1. L’Ue punta a esternalizzare i rimpatri
L’Ue punta a rafforzare le politiche di deterrenza e rimpatrio anche attraverso la costruzione di centri in paesi terzi.
“Tra le proposte più controverse presentate all’Ue e ora incluse nel nuovo regolamento, c’è anche l’idea di creare i cosiddetti “hub di rimpatrio” situati al di fuori del territorio dell’Unione Europea, dove i richiedenti asilo la cui domanda è stata respinta potrebbero essere trasferiti prima del loro definitivo trasferimento nel paese di origine”, riporta Info Migrants. “[…] L’obiettivo del regolamento è di fornire chiarezza e maggiore efficacia alle politiche di rimpatrio. Attualmente, ogni Stato adotta un proprio sistema nazionale, con approcci differenti che, di fatto, compromettono l’efficacia delle espulsioni a livello comunitario. L’obiettivo dichiarato è la creazione di un sistema comune, in linea con il Patto su migrazione e asilo, che rafforzi la credibilità dell’Ue nella gestione della migrazione”, si legge su Europa Today. Come sottolinea la giurista Vitalba Azzollini su Domani, tali hub non sarebbero esattamente come i Centri in Albania (sotto giurisdizione italiana): “gli hub […] sono soggetti alla giurisdizione del paese terzo e destinati a chi, dopo il rigetto della richiesta di asilo e l’esaurimento di ogni ricorso, debba essere rimpatriato”.
Nel frattempo, le associazioni umanitarie denunciano il rischio di violazione dei diritti fondamentali delle persone migranti: “Amnesty International e oltre 100 organizzazioni per i diritti umani in tutta Europa hanno da tempo avvertito che queste proposte rappresentano un preoccupante allontanamento dal diritto internazionale, avrebbero gravi implicazioni diplomatiche, legali e finanziarie per l’Europa e potrebbero verosimilmente dare luogo a una grave serie di violazioni dei diritti umani, tra cui respingimenti e detenzioni arbitrarie. In tutto il sistema di detenzione offshore australiano, l’accordo dell’Italia con l’Albania o il sistema abortito del Regno Unito per il Ruanda, abbiamo già visto queste politiche collaudate e fallite in passato. Esse si traducono costantemente in lunghe controversie legali, costosi centri vuoti, vite nel limbo, così come sistematiche detenzioni arbitrarie e altre gravi violazioni dei diritti. Tali proposte non sono solo infinitamente crudeli, ma catastrofiche nella realtà”.
2. Rinviati a giudizio gli ex gestori del Cpr di Milano
Gli ex gestori del Cpr di Milano, che era affidato a Martinina srl, andranno a processo.
“Andranno a processo gli ex gestori del Cpr di via Corelli a Milano. Il gup Mattia Fiorentini ha rinviato a giudizio Alessandro Forlenza e Consiglia Caruso, amministratori di fatto e di diritto della Martinina srl, la società che gestiva il Centro di permanenza per il rimpatrio dei migranti. Le accuse sono di frode in pubbliche forniture e turbativa d’asta, l’inchiesta è dei pm Paolo Storari e Giovanna Cavalleri insieme alla Guardia di finanza. Gli investigatori hanno documentato le condizioni di vita disumane all’interno del centro: trattamenti disumani, cibo scadente, abuso di farmaci, impossibilità di comunicare con gli avvocati, assistenza sanitaria negata”, riporta il giornalista Roberto Maggioni su Il Manifesto.
E ancora: “Le indagini hanno fatto emergere una situazione terribile nel Cpr. La società vincitrice del bando aveva promesso di tutto per aggiudicarsi l’appalto: dal cibo biologico ai mediatori culturali, dall’assistenza sanitaria di qualità alle attività religiose, sociali e ricreative. E invece nulla è stato fatto. La Martinina avrebbe in sostanza incassato soldi pubblici non solo senza offrire i servizi promessi nel bando, ma gestendo la struttura al di sotto di qualsiasi soglia minima di decenza”.
3. Il ruolo di contrabbandieri e facilitatori nel Sahel Centrale
Un nuovo rapporto del Mixed Migration Center, “The role of smuggling in shaping migrants’ journeys, finances and risks in the Central Sahel”, evidenzia i rischi e le sfide che devono affrontare le persone migranti nella regione del Sahel centrale, nel doversi affidare a contrabbandieri nel loro percorso.
“Sebbene il rapporto si concentri sulla regione del Sahel centrale, lo stesso sottolinea che la maggior parte di coloro che attraversano questa zona sperano di raggiungere il Nord Africa e, in seguito, l’Europa. Nel Sahel centrale, le sole tariffe per i servizi di contrabbando possono raggiungere i 2.750 dollari USA (circa 2.528 euro), sebbene la spesa media per i servizi di contrabbando sia di circa 113 dollari USA (circa 103 euro), che rappresentano il 29 percento del costo totale della migrazione, secondo il rapporto. I risultati evidenziano anche che i contrabbandieri svolgono un ruolo fondamentale nell’aiutare le persone migranti a superare confini pericolosi e terreni difficili, ma l’ulteriore onere finanziario lascia molti vulnerabili, costringendoli a fare affidamento sui risparmi, sul sostegno familiare o persino sulla vendita di beni per finanziare il loro viaggio” si legge su Info Migrants.
