1. Un migrante ogni 3 morto nel Mediterraneo lungo la rotta libica
“Nel 2019 una persona ogni 3 ha perso la vita nel tentativo di arrivare in Europa lungo la rotta dalla Libia“. Lo scrive su Twitter Charlie Yaxley, portavoce dell’Unhcr per l’Africa e il Mediterraneo, sottolineando che “non esiste un porto sicuro in Libia, ma nessuna nave governativa o di Ong effettua operazioni di ricerca e soccorso”.
Nel 2019 una persona ogni 3 ha perso la vita nel tentativo di arrivare in Europa lungo la rotta dalla Libia.
Non esiste un porto sicuro in #Libia, ma nessuna nave governativa o di ONG effettua operazioni di ricerca e soccorso.
E' chiaro che questa situazione non può continuare. https://t.co/zgH1QyYC1V
— UNHCR Italia (@UNHCRItalia) May 6, 2019
A certificarlo, proprio l’ultimo rapporto dell’Unhcr che mostra come, mentre il numero di persone che arrivano in Europa dal Mediterraneo è diminuito, il tasso di mortalità è aumentato bruscamente soprattutto per chi tenta la traversata dalla Libia, spesso dopo un viaggio via terra durato diversi mesi.
Tornando ai dati, come riportato da Arnoldo Liguori su il Fatto Quotidiano, nei primi cinque mesi del 2018 le persone arrivate in Italia via mare sono state 13.362, rispetto alle 60.228 del 2017: una diminuzione del 78%.
2. Sulla Libia e il ruolo della Guardia costiera
Mentre l’Unhcr continua il suo lavoro per far evacuare rifugiati e migranti intrappolati dalla guerra in Libia, in centinaia sono intercettati e portati indietro dalle motovedette libiche.
BREAKING: Less than 48 hrs after UNHCR evacuated 146 #refugees & #migrants out of #Libya, another 98 people were forced back to the country after being intercepted at sea. They disembarked in Khoms around 2am today, where MSF provided medical care. They are now back in detention.
— MSF Sea (@MSF_Sea) May 1, 2019
Secondo le denunce della Ong Mediterranea Saving humans, due barconi sarebbero stati bloccati dai guardiacoste libici. La prima operazione dei libici sarebbe avvenuta a 65 miglia a nord di Al Khoms, poi è stato fermato un secondo gommone. In totale sono circa 180 i migranti riportati nel paese: “La cattura di persone in fuga da guerra, riportandole in zona di conflitto, è una violazione di tutte le convenzioni internazionali sui diritti umani”, denuncia la Ong.
“La Libia non è un porto sicuro. Non lo era prima e non lo è ora con lo scoppio della guerra. Le condizioni sono disumane e i cittadini e i migranti sono esposti a pericoli mortali” aggiunge Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr.
Degli intrecci di potere e dei traffici della Guardia costiera libica ci aveva parlato Nancy Porsia in questo articolo in cui descriveva i trafficanti colpiti da sanzioni Onu.
3. Conte, Salvini e Di Maio a Tunisi per parlare di immigrazione
Immigrazione e crisi in Libia: sono stati questi gli argomenti al centro dell’incontro bilaterale che si è svolto a Tunisi tra alti esponenti del governo italiano e tunisino.
“La Tunisia è un nostro partner fondamentale, quando si chiuderà la rotta libica resterà solo quella tunisina – spiega a Formiche.net Matteo Villa, responsabile del programma migrazioni dell’Ispi – i libici che scappano dal conflitto cercheranno di varcare il confine tunisino per restare nel Paese, può diventare un serio problema per il governo di Essebsi”.
Della rotta tra Tunisia e Italia, delle tante vittime morte nel tentativo di raggiungere l’Europa e dei tanti tunisini che hanno deciso di tornare nel loro paese – o sono stati costretti a farlo – ci eravamo occupati molto recentemente con due reportage di Ilaria Romano e Romina Vinci.
Intanto con l’inizio della bella stagione riprendono anche gli sbarchi nel sud della Sardegna: la notte tra il 2 e il 3 maggio ci sono stati tre sbarchi con 22 cittadini algerini identificati.
4. L’incredibile storia di Great, detentrice del record italiano di salto con l’asta
Great Nnachi è nata a Torino da genitori nigeriani 14 anni fa, sabato scorso ha saltato con l’asta 3.70 metri, realizzando il record italiano di categoria e divenendo una delle atlete di prospettiva più interessanti a livello globale.
