1. Il piano dell’Italia per l’accoglienza
L’Italia è pronta per accogliere nell’immediato altri 30 mila profughi dall’Ucraina, oltre agli oltre 50 mila che hanno già raggiunto il nostro Paese. Altri ancora troveranno accoglienza grazie a una rete integrata che punta soprattutto sull’ospitalità privata e sulle associazioni del Terzo settore. Lo stabilisce il decreto Ucraina approvato venerdì scorso dal Consiglio dei Ministri.
Come raccontano sul Sole 24 ore Michela Finizio e Valentina Melis “oltre alle 16.500 nuove disponibilità ricavate nei Cas (centri di accoglienza straordinaria) e nel Sai (sistema accoglienza e integrazione), gestiti dai Comuni, il decreto legge varato venerdì dal Consiglio dei ministri prevede di coprire interventi per altre 75mila persone. E un rimborso a Regioni e Province autonome per l’accesso ai servizi sanitari di almeno 100mila ucraini in fuga dalla guerra”.
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“Pensiamo di stanziare 400 milioni, un quarto destinato ai servizi sanitari per chi entrerà in Italia, e poi a lato stanziamenti per il sistema dell’istruzione per proseguire l’anno scolastico ma anche per accogliere nuovi eventuali alunni”, ha dichiarato il ministro dell’Economia Daniele Franco. Ma – come riporta Sky Tg 24 – potrebbe non bastare. In Italia “il numero dei profughi è molto incerto, non credo ci fermeremo a 67mila”, ha spiegato il premier Mario Draghi.
2. Uomini in fuga dalla Guerra: oltre la retorica del conflitto in Ucraina
A scappare dalla violenza sono in maggioranza donne e bambini, anche in virtù del fatto che nell’Ucraina in guerra è stata adottata la legge marziale che prevede per gli uomini tra i 18 e i 60 il divieto di lasciare il Paese per combattere.
Nel nuovo episodio di "Fuga dall'Ucraina" il racconto di quegli uomini che cercano di scappare dal Paese nonostante la legge marziale e di chi invece era già fuori dai confini all'inizio dell'invasione russa.
di @ValerioNicolosi , inviato di @MicroMegahttps://t.co/yCoG3K4G1V
— MicroMega (@_MicroMega_) March 17, 2022
3. In Polonia se si presta aiuto a rifugiati ucraini si è “eroi”, altrimenti criminali. La storia di “Dorota”
Marina Sestasvili-Piotrowska e la sua famiglia hanno trasformato il loro B&B vicino al confine tra Polonia e Ucraina in un rifugio per profughi, ma a sole sette ore di distanza, al confine con la Bielorussia, Dorota – nome di fantasia – potrebbe finire in prigione per lo stesso identico motivo, riporta il giornalista Daniel Howden sull’Independent.
In the space of 36hrs we visited 2 Polish mothers at 2 borders, living 8hrs apart doing the same work, sheltering refugees. Marina is (rightly) made a hero, Dorota is called a criminal. This is their story & Europe’s story🧵 pic.twitter.com/T0tlkK9uDN
— Daniel Howden (@daniel_howden) March 14, 2022
Mentre la Polonia è stata elogiata per aver accolto quasi 1,7 milioni di rifugiati, Piotrowska e molti altri affermano che ciò è dovuto alla solidarietà dei cittadini e non dalla volontà dei Governi. Mentre la fuga di centinaia di migliaia di ucraini in Polonia ha commosso, aperto case ed evocato solidarietà, il caso dei rifugiati provenienti dalla Siria, dallo Yemen e dall’Iraq al confine con la Bielorussia è stato trattato come un atto di guerra e Varsavia ha interdetto la zona di confine.
Ancora oggi Dorota rischia il carcere per aver ospitato rifugiati non ucraini: “Se vogliamo aiutare” ha affermato “non possiamo selezionare chi aiutare”. Negli ultimi sei mesi la famiglia di Dorota ha accolto quasi due dozzine di rifugiati. “Si tratta di uomini e ragazzi che sono stati picchiati, aggrediti da cani, a cui uomini in uniforme hanno minacciato di tagliargli le dita”.
4. La Bielorussia sgombera i rifugiati non ucraini e la Polonia continua a respingerli
Allo stesso tempo, le autorità di Minsk starebbero cercando di svuotare il campo allestito l’autunno scorso a pochi chilometri dalla frontiera polacca per ospitare centinaia di rifugiati che non riuscivano a oltrepassare il confine.