4. Trump deporta persone nonostante il divieto dei Tribunali
L’amministrazione Trump ha negato di aver violato un ordine del tribunale deportando centinaia di persone migranti venezuelane in una prigione di El Salvador nel fine settimana, affermando che il presidente aveva ampi poteri per espellerli rapidamente in base a una legge del XVIII secolo pensata per i periodi di guerra.
“[…] Il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo invocando l’Alien Enemies Act del 1798 per arrestare e deportare rapidamente coloro che l’amministrazione identifica come membri della gang Tren de Aragua senza molti dei procedimenti legali comuni nei casi di immigrazione. La legge sui nemici consente le deportazioni sommarie di persone provenienti da paesi in guerra con gli Stati Uniti”, scrivono i giornalisti Devlin Barrett, Annie Correal e William K. Rashbaum sul New York Times. E ancora: “ll governo venezuelano ha denunciato il trasferimento, affermando che viola le leggi statunitensi e internazionali e aggiungendo che il tentativo di applicare l’Alien Enemies Act costituisce un crimine contro l’umanità”, poiché quella legge era conosciuta per il suo ruolo nell’internamento dei giapponesi americani durante la seconda guerra mondiale, ed “è stata invocata tre volte nella storia degli Stati Uniti, durante la guerra del 1812 e entrambe le guerre mondiali, secondo il Brennan Center for Justice, un’organizzazione di diritto e politica”.
5. Un nuovo appello per contrastare le nuove leggi UE che criminalizzano le persone migranti e i difensori dei diritti umani
Una lettera aperta all’Ue chiede azioni per porre fine alla criminalizzazione delle persone migranti e di coloro che sono solidali con loro. Oltre 100 firmatari condannano le riforme proposte alle leggi dell’UE sul traffico di migranti e chiedono un urgente cambiamento di approccio.
“Il Facilitator’s Package è stato proposto nel novembre 2023 dalla Commissione Europea. È composto da due leggi che prendono di mira i “facilitatori” o l’immigrazione irregolare […] In realtà […] il Pacchetto criminalizza invece i migranti e i difensori dei diritti umani. Sottolinea che una legislazione di questo tipo è alimentata e alimenta ulteriormente la retorica anti-migranti e l’allarmismo di estrema destra”, riporta Statewatch. “La lettera chiede modifiche alla direttiva […] per proteggere i diritti e le vite dei migranti, dei rifugiati, dei richiedenti asilo, delle loro famiglie e dei difensori dei diritti umani. Chiede che la direttiva includa una chiara definizione giuridica del contrabbando come attività a scopo di lucro allineata agli standard internazionali esistenti. Sottolinea inoltre la necessità di garantire che coloro che forniscono supporto umanitario alle persone che attraversano i confini non siano criminalizzati. Ciò dovrebbe essere fatto attraverso “un’esenzione umanitaria esplicita e legalmente vincolante”, afferma la lettera”.
La lettera sottolinea il ruolo dell’Ue nel “limitare le rotte regolari per migranti, rifugiati e richiedenti asilo”, che indirizzano le persone migranti verso reti criminali e mezzi illegali per attraversare le frontiere. Sottolinea inoltre il ruolo dell’Ue nel creare le condizioni che costringono le persone a migrare in primo luogo, “contribuendo all’instabilità ambientale, politica ed economica nei paesi di origine [delle persone migranti]”.
6. Il caso dei diritti umani negati ai e alle richiedenti asilo in Irlanda
La Commissione irlandese per i diritti umani e l’uguaglianza (IHREC) ha contestato un ricorso dello Stato contro una sentenza del tribunale relativa alla fornitura di alloggi per richiedenti asilo.
“Nell’agosto 2024, l’Alta Corte ha stabilito che lo Stato aveva violato il diritto alla dignità umana delle persone che chiedevano asilo in Irlanda non fornendo alloggi per i nuovi arrivati tra dicembre 2023 e maggio 2024. Lo Stato ha presentato ricorso a novembre 2024. A febbraio, il commissario capo dell’IHREC Liam Herrick ha criticato l’incapacità dello Stato di pianificare adeguatamente l’aumento delle domande di asilo nonostante avesse pienamente informato della questione”, riporta l’ong Ecre, il Consiglio Europeo per i Rifugiati.
E ancora: “Un nuovo rapporto ha rivelato gravi problemi nei centri di accoglienza per richiedenti asilo. Il rapporto dell’Health Information and Quality Authority (HIQA) copre il primo anno di monitoraggio e ispezione dei centri gestiti dall’International Protection Accommodation Services (IPAS). Nel rapporto è stato evidenziato che oltre la metà di essi non aveva sistemi di governance efficaci […], il 35% del personale non era stato adeguatamente esaminato dalla polizia. HIQA ha affermato che c’era notevole margine di miglioramento nella governance, nella gestione del rischio, nella salvaguardia e nella protezione e ha chiesto azioni urgenti”.
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