Fin qui una bella storia di sport, che però si scontra con la burocrazia: seppur nata e cresciuta in Italia, Great dovrà aspettare ancora altri 4 anni – la maggiore età – per ottenere i documenti ufficiali che attestino la sua italianità. Il suo record quindi non può essere ancora ufficializzato.
Seppure dal 20 gennaio 2016 esiste una legge che riconosce il principio dello Ius soli sportivo e permette ai minori stranieri residenti in Italia l’iscrizione alle federazioni con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani, nulla si sa di cosa fare dei loro record.
La Fidal (Federazione italiana atletica leggera) precisa: “La questione se sia record italiano o meno è controversa, tant’è che il 24 maggio prossimo il consiglio federale della Fidal avrà all’ordine del giorno proprio l’interpretazione della norma dello Ius soli sportivo: il record registrato da un atleta ‘equiparato’ è record italiano o no?”
Come ricorda il Post, “il caso di Nnachi è simile a quelli precedenti di Eduard Cristian Timbretti Gugiu, vicecampione italiano assoluto di tuffi dalla piattaforma 10 metri, di origine romena, che non può essere convocato nelle selezioni nazionali perché in attesa della cittadinanza, e di Alessandra Ilic, serba cresciuta in Veneto, campionessa giovanile di judo, esclusa dalle nazionali perché non ancora diciottenne”.
5. La questura di Roma non rinnova i permessi di soggiorno ai titolari di protezione internazionale
“Sono mesi che assistiamo a una prassi illegittima: la Questura di Roma ha deciso di non rinnovare il Permesso di soggiorno alle persone con protezione internazionale che presentano un certificato di residenza presso un indirizzo convenzionale. Ovvero tutte le persone senza fissa dimora o impossibilitate a dimostrare una residenza “reale” e legale, come in assenza di un regolare contratto di locazione”. Sono le parole di Valentina Calderone, direttrice di A Buon Diritto, che insiema al Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) ha presentato due ricorsi presso il Tribunale di Roma contro l’Ufficio Immigrazione della Questura.
Secondo le associazioni la Questura violerebbe i diritti dei titolari di protezione internazionale, impedendo di fatto, a molti di loro, il rinnovo del permesso di soggiorno.
A Roma il Comune ha stabilito che l’indirizzo di Via Modesta Valenti sia l’indirizzo di residenza convenzionale per tutte le persone senza fissa dimora. In questo articolo di Livia Maria Salvatori vi spiegavamo come funzionano queste “residenze fittizie”.
6. Una tassa sull’asilo: è questa l’ultima idea di Trump per fermare i migranti?
Stretta sull’asilo e niente lavoro fino a che le domande non saranno approvate. L’amministrazione Trump vara nuove regole più stringenti sull’immigrazione, tra queste anche la possibilità di imporre una tassa per presentare la propria domanda d’asilo.
Nel memorandum presidenziale che Trump ha inviato lunedì scorso al Dipartimento per la sicurezza interna, infatti, ecco comparire anche una tariffa per le domande di asilo, che allo stato attuale sono invece gratuite da presentare.
Anche una piccola tassa potrebbe essere insormontabile per molti richiedenti asilo, ha dichiarato al Guardian Victoria Neilson, ex funzionaria di US Citizenship and Immigration Services, l’agenzia governativa che accetta richieste di asilo: “la maggior parte delle persone che arrivano negli Stati Uniti in cerca di asilo arrivano con poco più delle magliette sulla schiena” .
Intanto Miriam Jordan e Jose A. Del Real raccontano – attraverso la storia di 4 persone in attesa d’asilo – come lo scoraggiare gli arrivi passi anche attraverso un sistema bloccato: nei tribunali Usa ci sono circa 800 mila domande arretrate.
7. Tra i lavoratori stranieri nel Regno Unito
I rifugiati sono sottorappresentati tra la forza lavoro del Regno Unito e le opportunità di contribuire alla crescita e a una migliore integrazione sono del tutto assenti. Secondo le stime dell’Unhcr, nel Regno Unito sarebbero 120.000 i rifugiati che hanno diritto a lavorare: tra questa parte di popolazione il tasso di disoccupazione è del 18% tre volte superiore a quello della popolazione britannica.
“I rifugiati potrebbero contribuire all’economia del Regno Unito, sia migliorando le competenze già acquisite sia portando nuove competenze“, ha affermato Rossella Pagliuchi-Lor, rappresentante locale dell’Unhcr. Per questo, proprio l’Ufficio delle Nazioni Unite per i Rifugiati e l’Oim, in collaborazione con l’organizzazione benefica Business in the Community (BITC) e il governo britannico, hanno elaborato linee guida su come aiutare le imprese ad assumere rifugiati. Jamie Grierson ne parla sul Guardian.
