1. In Libia non si è risolto nulla
Si riducono gli arrivi e il governo italiano festeggia il successo della sua contestata strategia in Libia. Peccato che ci sia davvero poco da festeggiare e che nel Paese africano si sia lontani da qualsiasi tipo di soluzione: Claudia Gazzini fa il punto per International Crisis Group su come la collaborazione con le milizie armate non sia una politica adeguata, e sia invece necessario lavorare su una vera stabilizzazione politica e economica.
2. Meno arrivi, più morti
Diminuiscono gli arrivi (fino a un certo punto – basta leggere più avanti ), ma aumentano i rischi del viaggio e la possibilità di morire in mare. Se nel 2016 a perdere la vita nel Mediterraneo era un migrante su 90, nel 2017 ne muore uno ogni 50. Il punto di Anealla Safdar per Al Jazeera.
3. Ricominciano gli sbarchi in Sicilia?
Da venerdì scorso il Mediterraneo centrale si è nuovamente affollato di gommoni come non accadeva un paio di mesi: decine di interventi e migliaia di persone salvate nel fine settimana dalle navi militari e da quelle delle poche Ong rimaste davanti al mare della Libia. Troppo presto per parlare di una inversione di trend, ma comunque i numeri sono significativi. L’articolo di Fabio Albanese per La Stampa.
4. Kafka in Sicilia: quei migranti trattati come trafficanti
C’è un uomo che è detenuto nel carcere di Palermo da più di un anno ed è comparso davanti ai giudici già una ventina di volte per rispondere di accuse gravissime. I magistrati sostengono di stare processando Medhanie Yehdego Mered, uno dei più importanti trafficanti del Mediterraneo. L’avvocato difensore cerca di dimostrare – solide prove alla mano – che sul banco degli imputati siede invece Medhanie Tesfamariam Berhe, richiedente asilo eritreo vittima di un clamoroso errore giudiziario. Il reportage di Eric Reidy per Refugees Deeply fa il punto sulla situazione kafkiana (da accompagnare alla rilettura dell’approfondimento del New Yorker di qualche mese fa).
Quello di Medhanie è un caso estremo, ma è anche solo la punta dell’iceberg. Una importante inchiesta di Zach Campbell per Intercept documenta come nelle prigioni italiane siano detenuti 1.400 “scafisti”, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per aver timonato un gommone. Esito di una precisa strategia giudiziaria che pretende l’arresto di una o due persone per ogni grande arrivo, e che accetta di trattare questi giovani uomini – costretti con la forza a farsi carico della conduzione della barca dai trafficanti, e che con il business del traffico non hanno niente a che fare – come criminali anziché come richiedenti asilo pur di avere qualche responsabile da processare. Vero o presunto che sia.
5. La tratta delle nigeriane in Italia
Mentre attraversava il Mediterraneo su un gommone, Blessing si faceva coraggio pensando che dall’altra parte del mare ci sarebbe stato un lavoro ad attenderla, un futuro possibile. Invece ad aspettarla c’erano la strada, gli abusi, la prostituzione. Il reportage di Francesca Mannocchi, accompagnato dalle foto di Alessio Romenzi, sulla rete di trafficanti che preleva le ragazze minorenni in Nigeria e le costringe a prostituirsi nelle nostre città – in italiano sull’Espresso, in inglese su Refugees Deeply. Da accompagnare all’approfondimento di Lorenzo Tondo per il Guardian.
6. Bolzano, la sala d’attesa per l’Europa
I migranti che arrivano in Italia attraversando il Mediterraneo sognano di continuare il loro viaggio verso il Nord Europa – dove le condizioni di accoglienza sono migliori, dove c’è lavoro, dove si trovano già famiglie e amici. Ma le frontiere sono ormai chiuse ovunque, Brennero incluso, e tentare di passare il confine è un’impresa disperata (e, a volte, mortale). Ed è così che la stazione ferroviaria di Bolzano è divenuta una sala d’attesa per l’Europa.
Il reportage di Fiona Elhers per Spiegel.
7. Manuale di conversazione sui migranti
Non si fa che parlare di migranti e rifugiati – ma tra notizie false e dati imprecisi, è facile rifugiarsi dietro convinzioni che prescindono dai fatti. Per questo Luca Misculin ha messo insieme per il Post un manuale di conversazione sui migranti (poi aggiornato con un’appendice per rispondere a critiche e domande), in modo da informare il più possibile il dibattito: quanti migranti arrivano, da dove, perchè? Come sono distribuiti in Italia? Davvero vivono negli hotel di lusso stipendiati con 35 euro al giorno? Che senso ha la dicotomia tra rifugiati e migranti, o dire “aiutiamoli a casa loro”? Si può davvero affermare che sui barconi arrivano anche i terroristi, o che le Ong sono colluse coi trafficanti? Davvero ora il flusso si è fermato e non ci sono più morti in mare?
8. La Germania ed i rifugiati
Si avvicinano le elezioni in Germania e, in preparazione dell’importante evento, Human Rights Watch fa il punto su come i diversi partiti tedeschi affrontano il tema dei rifugiati. Da accompagnare all’approfondimento dell’Economist sul successo della strategia di integrazione tedesca.
9. Perché dobbiamo parlare di quello che sta succedendo ai Rohingya
È il più grave e atroce caso di pulizia etnica degli ultimi anni, eppure la reazione internazionale al massacro dei Rohingya è stata debole a dir poco. E per questo è importante che se ne parli il più possibile, denunciando a gran voce quanto sta avvenendo in Myanmar, dove il 40% dei villaggi dei Rohingya è ora abbandonato. L’editoriale del Washington Post (da accompagnare all’explainer di Al Jazeera e quello di Newsweek, nonché l’approfondimento del New York Times).
10. DACA: sì o no?
Sono 800 mila i giovani figli di immigrati irregolari che un ordine esecutivo di Obama (Daca) aveva regolarizzato e che sarebbero colpiti dalla decisione di Trump di abrogare il provvedimento. L’annuncio della decisione del presidente in carica degli Stati Uniti aveva causato indignazione e proteste (a quanto pare, anche tra i suoi stessi elettori) – al punto che Trump parrebbe ora prossimo ad una retromarcia sulla questione. Si parla di uno strano accordo coi democratici, che pareva prossimo ad essere siglato e invece è stato ritrattato: il punto di Vox e quello di Atlantic (da accompagnare al fact-checking di Politifact e il punto di Daily Dot e Quartz sulla presunta incostituzionalità del Daca).
Foto di copertina: UNMISS (CC BY-NC-ND 2.0)