1. L’Italia dichiara lo stato di emergenza
Il governo Meloni ha dichiarato lo stato di emergenza a seguito di nuovi sbarchi e soccorsi effettuati dalla guardia costiera. Secondo il provvedimento, che ha durata di 6 mesi, verranno stanziati 5 milioni di euro per la gestione delle migrazioni.
Il Paese delle emergenze che avrebbero potuto essere mere gestioni ordinarie https://t.co/uXUk1bZvKF
— Baobab Experience (@BaobabExp) April 12, 2023
Come spiega la giornalista Annalisa Girardi su Fanpage, in collaborazione con l’avvocato Gianfranco Schiavone di Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione), “il governo ha dichiarato lo stato di emergenza a causa dell’aumento degli sbarchi. Ma per gli addetti ai lavori, in realtà, la situazione non sarebbe affatto straordinaria ed emergenziale. Lo dicono i numeri, per cui l’Italia è addirittura sotto la media europea per quanto riguarda le domande di asilo. Non solo: anche considerando la prima accoglienza, il problema non starebbe nell’aumento degli arrivi, quanto nella programmazione che il governo non fa. Nonostante la normativa lo imporrebbe”. Inoltre, “la dichiarazione dello stato di emergenza consente la deroga alle procedure ordinarie. Leggendo il comunicato del governo possiamo supporre che nuovi centri straordinari nasceranno più rapidamente, ma così diminuiranno i controlli sull’ente affidatario mettendo a rischio il rispetto dei diritti delle persone accolte», afferma Fabrizio Coresi, ricercatore di ActionAid”, si legge su Il Manifesto.
Nel frattempo, la vera emergenza rimangono le morti in mare e la mancanza di vie sicure per tutelare il diritto alla libertà di movimento: “da gennaio a marzo 2023 è stato il primo trimestre più mortale per i migranti che hanno attraversato il Mediterraneo centrale dal 2017, hanno dichiarato […] le Nazioni Unite, con 441 [persone decedute] nel tentativo di raggiungere l’Europa”, riporta France24.
The dying in the #Mediterranean continues. From January to March, 441 people have gone missing trying to reach Europe. According to the #UN, this is the highest death toll since 2017. To date, we know of 494 deaths – and these are only the known ones. pic.twitter.com/pwH26V5QFe
— Sea-Watch International (@seawatch_intl) April 13, 2023
2. Stretta su diritti e accoglienza con il nuovo decreto immigrazione
Nuovo attacco ai diritti delle persone migranti con il restringimento delle fattispecie di protezione internazionale: il governo punta a eliminare la protezione speciale, tornando quindi ai Decreti Sicurezza di Matteo Salvini, si legge su Today.
Insomma la Lega vuole tornare ai decreti sicurezza di Salvini eliminando del tutto la protezione speciale. Ma le conseguenze le conosciamo: proprio come nel 2018 aumenteranno gli irregolari sul territorio italiano. Senza senso.
— Eleonora Camilli (@EleonoraCamilli) April 14, 2023
Questo tipo di protezione viene concessa alle persone che rischiano persecuzione per motivi di “razza, orientamento sessuale, religione”, ma la sua eliminazione non farebbe altro che aumentare il numero di persone prive di documenti che rischiano di finire nelle maglie dello sfruttamento e della precarietà, come spiega Yvan Sagnet, fondatore dell’associazione No Cap:
Con l'eliminazione della "protezione speciale" decisa dal governo nel DL #Cutro, si va a gonfiare l'esercito degli irregolari e quindi degli schiavi nei campi. Una manna dal cielo per padroni, caporali e mafie che non aspettavano altro.#permessodisoggiorno pic.twitter.com/OAqHqhkBjC
— Yvan Sagnet (@YvanSagnet) April 16, 2023
Nonostante la presidente Meloni, durante il suo viaggio in Etiopia, abbia affermato che la protezione speciale sarebbe una concessione che fa solo l’Italia, rispetto agli altri Paesi europei, tale affermazione risulta essere falsa, come spiega Carlo Canepa responsabile editoriale di Pagella Politica:
Questo grafico di Eurostat mostra che nel 2022 11 Paesi Ue hanno concesso forme di protezione per ragioni umanitarie (giallo chiaro), accanto allo status di rifugiato e alla protezione sussidiaria. Per esempio 🇩🇪 e 🇪🇸, in percentuale e in valori assoluti, anche più dell’🇮🇹.
2/3 pic.twitter.com/QYfzm6x2GR
— carlo canepa (@carlo_canepa) April 15, 2023
3. Come il governo ha convertito le operazioni di soccorso in operazioni di polizia
Negli ultimi anni si è intensificata la conversione delle operazioni di soccorso in operazioni di polizia, criminalizzando le persone migranti in mare.
Soccorsi in mare classificati come operazioni di polizia: i dati 2019-febbraio 2023 certificano la prassi. Sbarcate in Italia 232.660 persone: in quasi 6 casi su 10 i naufraghi sono stati gestiti dal @Viminale in fatti di Law enforcement. Come a Cutro https://t.co/VtnBRTKHOZ pic.twitter.com/d41e3jaYCD
— Altreconomia (@altreconomia) April 14, 2023
“Tra il 2019 e i primi due mesi del 2023 sono sbarcate in Italia via mare 232.660 persone nell’ambito di oltre 6.300 “eventi”. In quasi sei casi su dieci, però, i naufraghi – un tempo ritenute persone salvate nell’ambito di operazioni di ricerca e soccorso (Sar) – si sono visti apporre dal ministero dell’Interno l’etichetta di soggetti intercettati nel corso di operazioni di polizia (Law enforcement). Stiamo parlando di 137.294 persone”, riporta il giornalista Duccio Facchini su Altreconomia.
