1. Le Ong ancora sotto accusa
Smaltimento illecito dei rifiuti: è questa l’accusa, mossa dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, per cui è stato disposto il sequestro della nave Aquarius di Msf e Sos Mediterranee ferma da settimane nel porto di Marsiglia.
Scabbia, tubercolosi, meningite, Hiv, le malattie che, secondo l’accusa, le ong avrebbero potuto diffondere non smaltendo in maniera corretta gli indumenti indossati dai migranti e materiale medico.
“Ho fatto bene a bloccare le navi delle Ong, ho fermato non solo il traffico di immigrati ma da quanto emerge anche quello di rifiuti. #Portichiusi”, il commento del ministro dell’Interno Matteo Salvini.
“Dopo due anni di indagini giudiziarie, ostacoli burocratici, infamanti e mai confermate accuse di collusione con i trafficanti di uomini, ora veniamo accusati di far parte di un’organizzazione criminale finalizzata al traffico di rifiuti. È l’estremo inquietante e strumentale tentativo di fermare a qualunque costo la nostra attività di ricerca e soccorso in mare“, è la dura replica Karline Klejer Head of emergencies di Msf.
Un capitolo che va ad aggiungersi al vasto repertorio della guerra alle navi delle ong secondo la ricercatrice Hannah Markay su Refugees Deeply.
Il procuratore Zuccaro non è nuovo ad indagini sulle navi dei soccorsi in mare (ne avevamo scritto qui e qui), ma finora le inchieste si sono sempre chiuse in un nulla di fatto.
2. Le torture in Libia nelle carte dei processi alle Ong
Decine di casi di torture, malattie e infezioni dovute alle carenze igieniche delle carceri libiche, il tutto documentato dagli inquirenti italiani: sono altri gli scenari ad emergere dalle carte con cui gli inquirenti accusano le ong Medici senza frontiere e Sos Mediterranée.
“Gli standard minimi generali per le latrine, la doccia, l’accesso all’acqua e lo spazio sono accettabili per Anjila e Qasir Bin Ghasir ma sicuramente non per Tajoura e Tarek al Matar”, si può leggere tra gli atti dell’inchiesta “Borderless”. E poi ancora le storie personali di malati e torturati il tutto per quasi di 10 pagine di istruttoria.
Una storia molto simile a quanto accaduto a Milano nel 2017, quando la Corte d’Assise di Milano aveva definito quella delle carceri libiche, “una situazione paragonabile a quella di un lager nazista”. Una verità processuale che ha fatto storia, ma che come ricorda Maurizio Veglio ne “L’attualità del male”, era partita da un banale fermo dei vigili urbani in Stazione centrale.
Intanto, è di due migranti in condizioni gravi il bilancio dell’irruzione a mano armata da parte della guardia costiera libica sul cargo Nivin, dove una settantina di migranti si rifiutavano di scendere e tornare nei centri di detenzione.
3. Ancora nuovi sbarchi a Pozzallo
Sono 264 le persone sbarcate nel porto di Pozzallo la notte tra sabato e domenica scorse. Erano partiti il 22 novembre dal porto di Misurata. Tra loro si registrano 233 migranti originari dell’Eritrea che hanno trascorso gli ultimi anni nei lager libici e una bimba di 15 giorni nata “in un hangar senza assistenza medica”.
Mentre puntuale arrivava il tweet del ministro degli Interni, questa volta indirizzato a Malta accusata di “rifilare gli immigrati al nostro Paese”, altri 79 migranti originari del Pakistan sono stati accolti a Crotone.
Intanto mentre le navi delle Ong tornano in mare per svolgere attività di monitoraggio nella rotta più mortale degli ultimi anni, a Siracusa chiude lo speciale nucleo investigativo che si occupato a contrastare l’immigrazione clandestina”. Il motivo? “mancanza di sbarchi”
https://twitter.com/scandura/status/1065628718276767746
4. Una messa di cinque settimane per impedire la deportazione di una famiglia
Dal 25 ottobre scorso una famiglia di rifugiati armeni ha trovato riparo in una chiesa protestante dell’Aia. Una storia che potrebbe perdersi tra i tantissimi esempi di accoglienza e solidarietà e che invece è un vero atto di resistenza: alla famiglia Tamrazyan, in Olanda dal 2009, non è stato concesso l’asilo e rischia di essere deportata.
La legge olandese vieta agli agenti di polizia di fare irruzione nei luoghi di culto durante le funzioni religiose, così i pastori della Bethel Church hanno dato via ad una Messa a staffetta che sta entrando nella sua quinta settimana di durata.
“La funzione religiosa durerà ancora per un po’” ha fatto sapere Theo Hettema, presidente del consiglio generale dei ministri protestanti.
