1) La questione Libia diventa sempre più inquietante
La notizia della settimana sul tema immigrazione è senza dubbio la dettagliata inchiesta dell’Associated Press pubblicata dal Washington Post: il governo italiano avrebbe stretto un accordo economico diretto con due milizie libiche precedentemente coinvolte proprio nello stesso traffico di migranti che ora si prestano a bloccare per conto della Ue. La Farnesina ha smentito, ma una delle milizie ha confermato.
Ma il business dei centri di detenzione è già iniziato: “la promessa di bloccare i traffici di persone a Sud del Sahara da parte dei sessanta capi clan e dei sindaci delle città meridionali è il primo passo, la prova di buona volontà, per procedere verso la concessione di finanziamenti europei e la ricostruzione in Libia” scrive l’Espresso nel reportage di Fabrizio Gatti. Un affare da sei miliardi di euro: a tanto ammonterebbe l’ipotesi di un piano di aiuti, come anticipato da un’intervista del presidente del Parlamento Europeo Tajani (una parte dei finanziamenti dovrebbero andare a Niger e Ciad per chiudere la rotta del Sahel, ha dichiarato Tajani).
I campi di detenzione dei migranti in Libia sono uno dei luoghi di sofferenza meno documentati del mondo. Fra le rare testimonianze, è uscito il 1° settembre l’atteso rapporto di Medici senza frontiere (Msf) “Human suffering” sui centri di detenzione a Tripoli. Il personale medico di Msf ha lavorato per più di un anno per fornire assistenza all’interno dei campi, e descrive così la situazione: detenzioni arbitrarie e disumane, nessuna possibilità di aprire ricorsi, nessun accesso al mondo esterno, sofferenze sia fisiche che psichiche, e una totale assenza di documentazione, compresa quella di trasferimenti e sparizioni notturne di migranti di cui si perde ogni traccia.
Intanto, un articolo su Vita riprende la spaventosa testimonianza resa da un giovane camerunense a Sophie Beau, vicepresidente di SOS Méditerranée. E su Avvenire Nello Scavo ci porta nel buco nero delle prigioni clandestine libiche – con numeri agghiaccianti: “Stando a fonti locali dell’Organizzazione internazionale dei migranti, sono circa 400mila i profughi “contabilizzati” dalle autorità di Tripoli, ma quelli rimasti imprigionati nel Paese, secondo stime ufficiose confermate anche da fonti di intelligence italiane, sarebbero tra gli 800mila e il milione.”
2) Merkel e il regolamento di Dublino
In concomitanza con il vertice di Parigi di Francia-Italia-Germania e rappresentanti di Sudan, Niger e Libia (che ha premiato la linea Minniti, anche se con alcuni distinguo), Die Welt ha pubblicato un’intervista in cui Angela Merkel articola meglio il punto di vista della Germania, qui tradotta da Repubblica, e – seppur con molto ritardo – ammette che il Regolamento di Dublino è superato. Lo pensano anche diversi degli esperti interpellati da Judy Dempsey sulla politica Ue sull’immigrazione.
3) Minniti non fa nulla per placare gli animi
Il Ministro dell’Interno Minniti, fautore della linea dura per fermare i migranti e dell’accordo con la Libia e con i paesi sulla rotta del Sahel, ha detto il 29 agosto che due mesi prima, quando “sono arrivati 12 mila 500 migranti in sole 36 ore su 25 navi diverse”, ha “temuto per la tenuta democratica” del paese. Una dichiarazione che a molti è sembrata roboante e pericolosa.
Il giorno dopo gli ha risposto il Ministro della Giustizia Orlando, suo compagno di partito, dicendo: “Vedo che sta tornando un fascismo non giustificato da nessun flusso migratorio al mondo. Non credo sia in questione la tenuta democratica del Paese per pochi immigrati rispetto al numero dei nostri abitanti. Non cediamo alla narrazione dell’emergenza perché altrimenti noi creiamo le condizioni per consentire a chi vuole rifondare i fascismi di speculare”. Ma forse, per evitare di infiammare gli animi è già troppo tardi.
4) A Roma molta tensione e per ora poche soluzioni
A Roma il sit-in autorizzato della piccola delegazione di eritrei sgomberati da via Curtatone non ha ancora ottenuto risposte sulla destinazione delle famiglie senza casa. Venerdì 1° settembre la sindaca Raggi ha incontrato il ministro Minniti al Viminale per cercare soluzioni comuni all’emergenza abitativa a Roma – anche se ancora, come vi abbiamo raccontato, nell’assoluta assenza di un piano accoglienza per la città. Solo poche ore prima, al quartiere Tiburtino III, nei pressi del presidio umanitario della Croce Rossa Italiana di Via del Frantoio, un giovane eritreo con problemi psichici era stato ferito da un’abitante italiana del quartiere: qui la testimonianza dei volontari del Baobab, che erano presenti. La loro versione è confermata anche dalla polizia.