#migranti #soccorsi in mare In verde le operazioni di polizia e in giallo quelle di soccorso. Ecco da dove nasce il #naufragio di #Cutro. pic.twitter.com/eaJi9QIKjK
— alessandra ziniti (@alessandrazinit) April 16, 2023
Fino al 2019 la Guardia Costiera italiana pubblicava i bollettini mensili sui dati delle operazioni di soccorso, per poi passare “a un’inedita formula trimestrale, poi abbandonata e sostituita dal nulla assoluto”, continua Facchini. Altro elemento cruciale e che denota la scarsa trasparenza delle istituzioni è il diniego dell’accesso agli atti su quanto avvenuto nella strage di Cutro: “il Viminale […] ha sostenuto che la “indiscriminata divulgazione” delle informazioni relative ai fatti di Cutro potrebbe “arrecare un pregiudizio concreto agli interessi prioritari afferenti la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, nonché delle relazioni internazionali”. E ha richiamato poi il decreto ministeriale del 16 marzo 2022 che ha incluso tra gli atti sottratti all’accesso anche quei documenti relativi alla “gestione delle frontiere e dell’immigrazione”, oltreché gli atti e i documenti “concernenti l’organizzazione e il funzionamento dei servizi di polizia”.
4. Nuovo naufragio al largo della Tunisia
La guardia costiera tunisina ha recuperato i corpi di almeno 24 migranti dopo che la loro barca è affondata martedì al largo della costa, riporta Info Migrants.
La guardia costiera tunisina è riuscita a salvare 76 dei migranti a bordo della nave. Secondo il Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes), da gennaio, più di 160 persone sono annegate o sono scomparse a seguito di naufragi al largo della costa tunisina. Dal nuovo rapporto dell’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, delle Nazioni Unite) emerge che “l’aumento delle perdite di vite umane sulla traversata marittima più pericolosa è causata dai ritardi nelle risposte di soccorso degli stati e gli ostacoli alle operazioni delle navi Ong nelle operazioni di ricerca e soccorso (Sar) nel Mediterraneo centrale”.
People are dying in the waters of the Mediterranean. Most of their calls for help go unheard.
States must increase and support search and rescue to save lives at sea.
More here: https://t.co/0UH1BZ0oxh pic.twitter.com/v5xTFDhTmt
— IOM – UN Migration 🇺🇳 (@UNmigration) April 12, 2023
Nel frattempo, continuano le proteste dei rifugiati sub-sahariani in Tunisia, brutalmente attaccati dalla polizia:
The protest camp of @RefugeesTunisia in front of #UNHCR Tunis was brutally attacked by #Tunisian police. The #EU seems determined to ignore the situation of people on the move and the ongoing racist violence against Black people in #Tunisia. https://t.co/XPKdcxi0qV
— Sea-Watch International (@seawatch_intl) April 13, 2023
5. Ancora respingimenti sistematici sulla Rotta Balcanica
Il Border Violence Monitoring Network (Bvmn) ha pubblicato un nuovo aggiornamento sullo stato dei respingimenti e del trattamento delle persone migranti ai confini sulla Rotta Balcanica.
🟠BVMN February Report out now. Sharing first-hand testimonies and reports on:
🔺 7-day expulsion papers in Croatia
🔺 New detention site in #Lipa camp, BiH
🔺 Increased #Frontex presence in Serbia
🔺 Systematic #Detention and mass arrests in Greecehttps://t.co/nCuFQYukrB— Border Violence Monitoring Network (@Border_Violence) April 12, 2023
Tra gli aspetti sottolineati, il fatto che in Croazia (in particolare a Rijeka), ad esempio, viene criminalizzato il supporto dato alle persone migranti ma che, nonostante questo, i cittadini locali hanno offerto vestiti e cibo, insieme all’aiuto della Croce Rossa. In Bosnia Erzegovina e Grecia proseguono le reclusioni arbitrarie nei centri di detenzione: emergono le condizioni disumane e i maltrattamenti da parte delle forze di polizia.
Nel rapporto è stata anche menzionata l’Italia, in relazione alla strage di Curtro, per via dei flussi migratori che partono dalla Turchia: come viene spiegato, questa rotta si è creata per via dei respingimenti sistematici nei confronti di coloro che tentano di attraversare il confine turco-greco, ricevendo però respingimenti sistematici. Infatti, “le persone [migranti] si trovano di fronte a un confine sempre più […] militarizzato e violento quando attraversano il Mar Egeo e la frontiera terrestre di Evros. Dal 2019 il Bbvmn ha raccolto 200 testimonianze di respingimenti dalla Grecia che hanno coinvolto oltre 11.000 persone”.
6. Il piano degli Usa per fermare le migrazioni dal Sud America
Il Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti ha annunciato di aver mediato un accordo con i governi colombiano e panamense per fermare i migranti.
“Nel tentativo di ridurre questi numeri, i tre governi eseguiranno una campagna di 60 giorni per “porre fine al movimento illecito di persone e merci attraverso il Darién sia attraverso i corridoi terrestri che marittimi”, riporta il giornalista Luke Taylor sul Guardian. Coloro che sopravvivono all’arduo viaggio di due settimane sono alla mercé di gruppi armati che spesso rapinano e stuprano persone migranti vulnerabili. Dato il rischio che i migranti siano in fuga dalla povertà o dalla persecuzione, Blaine Bookey del Center for Gender and Refugee Studies dubita che le autorità possano dissuaderli dall’affrontare il viaggio.
Nonostante i racconti strazianti di rapine, stupri e morte nel Darién Gap (una delle rotte più pericolose che connette le regioni del Sud America a quelle del Nord) il numero di persone e famiglie che hanno compiuto il viaggio nel 2022 è salito a livelli record e continua a crescere.
Foto via Twitter/Sea Watch International