1. La sentenza della Corte di Giustizia Europea (CGUE) sancisce che salvare vite in mare è un dovere fondamentale
A seguito del ricorso della Ong Sea Watch su due provvedimenti di fermo da parte delle autorità portuali, la CGUE ha stabilito che le imbarcazioni che fanno attività di ricerca e soccorso in mare possono essere controllate dallo Stato di approdo ma “provvedimenti di fermo possono essere adottati soltanto in caso di evidente pericolo per la sicurezza, la salute o l’ambiente, il che deve essere dimostrato”.
👩⚖️ La sentenza CGUE è una chiara vittoria per il soccorso in mare.
Per mesi #SeaWatch3 e #SeaWatch4 sono state trattenute per controlli dello Stato di approdo con motivazioni assurde: certificazioni mancanti e troppe persone soccorse.
Abbiamo presentato un ricorso. 🧵 (1/5) pic.twitter.com/lAHCleS8sh
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) August 1, 2022
“La Corte di giustizia UE ha risposto alle questioni pregiudiziali che le sono state sottoposte dal Tar della Sicilia nella causa intentata dalla Sea Watch contro l’Italia. Le navi erano state bloccate rispettivamente a Porto Empedocle e a Palermo a luglio e a settembre 2020. Per mesi Sea-Watch 3 e Sea-Watch 4 sono state trattenute per controlli dello Stato di approdo con la spiegazione di certificazioni mancanti e troppe persone soccorse” riporta Vanessa Ricciardi su Domani.
Tuttavia, come ha sottolineato la CGUE, non si può prescindere da un dovere ossia “il dovere fondamentale di prestare assistenza a persone in pericolo in mare”.
2. “Giustizia per Alika Ogorchukwu”, la manifestzione a Civitanova Marche
Il 6 agosto si è tenuto il corteo in solidarietà con la comunità nigeriana e la famiglia di Alka Ogorchuwku, il 39enne nigeriano ucciso in pieno centro a Civitanova Marche.
“Abbiamo il diritto di essere vivi”, urlano le prime file del corteo. E già lo slogan mette i brividi. pic.twitter.com/Ofdu3sSahQ
— annalisa camilli (@annalisacamilli) August 6, 2022
Centinaia di persone hanno marciato chiedendo “giustizia per Alika”, ma non solo: parte del corteo ha ampiamente decostruito il contesto in cui Ogorchukwu si è trovato costretto a lavorare. “La parola razzismo non può essere minimizzata perché esiste”, ha detto Daniel Amanze, arrivato in Italia dalla Nigeria da studente 40 anni fa.
Civitanova Marche, corteo per #AlikaOgorchukwu spezzato in due. La prima parte con il sindaco di destra che non nomina la matrice razzista, strutturale, dell’omicidio. Il secondo spezzone fatto dalle persone razzializzate e dai movimenti che la storia la raccontano bene. pic.twitter.com/QKMyYhYnNj
— Giulia Siviero (@glsiviero) August 6, 2022
3. I migranti ancora al centro della campagna elettorale
La campagna elettorale non si è mai fermata ma, con le elezioni alle porte, il tema dei migranti torna a essere centrale nel dibattito politico.
Proprio lo scorso week end ha visto il leader della Lega tornare a Lampedusa. Sull’isola l’ex Ministro ha visitato l’Hotspot rilanciando la sua intenzione di tornare al Viminale: “i centri di prevenzione e identificazione in Nordafrica sono il nostro obiettivo. Quando c’era la Lega al ministero dell’Interno non arrivavano in queste quantità”.
Ma il tema migranti divide la stessa coalizione di centro-destra: Giorgia Meloni rilancia l’ipotesi di fermare i flussi migratori con blocchi navali, creando malumore proprio tra l’alleato leghista: “Noi al governo – trapela dal partito verde – abbiamo già azzerato gli sbarchi e dimezzato i morti coi decreti sicurezza, che fra due mesi riproporremo identici”.
4. Human Rights Watch accusa i droni di Frontex di rappresentare “una minaccia per migranti e rifugiati”
Un rapporto effettuato da Human Rights Watch e Border Forensics afferma che l’uso di droni da parte di Frontex e dell’UE rappresenta una “minaccia per migranti e rifugiati”.
Frontex, the EU Border agency, has installed a network of aerial surveillance over the Mediterranean Sea.
Frontex claims the surveillance aids rescue — but the information facilitates interceptions and returns to Libya.https://t.co/ej9F4llZsq pic.twitter.com/ZzXams4WZr
— Human Rights Watch (@hrw) August 1, 2022
“La Maritime Aereal Surveillance (Sorveglianza Aerea Marittima – SAM) è parte integrante delle operazioni”, afferma Frontex, utilizzando “aerei e droni di sorveglianza che trasmettono video e altri dati [provenienti] dai confini esterni dell’UE e Schengen direttamente al nostro quartier generale a Varsavia e alle autorità nazionali ed europee, consentendo il monitoraggio in tempo reale”. Tuttavia, sottolineano Human Rights Watch e Border Forensics, è con questo utilizzo di droni e sorveglianza che è stata resa possibile un’intercettazione da parte della cosiddetta Guardia costiera libica risalente al 30 luglio 2021: infatti, durante questo evento le autorità libiche sono riuscite a riportare in Libia (paese non sicuro per via delle violazioni dei diritti umani) almeno 228 migranti.
