1. Sentenza storica: 5 eritrei respinti in Libia ottengono il visto per entrare in Italia
“Il 30 Agosto 2020 è uno storico giorno per il diritto di asilo in Italia: con un visto d’ingresso oggi, in sicurezza, sono entrate in Italia 5 persone in cerca di protezione, applicando le leggi. Nel 2009, le nostre autorità le avevano respinte in Libia”.
Il #30Agosto 2020 è uno storico giorno per il diritto di asilo in #Italia: con un visto d’ingresso oggi, in sicurezza, sono entrate in Italia 5 persone in cerca di protezione, applicando le leggi.Nel 2009, le nostre autorità le avevano respinte in Libia. @amnestyitalia https://t.co/haa7e5cHuz
— ASGI (@asgi_it) August 30, 2020
Il 20 giugno 2009 erano stati riportati in Libia dalla nave della marina militare Orione. Dopo oltre 10 anni 5 cittadini eritrei sono atterrati a Fiumicino su ordine del giudice del tribunale civile di Roma, con in tasca una sentenza storica.
Il Tribunale di Roma aveva infatti riconosciuto lo scorso novembre il diritto a fare ingresso sul territorio mediante il rilascio di un visto con lo scopo di accedere alla domanda di protezione internazionale.
“Abbiamo ripreso fiducia nella giustizia” ha detto uno dei richiedenti asilo, “ora possiamo ottenere la protezione di cui abbiamo bisogno”. Ad accogliere i cinque eritrei, racconta Eleonora Camilli, Amnesty International Italia e Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), le due organizzazioni che hanno curato il ricorso. La sentenza per il cosiddetto “caso Osman” – sottolineano- ripristina la legalità del diritto di asilo sancito dall’articolo 10 della Costituzione.
2. Almeno quattro migranti sono morti dopo che la loro nave è esplosa a Crotone
Sono almeno quattro i migranti morti e altri cinque quelli rimasti feriti domenica scorsa quando, a seguito di un incendio, la barca sulla quale si trovavano nei pressi della costa di Crotone è esplosa.
“Per motivi ancora da accertare – scrive Alessia Candito – attorno a mezzogiorno un’esplosione ha distrutto il barcone dei migranti, approdato questa mattina a Sellia Marina, che la Guardia di Finanza stava rimorchiando verso il porto di Crotone.Tre morti, due uomini e una donna, e un disperso è al momento il bilancio, cinque i feriti che hanno riportato ustioni più o meno gravi”. Ustionati anche due uomini della Guardia di Finanza, che stava trainando l’imbarcazione.
Nessuno deve morire in mare. La nostra solidarietà va a tutte le vittime di ieri: cordoglio per chi ha perso la vita e vicinanza a chi è rimasto ferito in un incidente che avrebbe potuto essere evitato. 1/2 pic.twitter.com/GHLfWU3eiQ
— SOS MEDITERRANEE ITA (@SOSMedItalia) August 31, 2020
3. A Palermo i migranti a bordo della Sea Watch
Per loro avevano chiesto un pronto intervento anche Unhcr e Oim.
Ora, a 11 giorni dal primo soccorso, le 353 persone a bordo della nave Sea Watch 4 potranno finalmente sbarcare a Palermo. La loro odissea in mare non è però terminata, dovranno infatti osservare il periodo di quarantena a bordo di una nave speciale.
Intanto, mentre i 353 sopravvissuti della SeaWatch4 saranno trasferiti su una nave quarantena a Palermo, i 27 naufraghi salvati 27 giorni fa dalla nave Etienne aspettano ancora. “Fornire un porto sicuro è obbligo di legge marittima” denuncia Sos Mediteranée.
🔴BREAKING! Finally relief for survivors on board today! They have just been given the news they have a place of safety in #Palermo, Sicily; on the 11th day after the first #SeaWatch4 rescue in the #Mediterranean. The 353 people will first be transferred to a ship for quarantine. pic.twitter.com/q3dOm3k74q
— Sea-Watch International (@seawatch_intl) September 1, 2020
4. Louise Michel: nel Mediterraneo c’è una nuova nave per il soccorso
Porta il nome di una pasionaria anarchica francese ed è stata fondata dall’artista Banksy. È la nave di soccorso Louise Michel, da pochi giorni in mare e già protagonista nel Mediterraneo – ha contribuito a salvare 89 persone successivamente trasferite sulla Sea Watch.
Come riporta Fanpage, l’impronta dell’artista è evidente: “su un lato dell’imbarcazione la firma dello stesso Banksy con un dipinto che ritrae una bambina con un giubbotto di salvataggio che si aggrappa a un salvagente a forma di cuore”.
