1. Morire di fame e di sete nel Mediterraneo
Dopo una settimana alla deriva nel Mediterraneo, 60 persone sono decedute su un’imbarcazione soccorsa successivamente dalla Ocean Viking, della Ong Sos Mediterranée.
⬛️ MORTI DI SETE E STENTI
Sono 60, secondo le testimonianze dei 24 sopravvissuti, le vite perdute nel #Mediterraneo.@alarm_phone aveva lanciato a tutte le Autorità la richiesta di aiuto, dal 9 marzo scorso. Nessuna è intervenuta.Solo la nave civile #OceanViking li ha soccorsi. pic.twitter.com/nv0T8ih0M4
— Mediterranea Saving Humans (@RescueMed) March 15, 2024
“Nessuno ha risposto all’Sos lanciato dal centralino dell’ong Alarm phone per soccorrere il gommone partito dal porto di Zawija, in Libia, con a bordo circa ottanta persone, tra cui donne e bambini. Quando nella notte tra martedì e mercoledì la nave umanitaria di Sos Méditerranée, Ocean Viking, ha individuato il relitto fantasma, con 25 superstiti, si è trovata davanti a una scena mai vista prima, in sette anni di attività”, riporta la giornalista Eleonora Camilli su La Stampa. E ancora: “Ustioni da carburante, sintomi di ipotermia, senza cibo e senz’acqua, tutti i naufraghi versavano in condizioni di estrema vulnerabilità fisica e mentale. Tra loro, due persone sono svenute e trasportate d’urgenza in elicottero sulla terraferma, in Sicilia, dopo i vani tentativi di rianimazione della squadra medica dell’organizzazione”, scrive la giornalista Marika Ikonomu su Domani.
Il racconto di quanto successo nelle ultime ore
qui
👇https://t.co/OjwVVB7CcRhttps://t.co/OjwVVB7CcR— Eleonora Camilli (@EleonoraCamilli) March 15, 2024
Ma il calvario dei superstiti non finisce qui dato che il Governo ha ordinato alla Ong di dirigersi verso il porto di Ancona per lo sbarco, eccessivamente lontano: “altri 336 superstiti di altri tre salvataggi rimangono a bordo della Ocean Viking, che ora si sta dirigendo verso Ancona, centinaia e centinaia di chilometri più a nord. “Questi sopravvissuti hanno bisogno di cure urgenti, e quindi di attraccare in un porto sicuro il prima possibile”, ha dichiarato Jennifer Vibert, responsabile delle operazioni della FICR (Federazione Internazionale della Croce e Mezzaluna Rossa). “Metà dei sopravvissuti sono molto giovani – bambini o adolescenti – e molti sono stati trovati in uno stato fisico e mentale estremamente fragile”, si legge sul comunicato di Sos Méditerranée.
2. Ancora profilazione razziale e abusi in divisa contro persone straniere in Italia
Un 23enne originario della Guinea è stato aggredito da due Carabinieri a Modena poiché, durante un controllo, non era in possesso di documenti.
“Il mio assistito era alla pensilina dell’autobus che prende tutti i giorni per andare al lavoro in un ristorante fuori Modena, dove è aiuto cuoco. È stato avvicinato dai carabinieri, uno dei quali nel corso dell’udienza di convalida del fermo ha dichiarato di essersi insospettito perché il mio cliente si guardava intorno con fare a suo dire circospetto, come per cercare qualcuno. Gli hanno chiesto i documenti, lui ha risposto che li aveva dimenticati a casa e che avrebbe chiamato un amico per farseli portare. Da lì, la violenza delle forze dell’ordine”, ha affermato Barbara Bettelli, l’avvocata del giovane aggredito, intervistata da Fanpage.
Come ha affermato la giornalista Leila Belhadj Mohamed, si tratta dell’ennesimo caso di profilazione razziale, come aveva già riportato per Lifegate: “l’Italia ha un grosso problema con la profilazione razziale e il razzismo in generale. Così ha deliberato il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale (Committee on the elimination of racial discrimination, Cerd) nelle sue osservazioni conclusive pubblicate il 31 agosto – dello scorso anno”.
Ennesimo video di agenti che picchiano una persona fermata. E per l'ennesima volta la persona fermata e picchiata è nera. Del sistemico problema della profilazione razziale e del razzismo delle FdO ne parla il report UN pubblicato a settembre 2023https://t.co/XJox5q3oml
— Leila Belhadj Mohamed (@LeilaBelMoh) March 14, 2024
3. Disattese le promesse sul rilascio dei permessi di soggiorno
La Campagna Ero Straniero, insieme ad altre associazioni, ha inviato una lettera al Ministero dell’Interno in vista del prossimo “click day”, – ossia il giorno in cui attraverso il decreto flussi, lavoratori e lavoratrici stranieri inviano la domanda per l’accesso al lavoro – per sollecitare il rilascio del permesso di soggiorno per attesa occupazione a lavoratrici e lavoratori che, pur avendo fatto ingresso in Italia attraverso il decreto flussi, non sono stati poi assunte/i dal datore di lavoro o, ancora peggio, “sono incappati in vere e proprie truffe, perdendo la possibilità di ottenere i documenti e rimanere legalmente in Italia”.
“Si tratta di decine di migliaia di persone costrette a una situazione di irregolarità giuridica e di estrema precarietà sociale per cause a loro non imputabili, ma a cui l’ordinamento non offre risposte né tutele adeguate. Evidentemente, le recenti modifiche normative, che hanno in parte semplificato la procedura di accesso, presentano delle criticità su cui è urgente intervenire: per esempio, la possibilità di svolgere l’attività lavorativa con il solo nulla osta ha ulteriormente avallato dinamiche distorsive e preoccupanti, se non veri e propri comportamenti illeciti”, si legge nel comunicato della Campagna.