“Qualche giorno fa sei militari sono entrati nel campo profughi puntandoci contro i fucili e intimando: ‘O andate nella foresta o vi rispediamo nel vostro Paese: qui non vi vogliamo più’. E così quotidianamente c’è qualcuno che si avventura a piedi verso i boschi. Ognuno di noi ha una storia diversa, ma ci lega una cosa: nei nostri paesi non possiamo tornare”, afferma Mohammad, rifugiato iracheno, come riportato dall’agenzia di stampa Dire. Il giornalista Paolo Lambruschi su Avvenire, riportando le denunce di diverse Ong, ha affermato che diversi rifugiati non europei sono stati rinchiusi e torturati in Bielorussia: “Sono rimasta bloccata tra il confine tra Polonia e Bielorussia. Se andiamo a destra o a sinistra, lasciano andare i cani e ci picchiano. Non mangiamo da quasi cinque giorni e siamo anche senz’acqua. Siamo in sei, due donne e quattro uomini. Stiamo cercando di arrivare in Polonia ma non ci fanno entrare. Siamo minacciati di morte in Bielorussia. Non si torna indietro”.
“Com’è possibile che da un confine picchiate le persone e dall’altro gli date zuppa e biscotti? Non è razzista questo?” si chiede intanto Ibrahim, un rifugiato siriano ospitato sul New Humanitarian che in un articolo dal titolo Why did we have to freeze in the forest? racconta della tragica sorte dei rifugiati bloccati sul confine bielorusso-polacco.
5. Un rifugiato siriano denuncia Frontex
Un rifugiato siriano di nome Alaa Hamoudi, che afferma di essere stato respinto illegalmente in Turchia dalle autorità greche, ha citato in giudizio l’agenzia Frontex per presunta complicità.
🔥BREAKING🔥 FOR THE 1st TIME: A ‘PUSHBACK’ VICTIM SUES FRONTEX FOR HALF A MILLION EUROS AFTER HE WAS KIDNAPPED FROM GREECE, TRANSFERRED TO A ‘DEATH RAFT’, ABANDONED IN DISTRESS AT SEA OVERNIGHT FOR 17 HOURS & COLLECTIVELY EXPULSED TO TURKEY 👇🏽🧵 pic.twitter.com/WCsxysGjGn
— front-LEX (@front_LEX) March 17, 2022
See the photographs that prove @Frontex leadership knew all about Aegean pushbacks of asylum seekers but chose cover up over confronting an EU member state. @LHreports uncovers a major European scandal 🧵 pic.twitter.com/3mYgvfNap8
— Lighthouse Reports (@LHreports) March 17, 2022
6. Aumentano le migrazioni provocate dal cambiamento climatico
Il numero di migrazioni e sfollati in relazione ai cambiamenti climatici è aumentato negli ultimi anni.
In Mali, ad esempio, il cambiamento climatico sta aggravando le tensioni relative all’uso del suolo e all’accesso alle risorse naturali. “Secondo il rapporto sullo stato del clima in Africa 2020 dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM)”, viene riportato dal Brookings Institution (organizzazione di politiche pubbliche senza scopo di lucro), “la regione dell’Est e del Corno d’Africa ha registrato 1,2 milioni di nuovi sfollamenti dovuti a disastri, in gran parte causati da inondazioni, tempeste e siccità. La convergenza della pandemia di COVID-19 con l’epidemia di locuste nell’Africa orientale nel 2020 ha amplificato gli impatti sulla povertà e sull’insicurezza alimentare del paese. L’interazione di questi fattori con la fragilità e il conflitto nel Corno d’Africa mette in luce i driver sempre più complessi e interconnessi, con impatti diretti e devastanti sui mezzi di sussistenza. L’urgenza di capire come si svilupperanno questi problemi in futuro è fondamentale”.
Il rapporto Groundswell 2021, rivela la complessità del nesso clima-migrazione-sviluppo e mostra come il cambiamento climatico sia un potente motore della migrazione climatica interna: 216 milioni di persone in quelle regioni potrebbero essere costrette a migrare all’interno dei loro paesi entro il 2050.
7. Rivelazioni sul caso di Wissem Abdel Latif: è rimasto legato e sedato 100 ore prima di morire
Nuove rilvelazioni sul caso del 26enne tunisino deceduto il 28 novembre scorso all’ospedale romano San Camillo dopo essere stato detenuto nel Cpr di Ponte Galeria.
«Lo hanno lasciato scivolare verso la morte. La contenzione è permessa solo per brevi periodi dopo episodi di violenza. Se è permanente non ha giustificazioni», dice l'avv. Romeo. Per la difesa va contestato anche il sequestro di persona#cpr #contenzionehttps://t.co/em1w1xtqwR
— Giansandro Merli (@GiansandroMerli) March 15, 2022