La scrittrice Igiaba Scego racconta perché non si può ignorare in quale topografia densa di significati per l’Italia e il Corno d’Africa si siano svolti gli sgomberi di via Curtatone e del sit-in di piazza Indipendenza.
5) Le guardie private impiegate sulle navi delle Ong non negano di aver riferito ai servizi segreti
Vi ricordate le guardie private a bordo della Von Hestia di Save the Children, sulle cui dichiarazioni si basa l’impianto accusatorio della procura di Trapani nei confronti della nave tedesca Iuventa? Sembra che i tre riferissero ai servizi segreti italiani, in alcuni casi già poco dopo essere entrati in servizio per la loro agenzia – lo racconta nei dettagli il Fatto Quotidiano.
6) Altre notizie dal deserto: le rotte della morte
La settimana scorsa vi abbiamo riportato dell’aumento di morti nel deserto sulla rotta del Sahel da quando le partenze dei gommoni dalla Libia sono state bloccate. Su Foreign Affairs Jérome Tubiana racconta da Agadez i pericoli del viaggio, mentre il ricercatore Luca Raineri spiega quanto sia cruciale il traffico di migranti per l’economia nazionale del Niger. Lì i militari inseguono i profughi, che cercano altri percorsi – senza acqua e più pericolosi, come raccontato dalle foto di Giacomo Zandonini.
7) C’è una nuova rotta sul Mar Nero?
Nelle ultime due settimane, gli abitanti del lato romeno del Mar Nero hanno segnalato inediti arrivi di decine di migranti a bordo di gommoni. Sono soprattutto siriani e iracheni, che non possono più percorrere la rotta dei Balcani di due estati fa. Il Mar Nero è molto pericoloso, e dalla Turchia ci vogliono due giorni di navigazione per raggiungere la Romania nella zona di Mangalia e Costanza.
8) Intanto in Gran Bretagna…
Man mano che si avvicina l’implementazione di Brexit, i cittadini europei che vivono e lavorano nel Regno Unito sono sempre più preoccupati per il loro futuro, e non è solo una questione di percezione. La settimana scorsa il Guardian documentava l’aumento del numero di cittadini europei detenuti su suolo britannico, e l’Observer raccontava di certe email del ministero degli Interni che dimostrano che è stata usata la mappatura dei senzatetto della Greater London Authority per rintracciarne la nazionalità e procedere così, grazie a una nuova norma, al rimpatrio immediato di cittadini Ue o dell’Europa centrale. Il 1° settembre è poi emerso anche che il ministero degli Interni britannico effettua un ricarico dell’800 per cento sul costo per le richieste dei visti, e che spesso costringe parenti di immigrati che hanno pieno titolo a restare in Gran Bretagna a pagarlo due volte.
9) Per ora hanno vinto le città-santuario del Texas
Forse ammirato dallo sforzo trasversale di solidarietà mostrato dal suo Texas alluvionato, il giudice federale Orlando Garcia ha scelto proprio queste giornate per bloccare la Senate Bill 4 voluta da Trump e dall’ex sceriffo Arpaio, che volevano riprendere i controlli a tappeto della polizia sugli immigrati irregolari nelle cosiddette “città-santuario” del Texas. Erano state le stesse città-santuario a fare ricorso contro il provvedimento. Nelle città-santuario si permette agli immigrati irregolari di lavorare e restare vicini alle famiglie senza timore di essere deportati, aumentando così la loro integrazione e partecipazione ai servizi. La linea dura di Trump sul confine col Messico ha già prodotto un aumento di migranti dall’altro lato del muro, a Tijuana.
10) 8.500 morti dopo Aylan
Da quando si è creduto che la foto del piccolo Aylan avesse commosso il mondo, sono morte nel Mediterraneo altre 8.500 persone migranti. Ispirandosi al piccolo siriano, lo scrittore del “Cacciatore di aquiloni”, Khaled Hosseini, ha realizzato un breve racconto animato in realtà virtuale.
Foto di copertina: Tadrart Acacus, deserto del Sahara – di Luca Galuzzi, via Wikimedia Commons