Inoltre: “relativamente al decreto flussi per l’anno 2022, su un totale di 55.013 nulla osta rilasciati, solo 17.951 sono stati i contratti di soggiorno sottoscritti, il 32,63%; la maggior parte di lavoratrici e lavoratori, quindi, viene prima impiegata dalle aziende col solo nulla osta ma, una volta terminato tale impiego, non viene assunta e non ottiene, di conseguenza, il permesso di soggiorno, diventando irregolare”.
4. Il Darién Gap: la rotta migratoria pericolosa tra Panama e Colombia
Panama ha costretto Medici Senza Frontiere (Msf) a sospendere l’assistenza alle persone migranti che arrivano attraverso il Darién Gap nel mezzo di uno scontro pubblico per un picco di violenze sessuali sul famigerato passaggio nella giungla – l’unica via terrestre verso gli Stati Uniti dal Sud America.
“Il rifiuto di concedere a Msf il permesso di lavorare nella regione di Darién – il rinnovo è stato necessario il 4 marzo – segue mesi in cui l’organizzazione medica ha lanciato l’allarme sull’aumento della violenza sessuale e ha invitato il governo panamense ad affrontare questa tendenza preoccupante. Msf prestava assistenza medica ai migranti nel Darién principalmente per ferite, infezioni batteriche e fungine, disidratazione, malnutrizione ed esaurimento, ma negli ultimi mesi il numero di persone in cura per violenza sessuale e stupro è salito alle stelle”, scrivono i reporter Daniela Diaz e Joshua Collins sul New Humanitarian. E ancora: “un numero record di persone ha attraversato il Darién Gap nel 2023: più di 520.000. E sulla base dei dati forniti finora dai funzionari panamensi quest’anno, i numeri nel 2024 saranno probabilmente ancora più alti”.
“Siamo preoccupati che la chiusura dei servizi avrà un impatto su tutti i migranti che attraversano la regione del Darién Gap”, ha affermato Sandie Blanchet, portavoce dell’Unicef a Panama. “L’Unicef sta intensificando il suo sostegno alle sopravvissute alla violenza sessuale e speriamo che anche altri attori, sia il governo che le Ong, si facciano avanti per colmare il divario”.
5. Le “zone sicure” di Gaza hanno portato allo sfollamento di civili
Un rapporto pubblicato dal gruppo di ricerca Forensic Architecture ha messo in discussione la tesi di Israele davanti alla Corte internazionale di giustizia (ICJ) secondo cui avrebbe introdotto misure per salvaguardare la vita civile a Gaza.
NEW INVESTIGATION: Since 7 Oct 23, the Israeli army has weaponised humanitarian measures such as ‘evacuation orders’, ‘safe routes’ & ‘safe zones’ to support their military operations & facilitate the mass displacement of Palestinians.
View the platform: https://t.co/sOL45vXBcM pic.twitter.com/wr4SAtrIVj
— Forensic Architecture (@ForensicArchi) March 13, 2024
“Forensic Architecture, che ha sede presso la Goldsmith’s University di Londra, ha suggerito nel suo rapporto, pubblicato mercoledì, che ciò che Israele definisce come evacuazioni umanitarie dei residenti di Gaza potrebbe equivalere al loro sfollamento forzato, di per sé un crimine di guerra”, riporta Al Jazeera. E ancora: “secondo lo studio, gli “ordini di evacuazione” di Israele hanno “prodotto sfollamenti di massa e trasferimenti forzati, e hanno contribuito all’uccisione di civili in tutta Gaza”. Da quando è iniziata la guerra in ottobre, circa due milioni di palestinesi di Gaza sono stati sfollati da nord a sud. Di questi, rileva il rapporto, un’enorme mole di ricerche […] ha documentato civili palestinesi bombardati, colpiti da armi da fuoco, giustiziati, arrestati, torturati, trattati in modo degradante e fatti sparire con la forza dall’esercito israeliano lungo strade […] e zone dichiarate ‘sicure’”.
Nel frattempo, Martin Griffiths, sottosegretario generale per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza delle Nazioni Unite, ha dipinto un quadro cupo della terribile situazione a Gaza: “i rifugi sono stracolmi, il cibo e l’acqua scarseggiano, il rischio di carestia cresce di giorno in giorno e il sistema sanitario è al collasso, con l’inverno che “esacerba la lotta per sopravvivere”.
6. I nostri nuovi articoli su Open Migration
20 anni di carcere e 3 milioni di euro di multa, più il risarcimento dei familiari delle vittime e delle parti civili. Questo è l’esito del processo che vedeva imputato Gun Ufuk, considerato il capitano della Summer Love, la barca naufragata a Cutro lo scorso anno, dove morirono almeno 94 persone. Una condanna emblematica, una delle tante, contro “i capitani” su cui le politiche di criminalizzazione dei governi si ripetono, così da nascondere le responsabilità di politiche migratorie che fanno della chiusura delle frontiere il loro unico obiettivo. Condanna che arriva mentre sono ancora in corso le indagini sulle responsabilità delle autorità italiane con sei ufficiali e sottufficiali della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera sul registro degli indagati. Ce ne parla Lidia Ginestra Giuffrida.
Foto via Twitter/Sos Méditerranée