5. Germania: sono passati 5 anni dal “ce la faremo” di Angela Merkel
Sono passati cinque anni da quando – in piena crisi dei rifugiati – il primo ministro tedesco pronunciò una delle frasi più celebri della stagione politica contemporanea: “Wir schaffen das”, ce la faremo. Nel 2015 quasi mezzo milione di rifugiati fece richiesta di asilo in Germania, 750 mila l’anno seguente.
Una scommessa che, come spiega Philip Oltermann per il Guardian, la cancelliera e il suo paese sono riusciti a vincere.
6. La situazione a Lampedusa
Una decina di persone sotto il municipio di Lampedusa per sollecitare lo sciopero generale minacciato dal sindaco Totò Martello e per richiamare l’attenzione sulla gestione dei migranti sull’isola. Poi lo stesso sindaco ha reso noto di essere stato convocato, insieme al presidente della Regione Sicilia, dal premier Giuseppe Conte a Roma mercoledì.
Intanto sono 307 i migranti che fra la notte scorsa e lunedì mattina hanno lasciato l’hotspot di Lampedusa, dove ci sono ancora 1.219 persone.
Per l’ex sindaco dell’isola Giusy Nicolini, intervistata da Maria Elena Capitanio, non si può parlare di emergenza: “Quando c’ero io accoglievo il quadruplo di migranti. Vanno rifatti i soccorsi in mare e aggregate le navi delle Ong”.
7. Decreti sicurezza: il governo rinvia le modifiche
Per un governo nato nel segno della “discontinuità” sarebbero dovuti essere uno dei primi nodi da sciogliere, è invece notizia di questi giorni che il premier vorrebbe rinviare a ottobre la discussione sui decreti sicurezza, o almeno al dopo elezioni regionali.
No. pic.twitter.com/snomAgvhrO
— Hanno cancellato i decreti sicurezza? (@CancellaDecreti) August 31, 2020
Una decisione che era nell’aria e che da più parti ci si aspettava – racconta Eleonora Camilli su Redattore Sociale – che ora però le associazioni che si occupano di tutela dei diritti dei migranti considerano un autogol: “Un regalo alla destra, è una partita che va chiusa subito” dichiara Filippo Miraglia di Arci, mentre per Giancarlo Schiavone di Asgi si tratta “dell’ennesimo gioco della paura: il voto potrebbe portare a non fare più nulla”.
8. In volo sul Mediterraneo
“Da quando il silenzio ha ammutolito le radio di bordo e le guardie costiere sono diventate quasi sorde alle richieste d’aiuto, a testimoniare ciò che accade tra le coste libiche e quelle europee sono rimasti soprattutto gli occhi che volano. Al momento gli aerei civili impegnati in missioni di monitoraggio sono due: Moonbird e Seabird”. Giansandro Merli ha intervistato gli equipaggi e ci racconta le loro storie e il loro punto di vista sul soccorso nel Mediterraneo.
Giacomo Zandonini ci aveva spiegato come, purtroppo, l’utilizzo di mezzi aerei sia anche l’ultima tappa nella strategia di respingimento europea.
9. Iuventa: tre anni fa la madre di tutte le inchieste contro le Ong
“Le fiancate sono ormai irrimediabilmente arrugginite, la linea di galleggiamento è incrostata dai muschi, la gomma dei rhib bucata dal sole, le attrezzature di bordo del tutto fuori uso”. Così Alessandra Ziniti su Repubblica descrive le condizioni in cui è ridotta la nave Iuventa, sotto sequestro a Trapani da ormai tre anni.
Da allora 10 membri dell’equipaggio sono sospesi nel limbo: rischiano una possibile condanna fino a 20 anni di carcere per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, in quello che è stato il primo procedimento giudiziario avviato contro una Ong di ricerca e soccorso in Italia (qui avevamo fatto il punto di quanto accaduto in quell’estate del 2017).
I 10 volontari della Iuventa hanno consentito di soccorrere oltre 14.000 persone in pericolo, qui l’appello di Amnesty per chiedere che l’indagine contro di loro venga archiviata.
10. Caporalato: migranti sfruttati nella startup alla moda
Sfruttamento del lavoro, violenze e insulti razziali di cui erano vittime un centinaio di braccianti di origine africana: è quanto avvenuto secondo la Procura di Milano nell’azienda StraBerry a Cassina de’ Pecchi, hinterland milanese a pochi km dal centro città.
“Non ci davano da bere. Non ci hanno dato né mascherine né guanti. Ci trattavano male”, racconta a Filippo Capra di Fanpage uno degli uomini sfruttati.
L’azienda di Guglielmo Stagno d’Alcontres – al momento indagato, sotto sequestro invece l’attività – era famosa per le sue fragole a km zero e secondo il Sole24 Ore aveva raggiunto un valore di 7 milioni e mezzo di euro: valore accumulato sulle spalle dei braccianti pagati solamente 4,5 euro l’ora.