1. Confini chiusi e muri non riducono i flussi migratori
Sono tanti i “falsi miti” che affollano il dibattito sulle migrazioni. L’approfondimento di Hein de Haas per lo Spiegel ne smentisce, dati e ricerche alla mano, alcuni – partendo proprio dall’affermazione, tanto ricorrente quanto sbagliata, che chiudere i confini ed erigere muri sia un valido strumento per controllare e ridurre i flussi migratori.
2. Inghilterra, asilo negato per sempre più afghani
L’Inghilterra ormai rigetta la maggior parte delle richieste d’asilo presentate da cittadini afghani – nonostante nel paese, sconvolto da decenni da guerra, la situazione non sia affatto migliorata. L’articolo di Sune Engel Rasmussen per il Guardian spiega quanto è sbagliato trattare gli afghani come rifugiati di serie B.
3. Serbia, tra confini chiusi e respingimenti
Refugees Deeply lancia una serie di approfondimenti sulle conseguenze della chiusura dei confini in Italia e, nella prima puntata, ci porta a Belgrado per approfondire come i respingimenti (illegali) dei richiedenti asilo sulla rotta balcanica lascino migliaia e migliaia di persone abbandonate a se stessa e senza alcuna protezione.
4. Migranti in Europa, emergenza salute mentale
Per i migranti l’accesso al diritto alla salute è estremamente problematico, in Italia come nel resto d’Europa. Questo è poi particolarmente vero per quanto concerne la salute mentale, ed è così che tanti richiedenti asilo – già traumatizzati da guerra, violenze e lutti – sono lasciati in una condizione di estrema vulnerabilità che non può che peggiorare.
L’articolo di Al Jazeera.
5. Campi per rifugiati, una risposta inadeguata
I campi per rifugiati sono uno strumento inadeguato per la gestione della crisi migratoria: l’editoriale di Paul Collier per The Spectator spiega perché il sistema creato durante il secondo conflitto mondiale oggi si rivela non più idoneo come risposta all’emergenza umanitaria.
6. Perché negare ai rifugiati il diritto di lavorare è un errore catastrofico
I rifugiati sono vittime non solo dei conflitti e persecuzioni da cui fuggono, ma anche della negazione della loro capacità di essere autonomi e produttivi nei paesi d’accoglienza. L’approfondimento di Alexander Betts e Paul Collier per il Guardian – estratto dal loro libro sull’esigenza di riforma dell’intero sistema di protezione delle persone costrette alla migrazione – spiega limpidamente perché negare il lavoro ai rifugiati è un gravissimo errore.
7. Giovani rifugiati a rischio radicalizzazione, ed è colpa delle politiche europee
Un duro rapporto del Consiglio d’Europa mette nero su bianco come l’attuale sistema di accoglienza europeo non sia in grado di gestire il flusso crescente di minori in fuga da conflitti. E questo ha una serie di gravissime conseguenze, non ultimo il rischio di una futura radicalizzazione di quei piccoli rifugiati che oggi l’Europa sta abbandonando.
L’articolo di Daniel Boffey per il Guardian.
8. Stato d’emergenza: storie di siriani in Turchia
C’è l’ex trafficante di persone che ha abbandonato il milionario business per il senso di colpa e c’è il bambino siriano che, senza casa e senza scuola, si sposta per cercare un lavoro con cui mantenere se stesso e la sua famiglia. La triste cartolina della Turchia di Patrick Kingsley per il New York Times.
9. Stati Uniti: l’emergenza per la sicurezza nazionale non sono i rifugiati, ma la decisione di non accoglierli
Le politiche di totale chiusura degli Stati Uniti di Trump verso rifugiati e immigrati provenienti da paesi islamici vengono rivendicate come necessarie a proteggere la sicurezza nazionale, ma la realtà è che ad aumentare il rischio terrorismo non sono i rifugiati ma bensì la decisione di non accoglierli. L’articolo di Adnan Naseemullah e Jonah Eaton per il Washington Post.
10. Ad Amsterdam l’integrazione inizia a casa
Dopo tante analisi negative, concludiamo la rassegna stampa con nota positiva: la storia del progetto di integrazione abitativa realizzato in via sperimentale ad Amsterdam, e che offre un prezioso modello da diffondere anche altrove. Il reportage del programma di approfondimento BBC Worldhacks racconta come funziona la vita quotidiana nello “Startblok”, complesso residenziale dove vivono insieme 250 rifugiati siriani e 250 locali.
Immagine di copertina: Dennis Skley (CC BY-NC 2.0).