’accoglienza fanno scendere a una media di 21,35 euro per persona – più pocket money da 2,5 euro – i costi per i centri da 50 posti di capienza. Tagli agli educatori, agli psicologi e ai trasporti. Per Gianfranco Schiavone – presidente Asgi – la filosofia dietro la normativa è quella di “rendere impraticabile l’accoglienza diffusa e impossibile un minimo di qualità”.
I tagli però sono per molti, ma ma non per tutti. A mettere nero su bianco le cifre è Francesco Floris per Linkiesta: “le uniche strutture per cui i soldi rimangono quasi invariati, se non più alti, sono gli hotspot e Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr)”.
Il Cpr di Milano, ad esempio, muoverà un giro d’affari di quasi 4 milioni. Ma chi finirà per gestirli con le nuove regole? La risposta la da sempre Floris: i Cpr vengono messi a bando, certo, ma “il business della detenzione amministrativa nella penisola è stato più simile a un monopolio di fatto. Così a giungere in soccorso dell’Italia è stata in questi anni una società francese. Si chiama Gepsa, multinazionale del gruppo Engie [..]”.
5. La frontiera è un affare
Dati biometrici, motovedette, progetti di ricerca. L’Unione Europea potrebbe destinare ben 33 miliardi di euro per blindare i confini. Questa è infatti la cifra inserita nel Multiannual Financial Framework ora in discussione tra Commissione, Parlamento e Consiglio, che rappresenta il budget complessivo Ue per la gestione delle frontiere esterne, dei flussi migratori e dei flussi di rifugiati. Una cifra notevolmente rafforzata rispetto al periodo 2016-2010, come ci aveva spiegato Paolo Riva in questo approfondimento sul bilancio europeo, quando i miliardi stanziati erano stati 12,4. Meno della metà.
6. Cosa succede in Danimarca ?
La Danimarca è da poco diventata membro del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, un riconoscimento prestigioso che pone però alcuni interrogativi sul paese baltico.
Un numero crescente di violazioni è stato infatti accertato sia dai comitati delle Nazioni Unite che dalla corte di Strasburgo, violazioni che molto spesso riguardano i diritti dei rifugiati. L’atteggiamento del governo danese? Ridiscutere i trattati e diminuire l’influenza delle corti. Michala Clante Bendixen per Refugee Denmark ripercorre brevemente i maggiori casi di discriminazione.
7. La politica dello sfinimento del Regno Unito per dissuadere i migranti
Il governo britannico dissuaderebbe i rifugiati dal raggiungere il suo territorio attraverso una serie misure “che finiscono letteralmente per sfinirli, sia fisicamente che mentalmente”. È la denuncia di Marta Welander, che dalle pagine di Refugee Deeply, spiega il meccanismo del governo britannico per bloccare i migranti sul continente:
“La politica dello sfinimento consiste in dispersioni e respingimenti, detenzioni arbitrarie e ricollocamenti, sfratti e demolizioni, il blocco degli aiuti umanitari, dei servizi igienico-sanitari e dell’assistenza sanitaria, e la criminalizzazione della solidarietà. Tutto questo già avviene da tempo nella sfera domestica, ma la sua estensione transfrontaliera ha contribuito a sdoganare l’uso della forza in quella che si potrebbe considerare la “zona di confine” britannica, che si estende da Calais e Dunkerque nel nord della Francia, fino alle capitali di Parigi e Bruxelles, se non oltre”.
Proprio a Calais eravamo tornati la scorsa settimana con Emanuela Barbiroglio per raccontarvi come attraversare la Manica in barca fosse l’ultima chance per i migranti bloccati in Francia.
8. Italia-Francia: al confine ancora polemiche per i migranti
Si riaccende la polemica sulle modalità che la gendarmeria francese mette in pratica per contrastare l’immigrazione irregolare al confine con Ventimiglia. A far discutere questa volta sono le immagini di un video che mostra agenti francesi spruzzare spray urticante nel tentativo di far uscire alcune persone, presumibilmente migranti, nascoste in un bagno del treno Ventimiglia Nizza.
Se dalla frontiera con l’Italia giunge l’ennesima notizia di confini blindati, da un altra, quella con la Spagna, una buona notizia invece: a Bayonne nella regione basca francese, il sindaco continua ad offrire accoglienza ai migranti in arrivo dalla Spagna. Una storia che ha attirato l’interesse del New York Times.
9. Condannati al digiuno in Ungheria, salvati dalla Corte di Strasburgo
Condannati a morire di fame. Non è la sentenza di un tribunale medievale, ma il crudele trattamento cui sono stati sottoposti una coppia di rifugiati iracheni in un campo per migranti in Ungheria. Come ricostruisce Paolo Soldini su Repubblica “i responsabili del campo hanno negato il cibo all’uomo e alla donna per ben sei giorni e mezzo e alla fine sono stati costretti a dar loro da mangiare solo per un’ingiunzione urgente della Corte di Strasburgo emanata in base all’articolo 39, che prevede interventi immediati in casi di violazioni particolarmente gravi dei diritti umani”.
La coppia si trovava in uno dei campi di transito che sono stati allestiti nei pressi del confine con la Serbia da nove mesi, quando la loro domanda d’asilo era stata respinta. Dal 7 febbraio i responsabili del campo hanno perciò smesso di fornire loro la razione quotidiana di cibo.
10. La difficile situazione dei minori non accompagnati in Grecia
Sono 3.600 i minori non accompagnati in Grecia. La maggior parte di loro ha iniziato il proprio percorso nei campi di accoglienza delle isole dell’Egeo. Un percorso che dovrebbe prepararli alla vita adulta, ma che troppo spesso si interrompe prima a causa delle difficoltà strutturali al sistema greco. Un reportage del Pulitzer Center da Thiva, centro di accoglienza nella periferia di Atene.
Immagine di copertina: Commissariato di pubblica sicurezza. Gioia Tauro, 2017 (foto: Diego Fedele)