8. I bandi per l’accoglienza sono andati deserti
Non Siamo albergatori. Può riassumersi così la protesta del mondo dell’associazionismo che ha portato a disertare i bandi per l’accoglienza dei migranti indetti dalle prefetture.
“Non è una questione di soldi, come Salvini ha semplificato”, spiega Eleonora Vanni, presidente di Legacoopsociali e tra i coordinatori del Forum Terzo Settore a Linkiesta. “C’è sì un tema di sostenibilità, perché con i soldi messi a disposizione dal Viminale si rischia di non coprire le spese necessarie. Ma anche se si tornasse ai 35 euro, le strutture si limiterebbero solo a dare da mangiare e dormire, senza fornire i servizi di integrazione e assistenza fondamentali per chi ha bisogno di ricominciare una nuova vita nel nostro Paese”
Questo perché l’impianto del decreto Salvini prevede che chi arriva in Italia e chiede asilo, prima del via libera avrà a disposizione unicamente cibo, pulizia e vestiti.
Solo a chi ha diritto a restare saranno garantiti poi anche i corsi di italiano e i servizi per l’integrazione: “L’accoglienza deve favorire l’inserimento di queste persone, coinvolgendo i territori, non ci interessano solo i bisogni dei migranti, ma anche quelli delle comunità, contro la logica dei grandi centri che alimenta la paura e la chiusura”.
Secondo le stime delle organizzazioni coinvolte sarebbero a rischio 18mila posti di lavoro.
9. Il Tribunale di Bologna ordina al Comune l’iscrizione anagrafica di due richiedenti asilo
“Se i giudici vogliono fare politica si candidino a sinistra, ovviamente faremo ricorso”. Arriva dal palco di un comizio a Reggio Emilia la risposta di Matteo Salvini alla sentenza del tribunale di Bologna che ha imposto al Comune l’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo.
Il Tribunale civile di Bologna aveva accolto il ricorso di due richiedenti asilo ai quali, per via del decreto sicurezza voluto da Matteo Salvini, era stata negata la possibilità di iscriversi all’anagrafe utilizzando il permesso di soggiorno per richiesta di asilo.
Come riportato dal Corriere della Sera, per i magistrati “la mancata iscrizione ai registri anagrafici impedisce l’esercizio di diritti di rilievo costituzionale ad essa connessi, tra i quali rientrano ad esempio quello all’istruzione e al lavoro”, mentre il decreto sicurezza “non contiene un divieto esplicito di iscrizione per i richiedenti asilo, bensì evidenzia come il permesso di soggiorno per richiesta di asilo non costituisce titolo per l’iscrizione all’anagrafe”.
Come spiega Luca Gambardella su Il Foglio, la sentenza – prontamente accolta dal Sindaco di Bologna Virgilio Merola – smonta il decreto Salvini.
Proprio per fornire prime indicazioni utili agli operatori di diritto in tema di iscrizione anagrafica ed accesso ai servizi, la Coalizione Italiana libertà e diritti civili aveva pubblicato una breve guida sull’iscrizione anagrafica
10. L’arte dei migranti in mostra alla Biennale di Venezia
Chi saremmo noi oggi senza Mark Rothko? Se quel migrante partito dalla Lettonia non avesse trovato negli Usa le condizioni necessarie all’espressione della sua potenzialità, oggi non avremmo le sue opere. È da questa riflessione che nasce Rothko in Lampedusa progetto espositivo organizzato dall’Unhcr e curato da Luca Berta e Francesca Giubilei. Valorizzare il patrimonio di creatività che i rifugiati portano con sé nella fuga: un contributo che, se libero di esprimersi, arricchisce enormemente le comunità che li accolgono e che sarà in mostra alla 58 Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia.
Il tema delle migrazioni, intanto, resta al centro dell’Esposizione. Dopo quasi tre anni ha lasciato il porto di Augusta il relitto del barcone che, partito incredibilmente stracarico dalla Libia, si rovesciò nel Canale di Sicilia causando la morte di circa 800 migranti il 18 aprile del 2015. Ribattezzato “Barca Nostra” sarà esposto a Venezia dall’artista svizzero Christoph Büchel come simbolo del fenomeno delle migrazioni.
“Lontana da distrazioni, lontana dal chiasso, invita solo a un grande silenzio e alla riflessione” dice dell’opera il presidente della Biennale Paolo Baratta.
Foto di copertina: l’opera di Christoph Büchel “Barca Nostra” arriva a Venezia. Foto via Italy in New Zealand