5. Clima d’odio e diritti a rischio: esperti Onu preoccupati per i migranti in Italia
Abolizione dello status di protezione umanitaria, esclusione dei richiedenti asilo dall’accesso ai centri di accoglienza, aumento della durata della detenzione nei centri per il rimpatrio e negli hotspot, sono queste le novità introdotte del decreto Salvini che preoccupano di più gli esperti dell’Onu chiamati a indagare la situazione dei diritti in Italia.
A preoccupare i relatori speciali delle Nazioni Unite anche il clima d’odio, la discriminazione e l’aumento degli attacchi nei confronti dei migranti, aumento che “non può essere separato dai politici che abbracciano spudoratamente la retorica razzista e xenofoba anti-immigrante e anti-straniera“.
Secondo quanto anticipato dall’Independent inoltre, per gli esperti Onu, “rimuovere misure di protezione a migliaia di migranti e limitare la loro capacità di regolarizzare la loro permanenza in Italia aumenterà vulnerabilità e aumenterà lo sfruttamento della criminalità organizzata”
Strong statement from @UNHumanRights experts against deeply problematic decree-law on immigration & security, as well as rising xenophobia and criminalization of migrants rights defenders https://t.co/Pou4FbsjFg pic.twitter.com/8vrOldNeLl
— Judith Sunderland (@sunderland_jude) November 22, 2018
6. Gli effetti del decreto sicurezza sui minori stranieri
Secondo la “legge Zampa” i ragazzi che arrivano in Italia minorenni hanno diritto di chiedere un permesso di soggiorno per minore età e un permesso di soggiorno per attesa occupazione o per studio. Circa il 59 per cento dei minori arrivati in Italia però ha 17 anni e diventerà maggiorenne nel corso del prossimo anno. Il decreto Salvini per loro potrebbe significare irregolarità. Ce lo spiega Annalisa Camilli dalle pagine di Internazionale.
Intanto centinaia di migranti hanno protestato contro i tagli ai servizi nel Cara di Mineo bloccando la statale 417 Catania-Gela.
7. Global compact sui migranti, l’Australia si ritira dal patto
Il “Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration” mina le leggi e le pratiche di protezione delle frontiere australiane. Con queste parole il primo ministro Scott Morrison ha annunciato mercoledì scorso che l’Australia non firmerà l’accordo sulle migrazioni.
L’Australia sceglie di seguire l’esempio degli Stati Uniti e si unisce alla sempre più folta schiera di paesi dissidenti, mentre anche nei paesi promotori dell’accordo iniziano a montare le rimostranze.
https://twitter.com/emmevilla/status/1067031129637691392
8. Quello sui Rohingya è un brutto accordo
Per i 700mila Rohingya che vivono nei campi profughi oltre il confine con il Bangladesh, costretti dalle violenze dell’esercito birmano ad abbandonare le proprie terre, la tranquillità è ancora lontana dall’arrivare.
A causa di un accordo privato tra Bangladesh e Birmania, molti di loro corrono il rischio di dover tornare nella terra dove hanno subito quelli che le Nazioni Unite hanno definito come crimini contro l’umanità e genocidio. Gwynne Dyer su Internazionale racconta come in molti si stanno dando alla macchia non credendo alla buona fede delle parti in causa.
9. Ecco i migranti che terrorizzano Trump
Mentre la carovana di migranti partita dall’Honduras ha raggiunto la città di Tijuana e il presidente Trump ha autorizzato le truppe al confine Usa-Messico a “usare la forza letale“, se necessaria a bloccare i migranti, il giornalista del Guardian Bryan Mealer ha viaggiato con i più vulnerabili tra loro. Coppie, giovani, bambini (alcuni anche con gravi disabilità), ecco i migranti che terrorizzano Trump.
Intanto al grido di “Tijuana First”, anche dall’altro lato del muro montano le proteste contro la carovana dei migranti.
10. Choose Love: a Londra lo shopping è solidale
Un negozio dove fare acquisti e uscire a mani vuote: si chiama Choose Love (Scegli l’Amore) ed è l’attività aperta nella centralissima Carnaby Street per il periodo natalizio, in cui è possibile acquistare regali per i rifugiati.
Dalle tende ai salvagenti fino a materiale didattico, “crediamo che i fondi debbano andare direttamente dove sono più necessari”, fanno sapere i responsabili del progetto – l’associazione Help Refugees con il collettivo creativo Glimpse – per questo i regali vengono consegnati ai rifugiati bisognosi. “Tutti possiamo contribuire a creare il mondo che vogliamo. E scegliere l’amore sembra un buon punto di partenza”.
Foto di copertina via SOS Mediterranée