1/5 Over the past few months, we have been working in partnership with @sunderland_jude and @hrw to investigate the role played by EU Aerial Surveillance in facilitating #pushbacks to Libya, where migrants face arbitrary detention and horrific abusehttps://t.co/6qxee9dzC9
— Border Forensics (@BorderForensic) August 1, 2022
“La mancanza di trasparenza di Frontex – hanno respinto la nostra e le richieste di Sea-Watch di informazioni sulle loro attività il 30 luglio 2021 – lascia senza risposta molte domande sul loro ruolo”, afferma Human Rights Watch.
5. Bambini migranti aggrediti dalla polizia al confine tra Ungheria e Serbia
“Le testimonianze dei pazienti raccolte dall’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) rivelano un allarmante e ripetuto uso della violenza da parte delle forze di sicurezza ungheresi contro le persone che attraversano il confine tra Serbia e Ungheria. Questi elementi indicano che le percosse con cinture, bastoni, calci, pugni, varie forme di umiliazione, l’uso di spray al peperoncino e gas lacrimogeni sono pratiche deterrenti comuni, che precedono i respingimenti e il rifiuto di prestare assistenza”, è quanto denuncia un nuovo rapporto di Medici Senza Frontiere su quanto accade sul confine serbo-ungherese.
Diversi pazienti, tra cui due minori non accompagnati, hanno raccontato a MSF di essere stati trasportati in un piccolo container prima di essere deportati in Serbia. Secondo i loro resoconti, gli agenti di frontiera li hanno aggrediti sistematicamente e anche con lo spray al peperoncino spruzzato all’interno dei container.
“Queste testimonianze dimostrano che gli Stati dell’Unione Europea continuano ad usare intenzionalmente violenza e strutture non idonee e pericolose per dissuadere le persone dal chiedere asilo”, afferma Alessandro Mangione, responsabile affari umanitari di MSF in Serbia.
6. I rifugiati rom in fuga dalla guerra in Ucraina affermano di subire discriminazioni e pregiudizi
I rifugiati rom dall’Ucraina vengono spesso trattati come se non fossero veri ucraini e il più delle volte, se accolti, viene loro riservato un trattamento inadeguato. Secondo diverse Ong, a molte persone della comunità rom vengono poi fornite informazioni fuorvianti sui loro diritti e problemi che possono essere risolti facilmente quando affrontati da altri che sono fuggiti dall’Ucraina – come i timbri sui passaporti mancanti – sono spesso usati per respingerli, riporta la CNN.
In the Czech Republic, Romania and Moldova, problems Roma refugees face are uncannily similar.https://t.co/ceI6jpT35D
— CNN International (@cnni) August 7, 2022
Tra le storie riportate, la CNN descrive quella di Luiza Baloh che ha lasciato la sua casa a Dnipro, nell’Ucraina centrale, a marzo. “Fuggendo dal rumore costante delle esplosioni, lei e i suoi cinque figli sono giunti nella Repubblica Ceca sperando di trovare rifugio. Invece, si sono trovati dietro un recinto di filo spinato in un centro di detenzione per migranti che era, dice, sporco e pieno di estranei, alcuni dei quali aggressivi nei confronti di lei e dei suoi figli. Baloh, una donna rom, è stata spedita in una struttura simile a una prigione insieme ad altre famiglie per lo più rom, mentre decine di migliaia di altri rifugiati ucraini hanno trovato alloggio in case private”.
7. L’importanza di annullare il Memorandum d’Intesa con la Libia
“Il 27 luglio con il voto delle Commissioni Esteri e Difesa della Camera è terminato l’esame parlamentare della delibera del Consiglio dei Ministri relativa all’autorizzazione e proroga delle missioni internazionali. Tra quelle rinnovate la più controversa rimane la missione italiana in Libia e in particolare la cooperazione con la cosiddetta Guardia costiera libica, accusata di gravissime violazioni dei diritti umani”, riporta il giornalista Adil Mauro su Valigia Blu.
Perché i partiti devono impegnarsi in campagna elettorale ad annullare il Memorandum Italia-Libia sui migranti.
Un mio articolo per @valigiablu.https://t.co/0oFTW4xha4
— Adil (@unoscribacchino) August 8, 2022
Nonostante il Partito Democratico abbia apparentemente votato “no” al rifinanziamento della cosiddetta Guardia costiera libica, sono tante le contraddizioni: “Le forze politiche maggiori hanno impedito il passaggio in Aula, per evitare che emergessero voci critiche non omologate e sgradite”, denuncia il senatore Gregorio De Falco. “Nel chiuso delle Commissioni del Senato, l’approvazione votata martedì è stata unanime e molto formale e tutto si è concluso in un quarto d’ora. Alla Camera un paio di deputati del Pd hanno votato contro la (sola) scheda 47, quella che prevede fondi per l’addestramento della cosiddetta Guardia costiera libica. Si tratta, purtroppo, di vero fumo negli occhi, giacché, come ha ammesso il ministro della Difesa, quell’addestramento è effettuato dai turchi fin dalla fine del 2020”.
Foto copertina via Twitter/Sea Watch Italy.